La rapina, gli spari, l’inseguimento: giovanissimi e senza scrupoli

Quello che ha sparato due volte, nel centro commerciale, è un millennial. E’ nato nell’aprile del 2000, 18 anni compiuti da una manciata di mesi. Nella copertina della sua pagina Facebook c’è un suo coetaneo che spara con una mitraglietta Skorpion e alle spalle una bella ragazza in short che gli tiene affettuosamente la testa. Andrea Caroli ha guardato negli occhi il magistrato che lo stava interrogando e si è autoaccusato: “Sì, ho fatto quella rapina, ma non voglio dirvi i nomi dei miei complici. E’ vero, ero io quello armato e la mia pistola non era giocattolo: avevo una calibro 7.65 e ho esploso due colpi in aria per intimorire una persona che si stava avvicinando e pensavo fosse una guardia giurata”. L’atteggiamento di un piccolo boss.
“E’ una gioventù che si ispira alla banda della Magliana e a Gomorra”, sottolinea il questore di Brindisi, Maurizio Masciopinto, che in più occasioni ha sottolineato che le azioni criminali compiute da bande di giovanissimi vengono accompagnate da un rituale che sembra ispirarsi a quello delle più famose organizzazioni malavitose le cui gesta sono divenute romanzi televisivi. Questa volta però, i sistemi di intervento rapido che le forze dell’ordine stanno sviluppando grazie a una distribuzione geografica delle zone a rischio, hanno fatto sì che tre dei cinque banditi sono stati arrestati pochi minuti dopo e la refurtiva, oggetti preziosi per quasi 180 mila euro, è stata restituita al legittimo proprietario.

Gli altri due arrestati sono ragazzini pure loro: Stefano Musio deve compiere 22 anni e Francesco Gorgoni qualche giorno fa ne ha festeggiati 21. Abitano tutti a tre a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, tra piazza Raffaello, via Ciardi e via Gola, al rione Sant’Elia. Ne mancano altri due all’appello, la Squadra mobile dà loro la caccia, probabilmente hanno già un volto.
IL RACCONTO. Lunedì 14 gennaio c’era, come sempre, una sola commessa nella gioielleria “Stroili Oro”, nella galleria del centro commerciale “Le Colonne, proprio di fronte alle casse del supermercato Ipercoop. Era impegnata con un paio di clienti quando si è trovata davanti due individui che indossavano tute bianche da muratore con relativo cappuccio e il volto coperto dallo scaldacollo sino al naso. Il primo impugnava una pistola e l’altro portava con sé un piede di porco e un’ascia d’acciaio. La commessa si è abbassata dietro una colonna del negozio mentre i clienti fuggivano. Poco dopo ha sentito il rumore delle vetrine infrante. I due banditi hanno scelto quelle che contenevano gli oggetti più di valore: 64 espositori con braccialetti, collane e anelli. Hanno riempito un cestino di plastica che avevano portato con loro e sono fuggiti, uno impugnando la pistola e l’altro, abbandonati il piede di porco e l’ascia sul pavimento, con la refurtiva in mano.

LA FUGA. Tra la libreria e la zona in cui si trovano i ristoranti, due colpi di pistola per scongiurare un eventuale inseguimento dai vigilantes all’interno della galleria. All’esterno c’era un terzo complice che li aspettava alla guida di un’Alfa Romeo Giulietta di colore bianco rubata a Talsano (provincia di Taranto) il 3 gennaio scorso. L’auto ha imboccato a grande velocità la complanare che porta verso Mesagne. Il piano sino a quel momento sembrava procedere senza alcun intoppo. Ma i giovani banditi non avevano fatto i conti con il dispositivo antirapina scattato pochi minuti dopo la prima telefonata giunta al centralino della questura. E che ha consentito di avere un’auto, con a bordo il capo della squadra mobile, il vicequestore Antonio Sfameni, sul posto qualche istante dopo la fuga. La vettura della polizia ha imboccato anch’essa la complanare in direzione di Mesagne, costeggiando la statale 7. Percorso qualche chilometro, nei pressi dello svincolo per San Donaci, i due poliziotti (che erano a caccia della Giulietta) hanno notato una Lancia Y di colore bianco e nero con a bordo quattro o cinque persone, che si stava immettendo sulla statale 7 in direzione Brindisi.

