Ecco perché Mesagne 2024 è già Capitale

di GIANMARCO DI NAPOLI per il7 Magazine

Il momento preciso in cui forse la storia di Mesagne cambia per sempre è alle 7.45 del mattino di sabato 19 maggio 2012, quando tre bombole di gas azionate da un telecomando esplodono davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Una ragazzina di 16 anni, che abita a Mesagne in via Torre Santa Susanna, muore. Altre sue compagne di classe, pure loro mesagnesi, restano ferite e sfregiate per sempre. I giornali e le tv nelle ore e nei giorni successivi, alla ricerca disperata di un movente e di una spiegazione di ciò che apparentemente non può essere spiegato, imboccano l’unica pista che sembra plausibile: Melissa Bassi è di Mesagne, le sue amiche sono mesagnesi. La conclusione è inevitabile: «C’è di mezzo per forza la Sacra corona unita che a Mesagne ha il suo quartier generale». E poco importa che Massimo Bassi e Rita Muri, genitori di Melissa, siano persone perbene, addirittura meravigliose, scopriremo poi.
L’abbinamento Mesagne-Sacra corona era talmente forte e consolidato che quel corto-circuito non condizionò solo i brancolanti resoconti giornalistici, ma persino le dichiarazioni dei politici dell’epoca e indirizzò anche la prima fase delle indagini tanto che furono perquisite le abitazioni di decine di pregiudicati ritenuti collegati alla malavita organizzata. E addirittura si ipotizzò una nuova fase della trattativa Stato-mafia.

Persino la “Scu”, o quello che ne restava, sentì la necessità di smarcarsi da quest’accusa infamante, quella di uccidere bambini, e si affidò alle parole dell’unico personaggio che, se pure condannato per associazione mafiosa, era marginale all’organizzazione, e comunque ritenuto credibile: l’ex imprenditore sampietrano Tonino Screti. “Non è stata la Sacra corona”, dichiarò ai giornali don Tonino.
Si appurò poco tempo dopo che aveva ragione, che la mafia non c’entrava nulla, che la strage del Morvillo Falcone era stata pianificata ed eseguita da un pazzo sanguinario che con Mesagne e con la Scu non avevano niente a che vedere. E che il fatto che le ragazze coinvolte fossero tutte mesagnesi era stata solo una stramaledetta coincidenza.

Ma per Mesagne fu come aver toccato il punto del non ritorno, la reale acquisizione di una consapevolezza: che agli occhi del resto del Paese, persino per un episodio che era avvenuto ben lontano dalle mura cittadine, Mesagne era considerata la Corleone del Salento. E non poteva essere più così. La città, i suoi abitanti, soprattutto i giovani, reagirono.
Le fiaccolate, le manifestazioni, i ragazzi sfilavano per le vie cittadine sino al cimitero. E la tomba. La tomba di Melissa si trova alla fine di un viale costeggiato a destra e a sinistra da campi di seppellimento e lapidi. Prima di arrivarci si taglia in due non solo la storia di Mesagne ma anche quella di tanti giovani che sono caduti sotto i colpi delle lupare dalla fine degli anni Ottanta e per i 20 anni successivi: vittime e killer alloro volta diventati vittime. Poi si arriva alla tomba di Melissa che papà Massimo ha ricavato al centro di una piccola piazzetta in cui altre lapidi a muro e altri volti, fotografati per l’eternità, sembrano farle compagnia.
Quella tomba bianca, circondata da un piccolo giardino, sembra il monumento della ripartenza e il sorriso di Melissa l’emblema di quella rivincita iniziata proprio con il suo sacrificio. Mesagne ha reagito.

