San Lorenzo, in Spagna venerato molto più che a Brindisi

di Gianfranco Perri per il7 Magazine

La “Real Academia de la Historia” di Spagna dedica alla voce ‘San Lorenzo de Brindis’ ben 3.200 parole, composte in pagine dense di elementi biografici particolareggiati integrati da frequenti commenti e giudizi di profondo apprezzo sulla figura di uomo e di santo del nostro universalmente conosciuto concittadino: senza dubbio il più illustre dei brindisini che la storia della città abbia mai registrato. Nato a Brindisi con il nome Giulio Cesare Russo il 22 luglio 1559, a 16 anni – a Verona nel 1565 – ricevette l’abito di cappuccino assumendo il nome di ‘frate Lorenzo’ – poi più amichevolmente chiamato ‘padre Brindisi’ – e morì a Lisbona il 22 luglio 1619. Da allora riposa venerato a Villafranca del Bierzo, nella provincia spagnola di León.
Questa la sinossi della voce della Regia Accademia Spagnola: «Capuchino, santo, doctor de la Iglesia, teólogo, diplomático y predicador». Questo l’epilogo della voce: «I suoi contemporanei ammiravano la sua santità, ma non meno la sua saggezza e la sua scienza sacra». Questi, invece, alcuni dei passaggi contenuti nella voce: «Fin dal primo momento si scoprì in lui un’eccezionale acutezza intellettuale e un’insaziabile sete di conoscenza… Le sue doti intellettuali gli servirono per essere un magnifico oratore, caratterizzato da una predicazione fondata sulla Scrittura, pronunciata con grande lucidità ed erudizione espressiva… Quando nel 1601 gli fu affidata la cura spirituale delle truppe imperiali nella lotta contro i turchi, pur con l’inettitudine di chi le guidava, il suo coraggio e il suo incoraggiamento spirituale permisero ai cristiani di ottenere la vittoria ad Albareale… Particolari caratteristiche della sua spiritualità furono il culto dell’Eucaristia e la devozione mariana, mentre la messa, da lui celebrata con grande devozione, durava normalmente una, due o tre ore… Parallelamente all’attività apostolica, sviluppò una efficace funzione diplomatica quando la sua aspirazione a condurre una vita ritirata dovette essere abbandonata per disposizione del papa Clemente VIII, che ne richiese i servizi per delicate difficili e pericolose missioni diplomatiche che in più occasioni si conclusero con il raggiungimento della pace e della concordia… Con l’obiettivo di ridare serenità e pace al vice-regno di Napoli – dove lo sfrenato e arrogante viceré Pedro Téllez Girón commetteva continui abusi e umiliazioni dei sudditi – dovette subire ancora una volta le difficoltà di un lungo viaggio fino alla corte del re di Spagna Filippo III. Il viaggio, accompagnato da due suoi confratelli, Gianmaria da Monteforte e Girolamo da Casalnuovo, fu una continua battaglia contro le insidie e i pericoli architettati dal viceré di Napoli e alla fine raggiunse il sovrano a Lisbona, dove si era recato per assistere all’incoronazione del figlio Filippo IV a re del Portogallo. Finito dalla fatica e dalla sofferenza, nonostante l’assistenza dei medici del re che lo curavano nella casa che lo aveva ospitato appartenente al duca Pedro Alvarez de Toledo y Osorio, già viceré di Napoli e suo amico e protettore, morì il 22 luglio 1619, il giorno in cui compiva sessant’anni. Con il permesso del papa Paolo V e per ordine di Don Pedro, la salma fu trasportata in Spagna, fino alla capitale del suo marchesato, Villafranca del Bierzo, dove giunse il 10 agosto e fu deposta all’interno del monastero l’Annunziata delle francescane scalze, affidata alle suore Clarisse, che tuttora custodiscono gelosamente e venerano i suoi resti nella chiesa del monastero…»
Villafranca del Bierzo, lontana circa 600 km da Lisbona e situata a circa 350 km a nordovest di Madrid, con poco meno di 3.000 abitanti è una piccola cittadina di montagna dalla chiara impronta medievale, sita sul ‘Camino de Santiago’. Elevata da signoria a marchesato dai re Cattolici nel 1486, conobbe anni di grande splendore tra il XIV e il XVIII secolo, epoca a cui risalgono la maggior parte dei suoi edifici e monumenti storici magnificamente conservati. E tra questi il ‘Monasterio de Nuestra Señora de la Anunciada’.