In questi casi il fiuto dei poliziotti conta più di qualsiasi altra cosa: il dirigente della Mobile ha deciso di seguire la vettura e in effetti, dopo qualche chilometro percorso a velocità moderata, il conducente della Lancia Y – resosi conto di essere inseguito – ha aumentato all’improvviso l’andatura procedendo a zig zag nel traffico, effettuando sorpassi a destra e a sinistra nel tentativo di seminare gli inseguitori. All’altezza dell’incrocio “della morte”, l’auto ha imboccato la rampa per immettersi nella ss 613 in direzione Lecce. Anche qui velocità molto sostenuta e sorpassi azzardati che hanno messo a repentaglio la sicurezza di molti automobilisti. All’altezza dello svincolo per il quartiere La Rosa e per il palasport “Pentassuglia”, il conducente ha svoltato all’improvviso. Poche decine di metri più lontano c’era un furgone Peugeot Partner fermo allo stop con una coppia a bordo. L’impatto è stato particolarmente violento. I cinque occupanti della Lancia Y hanno aperto i due sportelli dell’utilitaria e si sono dati alla fuga nelle campagne.

GLI ARRESTI. Il capo della Mobile e il sovrintendente capo che era con lui si sono messi all’inseguimento a piedi. Pochi secondi dopo è stato bloccato il primo: Stefano Musio. Nel frattempo il vicequestore Sfameni dava indicazioni ad altre pattuglie della Mobile e agli equipaggi delle Volanti per circondare la zona e tentare la cattura degli altri malviventi. Un quarto d’ora dopo i poliziotti hanno notato nella zona del poligono di tiro a segno la sagoma di un uomo, con abiti scuri, che tentava di nascondersi nella vegetazione. Pochi minuti dopo il giovane è stato circondato. Lui ha tentato la fuga ma uno dei poliziotti durante l’inseguimento ha esploso due colpi in aria a scopo intimidatorio e quello si è arreso. Si trattava di Francesco Gorgoni. Era trascorsa ormai mezz’ora dalla rapina, quando – seguendo le impronte delle suole sul terreni, altri poliziotti hanno individuato Andrea Caroli che tentava di nascondersi tra i rovi che avvolgono la recinzione del poligono di tiro.

IL BOTTINO. La Lancia Y, abbandonata per la fuga, era stata nel frattempo ispezionata dalla polizia scientifica. Nel vano portabagagli posteriore c’era una busta in tela per la spesa all’interno della quale erano stati raccolti gli oggetti preziosi, ancora con etichette e confezioni. Nell’abitacolo c’erano alcuni guanti e uno scaldacollo sotto un sedile. La vettura era “pulita” e apparteneva a Stefano Musio. I rilievi effettuati all’interno saranno utili per l’identificazione degli altri due complici, per il momento riusciti a evitare la cattura.
Poco dopo la polizia si è portata in contrada Masciullo, nelle campagne di Mesagne, dove era stata abbandonata la Giulietta utilizzata per compiere la rapina. Era lì che è avvenuto il cambio d’auto sulla Lancia Y che non risultava rubata e avrebbe dovuto dare anche poco nell’occhio.
Durante gli interrogatori davanti al gip Tea Verderosa, subito dopo gli arresti, Caroli si è assunto la responsabilità della rapina ma non ha voluto indicare i nomi dei complici. Gli altri due, Musio e Gorgoni, hanno ammesso di essere a conoscenza del colpo al quale però non avrebbero fisicamente partecipato: il loro compito – hanno sostenuto – era quello di attendere gli altri nelle campagne di Mesagne per portarli via dopo aver abbandonato l’auto usata per la rapina. Accogliendo la richiesta del pm Luca Miceli, il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti e tre con l’accusa di concorso in rapina a mano armata.

Gli arresti non possono far dimenticare i momenti di terrore vissuti da centinaia di persone all’interno del centro commerciale: una donna al terzo mese di gravidanza, che era seduta ai tavolini del ristorante, qualche ora dopo ha avvertito un malore e ha perso il bambino. Pur non essendoci alcun collegamento scientifico tra i due episodi è chiaro che la famiglia avverte un momento di grande dolore e rabbia.
Il conducente del furgone tamponato dai rapinatori in fuga e che di fatto, inconsapevolmente, ha favorito l’intervento della polizia, ha scritto su Facebook: “Sono la persona che è stata speronata da quei banditi, è stato brutto sicuramente questo episodio della mia vita, ma credo che se ci fossero state delle guardie giurate nel centro commerciale forse si sarebbe scatenata una sparatoria con conseguenze molto più gravi, anzi colgo l’occasione per ringraziare gli agenti della Squadra mobile di Brindisi che nonostante la forte pressione nelle ricerche dei banditi si sono anche preoccupati di tranquillizzarmi, davvero molto professionali”.
(Nelle foto, da sinistra, Andrea Caroli, Francesco Gorgoni e Stefano Musio)