E’ qui che inizia un percorso straordinario la cui ultima parola sarà scritta il 3 marzo quando una commissione di esperti nominata dal ministero dovrà scegliere quale sarà la Capitale italiana della Cultura per il 2024. E Mesagne, sì proprio quella che era additata come la casa della quarta mafia, è in corsa per diventarlo. Insieme ad altri nove tra i comuni più prestigiosi d’Italia: Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Pesaro, Sestri Levante con il Tigullio, Siracusa, Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Viareggio, Vicenza .
Hanno tutti superato la prima selezione (inizialmente erano 24) e dunque possiedono i requisiti giusti per ambire al prestigioso titolo. Ed è probabile che molti vantino una grandissima tradizione culturale da spendere, con radici storiche che si perdono nella notte dei tempi, prestigiose personalità del passato, straordinari monumenti da tirare a lucido e panorami mozzafiato.
Mesagne è una piccola città preziosa con una sua peculiarità che la rende unica: il perimetro del centro storico è a forma di cuore, esattamente come riprodotto già in una piantina del Cinquecento. Mesagne ha le chiese che esplodono di Barocco, un castello con una torre che fa da sentinella alla città, una piazza (Orsini del Balzo) che te la ritrovi davanti all’improvviso e ti toglie il fiato. Mesagne ha i vicoli bianchi incorniciati dalle piante che ogni residente cura lungo le pareti esterne, come se fossero un giardino comune, le vecchie biciclette incatenate alle ringhiere. Mesagne ha un parco archeologico tra i più suggestivi della Puglia. Ma tutto questo non basterebbe. Ce ne sono tanti di borghi preziosi nel Salento, cosa ha davvero dunque di così speciale Mesagne? Perché non è certo la corsa a Capitale della Cultura che l’ha trasformata in una delle città più visitate e frequentate della Puglia. Una città che il piccolo Antonio Leonardo Barbarossa, che vive a Brindisi, chiede ogni giorno al papà di andare visitare. «Mesangeles» come Disneyland.
Ci viene incontro Paul Haggis, regista Premio Oscar, uno dei cineasti più famosi al mondo. Cosa c’entra Haggis (regista di Crash e sceneggiatore di Million Dollar Baby) con Mesagne? Incredibilmente ha accettato di dirigere lui il corto che racconterà la città alla Commissione del ministero della Cultura nell’ultima selezione per il titolo di Capitale italiana 2024. Una carta a sorpresa che potrebbe risultare decisiva. Come mai ha accettato? “Quando ho sentito la storia di Mesagne, di come è cambiata e di quello che è stato fatto negli ultimi vent’anni, mi sono commosso”, ha spiegato semplicemente.

E Mesagne non ha stregato solo lui, perché a scrivere le musiche originali del corto dal titolo “The heart of Mesagne”, sarà il maestro Beppe Vessicchio, di gran lunga il più amato tra i direttori d’orchestra italiani. Il ruolo di attore protagonista sarà poi affidato a Sergio Rubini che è talmente legato a Mesagne da esserne divenuto cittadino onorario.

Qual è dunque la formula magica di Mesagne? Probabilmente la bellezza del borgo, la suggestione dei monumenti costituiscono solo un ingrediente secondario. La vera ricchezza della città è un’altra: sono i mesagnesi. Nel resto della provincia sono da sempre soprannominati “gli scintrusi”, che significa più o meno “sboroni”, “superbi”, “posoni”. In realtà questa presunta indole per cui cercherebbero di apparire di più di quello sono li ha forse aiutati a superare con dignità i momenti peggiori anche quelli umilianti in cui erano additati (ingiustamente, per la gran parte di loro) come mafiosi. «Sei di Mesagne? Ah, non è una città tranquilla, no?».
Ora che di essere “scintrusi” ne avrebbero tutti i diritti, viste le affermazioni in tutti i settori (medaglia olimpica compresa), visto che quando li incontrano si sentono dire «Sei di Mesagne? Che fortuna hai, è una bellissima città», si sono ricompattati intorno al sindaco che meglio rappresenta, in ogni sua sfaccettatura, la “mesagnesità”. Toni Matarrelli non è un caso che sia lì proprio adesso, né è un caso che il definitivo rilancio della città sia avvenuto da quando lui è al timone di Palazzo Celestini. E’ stata sua la “scintruseria” a spingerlo a candidare Mesagne addirittura a Capitale italiana della Cultura, operazione che all’inizio sembrava impossibile e magari anche avventata. Ed è lui che ha affidato il progetto chiamato «Umana meraviglia» all’architetto Simonetta Dellomonaco e al suo team che hanno saputo concretizzare le idee che centinaia di mesagnesi hanno contribuito a sviluppare. E non è un caso che i Boomdabash, gruppo reggae dal cuore mesagnese sia esploso proprio in questi anni, né che l’attrice Vanessa Scalera sia oggi una delle più famose in Italia, né è casuale che don Luigi Epicoco, giovane sacerdote in carriera, sia uno degli uomini di fiducia del Papa.

In questo momento in Italia esistono sicuramente città più belle e ricche di cultura di Mesagne, molte meriterebbero di ottenere il titolo di Capitale Italiana 2024. Ma nessuna, di certo, protagonista di un miracolo di queste dimensioni e avvenuto in così poco tempo.
Ecco, Mesagne, può diventare per l’Italia una bellissima sorpresa, un modello positivo. Per questo ha le carte in regola per vincere. E, comunque vada, ha già vinto.

(Foto Qui Mesagne)