Il canale Patri strariperà di nuovo. Inutile la vasca di limazione

Dell’alluvione restano ora solo piccole pozze tra macchie d’erba secca sparse qua e là. Tracce lasciate dall’acquazzone che il 7 ottobre si è abbattuto su Brindisi, allagando strade, case, sottopassi, attività commerciali, provocando danni per centinaia di migliaia di euro. Un disastro prevedibile, già verificatosi in passato, e che non avrebbe dovuto ripetersi. Mai più. Per scongiurarlo, nel 2009, fu realizzata una “vasca di limazione” tra il ponte ferroviario e la strada provinciale per Lecce (all’altezza della Questura di Brindisi), tra le cui sponde le acque del canale Patri avrebbe dovuto accumularsi e fermarsi nel caso di forti piogge e quindi di esondazione.

Quell’opera costò diversi milioni di euro. La sua ultimazione fu salutata con gran clamore. Brindisi aveva finalmente finalmente una guardiana delle sue porte che l’avrebbe difesa da qualunque alluvione. Il canale Patri, non faceva più paura. Come invece siano andate le cose all’ennesima, vera prova del fuoco (anzi, dell’acqua) i brindisini lo hanno scoperto sulla loro pelle. La vasca è servita a ben poco. Ha tamponato per una manciata d’ore l’effetto delle piogge, ma alla fine il canale ha avuto la meglio. L’invaso si è colmato e le acque che avrebbe dovuto contenere, sono fuggite inondando il centro abitato vicino.

A strade ancora bagnate il sindaco Mimmo Consales criticò su queste colonne l’opera risalente all’era Mennitti definendola inutile, “solo un spreco di soldi”. E la dimostrazione era sotto gli occhi di tutti. La vasca, con la sua capienza di 10mila e 500 metri cubi, si è rivelata del tutto insufficiente a contenere le acque confluite dalle campagne del circondario. E lo stesso accadrà nelle prossime, eventuali occasioni.
“Il bacino – si legge in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Euromediterraneo’ nell’aprile del 2009 – ha suscitato commenti negativi, in quanto opere idrauliche del genere hanno una logica e una giustificazione in zone interne, lontano dalla foce di fiumi e canali. Dal punto di vista tecnico è un controsenso aver realizzato le sponde del canale con un rivestimento ‘molto scabroso’ (ovvero con pareti molto ruvide), che rallenta, invece di aumentare, la velocità dell’acqua a pochi metri dalla foce. Inoltre il livello dell’acqua nella vasca sale con il livello dell’acqua nel canale, per effetto del principio dei vasi comunicanti; di conseguenza, nel caso di esondazione, la vasca risulta già piena e non è in grado di scongiurare un nuovo disastro”.

Da allora, la situazione non è migliorata. Per prevenire il prevenibile il sindaco Consales ha disposto proprio quest’oggi un’ulteriore pulizia del canale nel tratto che attraversa il rione San Paolo. Si tratta tuttavia di semplici “palliativi” in attesa di un intervento di più ampia portata, che non si limiti alla sola zona della vasca di laminazione ma che riguardi l’intero bacino, le cui acque confluiscono nel canale Palmarini Patri. Un serpente d’acqua di circa 6 chilometri che solo l’Arneo, e quindi la Regione Puglia, può ammansire con interventi a largo raggio. Ma al momento non sembra ci sia alcunché in cantiere. E quindi bisognerà solo sperare che il prossimo acquazzone tardi a venire. Perché quello che è accaduto si ripeterà. Tale e quale. O peggio.