Tale convento francescano delle Clarisse fu fondato dal V marchese di Villafranca, Pedro Alvarez de Toledo, per sua figlia Maria de Toledo, nata a Napoli nel 1581, che voleva professarsi monaca e che inizialmente entrò a far parte della comunità di Concepción de Villafranca. Poi, il suo desiderio di diventare Clarissa fece sì che il padre promuovesse la fondazione di un monastero di questo ordine a Villafranca. Nel 1594, Don Pedro ottenne dal papa l’apposita licenza per convertire un antico ospedale per pellegrini in monastero e il 24 aprile del 1606 il nuovo stabilimento fu ufficializzato con l’arrivo di tre suore dal ‘Real Monasterio Scalzo de Madrid’.
«… Lorenzo da Brindisi fu beatificato il 1° giugno 1783, canonizzato l’8 dicembre 1881 e proclamato Dottore della Chiesa il 19 marzo 1959. La sua festa si celebra il 21 luglio e gode di grande popolarità in tutto il mondo. In Spagna è conosciuto e venerato come “il Santo di Villafranca”. La sua tomba nella chiesa del monastero è come un’oasi per i pellegrini che vi giungono implorando il suo aiuto e la sua intercessione, per ritrovare le forze spirituali prima di affrontare la difficile e ripida salita verso ‘O Cebreiro’ (il luogo in cui ha inizio il tratto galiziano del Cammino di Santiago). Nella parte alta dell’orto conventuale, inoltre, a pochi metri dall’antico cimitero delle monache, si erge il maestoso ‘Ciprés de la Anunciada’ – il più antico e, con i suoi quasi 40 metri, il più alto cipresso di Spagna – che fu piantato da Maria de Toledo, suor Maria della Trinità, all’arrivo del corpo di Fra Lorenzo a Villafranca…» [“La Anunciada: Historia y mensaje” di Sor Maria del Carmine Arias, 2010]
Una delle principali aspirazioni del fondatore del monastero, Don Pedro, era stata di dotarlo di una chiesa propria, ed il suo progetto poté essere realizzato a quarant’anni dalla sua morte, grazie soprattutto all’impegno di Bernardina di Gesù, 3ª abbadessa del monastero. Costruita tra il 1655 e il 1660, in stile barocco-italiano, la chiesa dell’Annunziata è uno dei monumenti più belli di Villafranca del Bierzo. La sua maggiore ricchezza artistica è costituita dalla maestosa pala dell’altare maggiore, realizzata in legno di noce policromo, i cui pezzi principali furono acquistati in Italia dallo stesso Don Pedro. Le pareti del tempio sono decorate da una collezione di dipinti, anch’essi donati dal fondatore, molti dei quali raffiguranti scene di vita eremitica realizzati da famosi pittori fiamminghi: Paul Bril, Wenzel Coberghner, Willem van Nieulandt e Jacob Frankaert. Alla sinistra del presbiterio, allineata con l’altare principale, è ricavata la nicchia tombale di San Lorenzo, che accoglie una preziosa urna in cristallo e bronzo retta da quattro colonnine di marmo che ne custodisce le reliquie, soprastante una grande epigrafe marmorea dedicata dai Cappuccini di Spagna al Santo di Brindisi.

Ai piedi della chiesa, ad un livello inferiore dietro un arco a tutto sesto, si trova il pantheon del marchese fondatore del monastero. Di forma quadrata, con volta ribassata e decorato con figure allusive al giudizio universale, è presieduto da un Cristo realizzato con canna delle Indie in un unico pezzo cavo. Al centro giace la tomba del marchese realizzata in marmo pompeiano fiorentino e custodisce le spoglie di Don Pedro de Toledo e di sua figlia suor Maria della Trinidad. Le tombe laterali corrispondono a vari familiari del marchese, mentre sul selciato sono sepolte alcune delle suore del monastero. In questo stesso pantheon, dalla sua creazione e durante un tempo, fu conservato anche il corpo di Fra Lorenzo.
Più di recente, nel 1996, le Clarisse di Spagna hanno fatto innalzare un’imponente statua bronzea di San Lorenzo de Brindis, opera dello scultore spagnolo Josè Luis Parés, che è stata situata nel piazzale antistante la chiesa posta su un piedistallo corredato da una targa bronzea: «… Generale dell’Ordine dei Cappuccini. Apostolo e difensore dell’unità europea. Consigliere di papi e di re. Ambasciatore di Spagna Germania e Austria. Dottore della Chiesa universale… Il suo corpo si venera in questa chiesa dell’Annunziata dal 10 agosto del 1619…»
Ed è proprio questa bella statua di San Lorenzo che sotto un cielo terso d’azzurro mattutino ci accoglie non appena giungiamo puntuali al cospetto della solida facciata pietrosa del monastero dell’Annunziata, ancor prima di addentrarci alla volta della meta centrale di questa visita alla spagnola Villafranca del Bierzo: la tomba dell’illustre brindisino, il Santo Lorenzo. Poco dopo esserci annunciati – io e Mariana – con la suora portiera del convento, schiudendo il ponderoso portone della bella chiesa dell’Annunziata ci riceve con un sorriso e un abbraccio di benvenuto suor Maria del Carmen Arias e subito, alla sinistra dell’altare, ecco il sepolcro di San Lorenzo: austero ed al contempo solenne. E la visita non si sarebbe limitata alla sola ammirazione del sepolcro.

