Il Palasport intitolato a Raffaele De Francesco: cuore nobile mesagnese

di Marina Poci per il7 Magazine

Il linguaggio sobrio e formale di un atto amministrativo non può contenere il senso pieno di una esistenza interamente votata al bene e alla condivisione. Probabilmente, se quella motivazione avesse potuto scriverla Liliana Zanzarella, compagna di una vita e madre delle sue due figlie Valentina e Raffaella, le parole sarebbero state altre. “A Raffaele De Francesco, cuore nobile”, per esempio. O “A Raffaele De Francesco, uomo libero e generoso”, magari.
La delibera di giunta numero 235 del 4 ottobre 2021, molto più prosaicamente, recita invece: “atteso che il Palazzetto dello Sport, tuttora privo di intitolazione, è stato costruito su un’area donata dal Dott. Raffaele De Francesco; dato atto che lo stesso è diventato negli anni un importante centro sportivo a livello locale, che offre diverse opportunità di attività sportive, dal volley al basket; rilevato che Raffaele De Francesco fu un uomo molto generoso: aveva fondato Tele Radio Mesagne 101 e si era distinto in altre manifestazioni benefiche; la Giunta Comunale di Mesagne delibera di intitolare il Palazzetto dello Sport in via Udine all’Avvocato Raffaele De Francesco”.
A più di 31 anni da quel fatale 13 agosto in cui il quarantacinquenne fondatore della prima radio libera della provincia di Brindisi (la seconda in tutta la Puglia) morì in un incidente stradale su via San Vito mentre rientrava nella sua tenuta di contrada Mazzetta, la decisione dell’amministrazione comunale della città messapica, in casa De Francesco – Zanzarella, è stata accolta con un liberatorio ed emozionato “Ce l’abbiamo fatta”.
De Francesco si era laureato in Giurisprudenza a Ferrara e, una volta rientrato a Mesagne, nonostante avesse l’opportunità di esercitare la professione forense nello studio dell’indimenticabile zio avvocato Antonio Rosario De Francesco, già sindaco di Mesagne, aveva scelto di mettere da parte codici e fascicoli, preferendo dedicarsi a tempo pieno alla sua azienda agricola. “Era amante della natura, della campagna in particolare. Teneva ad occuparsi in prima persona dei suoi terreni, ma il termine imprenditore agricolo sarebbe stato troppo banale per lui. Gli piaceva definirsi, piuttosto, “cesellatore di zolle”. Aveva un lato artistico, poetico quasi, che viveva in modo molto intimo e privato e che io ho scoperto soltanto dopo la sua morte, ritrovando sparsi per casa foglietti su cui aveva appuntato brevi versi e disegnato piccoli schizzi. Diceva sempre che la cultura non andrebbe ostentata, che bisognerebbe acculturarsi per proprio piacere personale e non per esibire agli altri i propri risultati”, ricorda Liliana Zanzarella, che del compagno dice ancora “Lungi di me l’idea di volerne fare un santo. Ma, nonostante i suoi tanti difetti, resta l’uomo più altruista che abbia mai conosciuto: offriva lavoro nella sua tenuta a chiunque fosse in difficoltà, pagava cure mediche a chi non poteva permettersele, prestava denaro a fondo perduto agli amici. Dopo la sua morte, che è stata un lutto per tutta la città, molte persone si sono offerte persino di restituirmi somme che nemmeno sapevo che lui avesse prestato”.
Il terreno su cui insiste l’attuale Palazzetto fu donato a fine anni Settanta all’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Elio Bardaro proprio a condizione che vi fosse realizzato un luogo destinato allo sport “a beneficio delle future generazioni mesagnesi”: “Ero presente all’incontro con l’allora sindaco e Raffaele pronunciò queste precise parole. Durante la sua infanzia e la sua adolescenza a Mesagne non esistevano spazi (né pubblici, né privati) in cui potersi allenare. La donazione risale a prima della nascita delle nostre due bambine, ma era suo espresso desiderio che i suoi futuri figli usufruissero di un posto in cui coltivare le loro eventuali passioni sportive. In quegli anni cominciava ad essere molto seguito il basket e ricordo che i pionieri della pallacanestro erano costretti ad allestire il campo da gioco in villa comunale tutte le domeniche, montando e smontando loro stessi i tabelloni. Lui, da presidente di varie associazioni sportive giovanili, trovava insopportabile questa pratica. Era sempre molto attento ai bisogni dei ragazzi e li sovvenzionava generosamente e frequentemente con cospicue donazioni in denaro. Per questo, quando donò il terreno, trovò il modo di inserire la clausola grazie alla quale oggi Mesagne gode di quel bel Palazzetto dello Sport”, racconta ancora Liliana Zanzarella.
