di Gianmarco Di Napoli per IL7 Magazine
Il bianco si mischia con il blu e viceversa, tanto che in molte strade le strisce hanno assunto una strana colorazione violacea. Una passata di vernice e alè, cambia tutto: dove posteggiavi gratis, ti tocca pagare e viceversa. A Brindisi, dall’1 febbraio, entra in vigore il nuovo “Piano della sosta” e questo, secondo gli intenti di chi lo ha deciso, dovrebbe miracolosamente cambiare le sorti del traffico cittadino. O forse no, perché in realtà è stato presentato come un “esperimento”. Tanto la vernice hai voglia a trovarla.
“Dobbiamo alleggerire il traffico cittadino”, sentenziò l’onnipotente commissario prefettizio Santi Giuffrè presentando il Piano, affiancato dal presidente della Multiservizi e da quello della Stp. E così il funzionario dello Stato, incaricato di gestire il Comune in assenza di una struttura politica, ha pensato che con una pennellata sarà in grado anche di risolvere uno dei più gravi e complessi.
Un Piano della Sosta in realtà non può essere considerato il punto di partenza per un progetto di riorganizzazione della città, ma casomai il punto d’arrivo. In un Centro che sta inesorabilmente morendo, colpito ai fianchi dalla presenza spietata dei parchi commerciali, ma anche dalla concorrenza delle città vicine, meglio organizzate, bisognerebbe partire prima da un’idea precisa di sviluppo: si era parlato della possibilità di riaprire o meno al traffico corso Umberto, o anche di chiudere corso Garibaldi creando una grande “Ztl” e un circuito esterno d’accesso alla parte storica. Qualcuno aveva persino ipotizzato la chiusura alle auto di piazza Matteotti.
Ora è inutile discutere sulla validità di una soluzione piuttosto che un’altra. Non è questo il punto. E’ però necessario che il Piano della mobilità e quello della sosta rientrino in un progetto omogeneo che non può non passare attraverso le valutazioni della politica, l’unica titolata alla mediazione con i commercianti e con i cittadini. E non a un’autorità monocratica provvisoria e avulsa alla vita cittadina.
Ecco perché la scelta di Giuffrè di rimescolare nuovamente i parcheggi a quattro mesi dall’insediamento del nuovo sindaco (e solo due anni dopo il precedente Piano di sosta) appare affrettata, fuori luogo e probabilmente dannosa per la città. A Lecce, pochi mesi fa, il nuovo Piano della mobilità è stato deciso dal neo sindaco e dalla giunta e la stessa opportunità doveva essere lasciata al primo cittadino che si insedierà tra pochi mesi a Brindisi.
Una scelta dannosa si diceva. In primis perché rivoluziona nuovamente le abitudini che erano state stravolte solo nel 2015 dal Piano di sosta deciso dalla giunta Consales. E in secondo luogo perché al di là dei cambiamenti, alcune caratteristiche appaiono davvero un’ulteriore mazzata per il Centro: il ticket a prezzi proibitivi nella zona di Palazzo di Città, il termine massimo di mezz’ora per posteggiare in corso Garibaldi, le tariffe esose degli abbonamenti. Chi lavora in Centro dovrà sborsare 220 euro all’anno (pensate ai lavoratori part-time o alle commesse dei negozi, pagate una miseria). E questo solo per citarne alcune.
«Il più grande problema di Palermo è il traffico», era la battuta famosa dello zio cocainomane nel film di Roberto Benigni. E Giuffrè – che è palermitano – forse è convinto che anche per Brindisi il problema principale sia il traffico. In quel film, però, la striscia bianca costava di più.