La franca ospitalità della gentile suor Carmine avrebbe reso la nostra visita interessantissima, con la scoperta di oggetti opere e notizie relative al nostro Santo e al suo pluricentenario trascorso nel monastero di Villafranca. La visita durò tre ore, che trascorsero come in un batter d’occhio ascoltando i racconti entusiasti e coinvolgenti di suor Carmine: di fatto una enciclopedia vivente e, con la sua più che sessantenaria presenza nel claustro, la memoria storica del monastero e di San Lorenzo nel monastero, autrice di numerose ricerche e pubblicazioni. Cito, ad esempio, l’interessante volume da lei ossequiatomi e che ho subito letto: “La ilustre Fundadora de la Anunciada, María de la Trinidad Toledo y Mendoza (1581-1631). Una historia fascinante” IEB, 2009.
Don Pedro incaricò al fidato Juan Ortiz de Salazar il traslato sotto scorta armata – dalla chiesa di San Paolo in Lisbona al monastero dell’Annunziata in Villafranca del Bierzo – del corpo imbalsamato di Fra Lorenzo, accompagnato da una lettera per sua figlia suor Maria della Trinità in cui le raccomandava la sepoltura del frate e da un quadro che lo ritrattava fedelmente sul letto di morte ai fini della rigorosa identificazione del cadavere. Un quadro che è tuttora conservato nel coro della chiesa, uno spazio della sezione di clausura del convento.
«… Quando il corpo del cappuccino giunse a Villafranca, si produssero fatti così prodigiosi che le genti non dubitarono nel riconoscere in quelli un segno evidente del Cielo indicando che il corpo di quel frate sconosciuto apparteneva a un santo e come tale lo riconobbero e venerarono: La sera prima dell’arrivo, suor Isabella di San Giovanni vide risplendere in un cielo nuvoloso una chiara fonte di luce pulsante… All’alba tutte le campane del monastero e delle altre chiese di Villafranca suonarono da sole a distesa… Quando padre Brindisi entrò in città, i muli che trainavano il carro affrettarono il passo fino a raggiungere la porta del convento senza che nessuno li guidasse… Fu così grande il fervore tra tutti gli abitanti di Villafranca, che giunti al cospetto del santo furono oltremodo felici coloro che poterono staccare un pelo della sua barba bianca e tanti vollero tagliare un pezzettino del suo abito per conservarlo quale reliquia, così che fu necessario vestirlo con un nuovo abito monacale…» [Dalle testimonianze tuttora custodite nell’archivio del monastero dell’Annunziata in Villafranca del Bierzo]
Dopo l’emotivo ricevimento e riconoscimento del corpo del frate, le suore lo risistemarono in una nuova e più grande urna lignea e lo esposero durante cinque giorni al tributo del popolo di Villafranca per poi, il 15 agosto, collocarlo nel pantheon del monastero, dove qualche anno dopo – nel 1627 – seppellirono anche il marchese Don Pedro fin quando, nel 1660, entrambi corpi furono traslati nel nuovo pantheon, che era stato appositamente edificato ai piedi della chiesa dell’Annunziata. In seguito, dopo che nel 1783 Fra Lorenzo fu beatificato da Pio VI, le reliquie del Beato furono nuovamente traslate ed esposte nella ampia sacrestia della chiesa, per così facilitarne la venerazione da parte dei sempre più numerosi devoti e pellegrini che, provenienti da ogni parte di Spagna e del resto d’Europa in camino verso Santiago, chiedevano di poterlo ammirare e che intensificarono ancor più la loro assistenza dopo che nel 1881 papa Leone XIII elevò il già Beato padre Brindisi a Santo.

