Foto e video erotici di una bimba di 7 anni: ispettore Inail brindisino condannato a 6 anni e otto mesi

Sei anni e otto mesi di reclusione: questa la condanna emessa dal gup del Tribunale di Perugia nei confronti dell’ispettore Inail di Brindisi accusato di violenza sessuale nei confronti di una bimba di appena sette anni oltre a detenzione di materiale pedopornografico. La madre della bambina, riconosciuta parzialmente incapace di intendere e volere, è stata condannata a due anni e dieci mesi. L’imputato brindisino, dopo aver trascorso diversi mesi in carcere, è detenuto ai domiciliari. Anche davanti al giudice si è professato innocente.
I due avevano scambiato materiale (foto e video) dal contenuto sessuale e con protagonista la figlia piccola dell’imputata.

L’imputata, che dopo l’arresto scattato lo scorso maggio, nei mesi scorsi è uscita dal carcere e posta ai domiciliari, avrebbe scambiato con l’uomo, conosciuto attraverso una chat, il materiale (foto e video) dal contenuto sessuale e utilizzando la piccina, figlia della donna. La mamma a sua volta sarebbe stata vittima di un uomo che, approfittando della debolezza e della parziale capacità di intendere della madre (come documentato da una perizia psichiatrica) avrebbe richiesto e “diretto la realizzazione” di foto e video ai fini sessuali realizzati dalla donna stessa, coinvolgendole entrambe, si legge nelle carte, “in videochiamate a sfondo sessuale”.

L’imputato, originario di Brindisi, era stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare eseguita dagli agenti della Mobile (ora è ai domiciliari) ed ottenuta dal pubblico ministero dopo aver sequestrato e sottoposto a perizia i computer e i telefonini in uso all’uomo. La perquisizione e sequestro dei pc e degli smartphone usati dal brindisino, un “insospettabile”, ispettore dell’Inail, risale alla scorsa estate: la consulenza disposta dal pm aveva permesso di trovare e copiare i file, tra fotografie e video, che i due si erano scambiati. I gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari avevano determinato il gip a firmare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita lo scorso dicembre.

Tutto sarebbe scaturito dopo la segnalazione alle forze dell’ordine da parte di una chiromante a cui la donna umbra si sarebbe rivolta per sapere del futuro tra lei e “l’amico” di cui si era invaghita, lasciando trapelare alcuni particolari di questa agghiacciante vicenda. Per la madre era stata chiesta da parte della difesa la consulenza dello psichiatra che aveva evidenziato “la semi incapacità di intendere e di volere dell’indagata”. Un “disturbo cognitivo” in linea anche con la consulenza dei medici del carcere, che avevano valutato la madre attraverso una lunga serie di colloqui di natura psicologica e psichiatrica. All’imputato viene invece contestata l’aggravante per essersi avvalso della complicità della donna, non del tutto capace di comprendere la reale portata della gravità di ciò che stava facendo.