“Un precursore dei tempi”: così parlano di lui tutti quelli che lo hanno conosciuto e ne hanno sperimentato la visione. Un uomo che non si faceva bastare la sua epoca e un inquieto idealista sempre pronto a farsi affascinare dalle ultime seduzioni del progresso, ma anche un cittadino profondamente innamorato della sua Mesagne, alla cui crescita sociale e culturale si sforzò di contribuire regalando ai suoi abitanti tutto ciò che di più innovativo poteva esserci.
Figlia legittima di questo sguardo sognante e creativo fu soprattutto Radio Mesagne 101, fondata nel 1973, che, insieme alla storica rivale Radio Libera 102 dei compianti Carmelo e Cosimo Solimeo, divenne il fulcro della vita culturale del paese: “Abbiamo iniziato con la musica e poi abbiamo proseguito con le trasmissioni di costume, i dibattiti politici, le dirette degli eventi sportivi e dei consigli comunali. Queste ultime erano sempre molto impegnative, visto che facevamo letteralmente le acrobazie dividendoci tra la sede della radio e gli uffici del comune per trasmettere correttamente il segnale. È stata un’esperienza grazie alla quale siamo cresciuti umanamente ma anche tecnologicamente, passando dalle cassette alle bobine e dalle bobine ai congegni ancora più veloci. Raffaele, che è stato anche un ottimo speaker (specialmente durante i notturni), era sempre alla ricerca dell’ultimo ritrovato tecnologico che garantisse una migliore qualità del suono. Ricordo che una volta, prima della liberalizzazione, che avvenne nel 1976, ci sequestrarono il trasmettitore: lui, siccome poteva permetterselo, andò a comprarne un altro e i nostri programmi, dopo una breve interruzione, ripresero regolarmente. Con il passare degli anni al “lavoro” in radio aggiunse una grande attività come organizzatore di concerti (portò a Mesagne, nell’ex campo sportivo di via Sasso, Anna Oxa ed Edoardo Bennato), di spettacoli di cabaret dal vivo (per esempio con Gaspare e Zuzzurro), di eventi ludici in senso lato. Ricordo ancora i divertentissimi veglioni di Carnevale in cui si affittavano i tendoni da circo e i dj della radio mettevano musica sino a notte fonda per adulti e bambini”, aggiunge la Zanzarella.
De Francesco ha avuto il merito di diffondere nel territorio della provincia generi musicali sino ad allora poco conosciuti e non ha esitato ad aprire le porte della radio a chiunque avesse qualcosa da comunicare: “Tra le tante che sono passate, voglio ricordare due persone: Tony Stranieri con il suo gruppo folk e Francesco Bardicchia con le sue poesie dialettali”.
Un uomo costantemente aperto al nuovo, al diverso, all’inconsueto, dunque, come – a perenne memoria della città che ha goduto del suo altruismo – testimonia l’epigrafe incisa sulla lapide collocata nella tomba di famiglia: “e sognò la libertà… e sognò di andare via…”, versi tratti dalla canzone “La casa in riva al mare” di Lucio Dalla. Eppure, malgrado questa potente smania di evasione, De Francesco conservava comunque un profondo legame con le sue radici. La sua visione della vita e di se stesso, a detta della compagna, si può riassumere nel disegnino che Liliana Zanzarella ha ritrovato anni dopo la morte: quel cesellatore di zolle che sentiva di essere, con lo sguardo appena coperto dall’immancabile cappello da cow-boy dal quale non si separava mai, poggiato ad un albero di ulivo e circondato da girasoli e spighe di grano, simboli di quell’abbondanza e di quella prosperità che con la sua generosità ha regalato alla città di Mesagne.