Fu infine con motivo della proclamazione, fatta da papa Giovanni XXIII nel marzo del 1959, di San Lorenzo da Brindisi ‘Dottore della Chiesa’, che l’arcivescovo José Castelltort Soubeyre decise che le reliquie del Santo dovessero essere esposte non più nella sacrestia, ma nella chiesa presso l’altare maggiore. E fu allora che l’Ordine Provinciale dei Cappuccini di Spagna donò l’urna di cristallo in cui furono composte le spoglie del santo e che in seguito – nel 1962, sessant’anni orsono – fu collocata nella nicchia appositamente creata sulla sinistra dell’altare, corredata da un’epigrafe marmorea che celebra quell’evento.
A Villafranca del Bierzo però, la presenza di San Lorenzo de Brindis non si limita solo alla sua celebre tomba e alla sua bella statua. C’è infatti, sita nel perimetro cittadino proprio come a Brindisi, una Scuola Elementare San Lorenzo de Brindis. E poi, a Villafranca le celebrazioni religiose e culturali del nostro Santo sono frequenti e spesso solenni, come quella del 23 luglio 2004, realizzata in occasione della presentazione della versione in lingua spagnola del “Mariale” scritto in latino da San Lorenzo e tradotto da Bernardino de Armellada e Agustín Guzmán Sancho o come, più recentemente, quelle numerose svolte – tra il 2018 e il 2019 – con motivo della ricorrenza dei 400 anni dell’arrivo delle spoglie di Padre Brindisi al monastero dell’Annunziata; oppure infine, come quelle di carattere più popolare: ad esempio la processione che con l’immagine del Santo si svolge ogni 21 di luglio a Villafranca, o le feste patronali che in onore a San Lorenzo si celebrano in agosto a Candín, un pittoresco borgo del Bierzo.
Né, il culto e la fama del Santo brindisino in Spagna si limitano alla sola regione del Bierzo. Ad esempio, a Massamagrell, una città in provincia di Valencia, ci sono una scuola superiore ed un rinomato complesso ospedaliero per la terza età intitolati ‘San Lorenzo de Brindis’. E del resto, digitando “San Lorenzo de Brindis” su Google.es si possono trovare varie pagine informative, nonché una voluminosa bibliografia relativa al Santo cappuccino redatta – o tradotta – in spagnolo da importanti autori, religiosi e laici, come quella citata all’inizio di questo articolo, scritta nel 2004 da Miguel Anxo Pena González per l’accademia di storia, e molte altre.
Nella monumentale Biblioteca Nazionale di Spagna in particolare, riposano importanti opere spagnole relative al Santo, a cominciare dalle edizioni in spagnolo del suo già commentato Mariale e di quella che è considerata essere la sua più completa biografia “San Lorenzo de Brindis, doctor de la Iglesia Universal” scritta nel 1959 da Arturo da Carmignano di Brenta e tradotta da Ricardo de Lizaso, per poi seguire con varie altre opere di autori spagnoli. Tra quelle la più importante: “Vida, virtudes y milagros de San Lorenzo de Brindis. General de la Orden de los Capuchinos” di Francisco de Ajofrín, in due edizioni, del 1784 e del 1904; e la più recente: “San Lorenzo de Brindis doctor apostólico” di Agustín Guzmán Sancho, 1994.

In Madrid, inoltre, si conservano anche varie antiche stampe spagnole che rappresentano l’illustre brindisino: dell’incisore Pedro Manuel Gangoiti Echevarría “El B. Lorenzo de Brindis Cap. -1784” nel Museo di Storia di Madrid e “B. Lorenzo de Brindis Capuch. -1783” nella Biblioteca Nazionale. E infine, oltre che nella stessa Biblioteca Nazionale, anche nel famoso Museo del Prado di Madrid è conservata un’altra magnifica incisione del 1784 intitolata “Verdadero retrato del beato Lorenzo de Brindis XIX General del Orden de Padres Capuchinos” incisa con intaglio morbido da Manuel Salvador Carmona su composizione di Mariano Salvador Maella e stampata ad acquaforte e bulino su carta intessuta di 356 x 257 mm.
Ebbene, tutto questo in Spagna, e non è poco. Certamente da esserne orgogliosi!