Dopo le «minacce di morte ricevute da alcuni uomini trattenuti» nel Cie di Restinco nei giorni scorsi, la transgender brasiliana Adriana è stata posta «da tre giorni in isolamento, all’interno di una cella di sicurezza dello stesso Centro identificazione ed espulsione, dove è sempre sorvegliata da una guardia».
Adriana ne ha parlato oggi con l’ANSA precisando che «tutto lo staff del Cie, e anche le forze dell’Ordine, stanno facendo il possibile per farle vivere al meglio questo brutto momento». E spiega di trovarsi in una «cella di sicurezza dove, di solito, viene messo chi ha malattie infettive, vicino agli uffici del personale del Cie». Ma, rileva, «anche se la porta della mia cella è sempre aperta, sono comunque in un carcere senza aver commesso alcun reato e non ce la faccio più».
Adriana si trova nel Cie di Restinco dallo scorso 24 gennaio perché, avendo perso il lavoro dopo 17 anni che vive in Italia, non ha riottenuto il permesso di soggiorno. Adriana spiega di «non avere mai chiesto di essere trasferita in un altro Cie dove ci sono sezioni femminili, ma di trovare ingiusta questa detenzione senza motivo e con modalità che, nel 2017, violano i diritti di qualsiasi essere umano».
Adriana si rivolge infine alle istituzioni italiane alle quali dice: «Se la legge prevede che io stia in un Cie, ma non esistono Centri per i trans, allora ridatemi la mia libertà».