
La vita di Giulia, una bimba di due anni affetta da miocardite, una patologia subdola che purtroppo spesso diventa letale prima ancora che possa essere diagnosticata, è stata salvata grazie allo scrupolo e alla professionalità dei medici, che nel giro di poche ore, si sono presi cura di lei, e soprattutto del cardiologo pediatra che – precipitandosi in ospedale nonostante non fosse in servizio – ha diagnosticato in tempo la malattia.
E’ nato tutto per una banale patologia esantematica, la cosiddetta quinta malattia: macchioline sul volto, niente febbre. Colpisce milioni di bambini senza alcuna conseguenza, ma per Giulia è stato diverso. Non mangiava più, sudava, respirava male e si lamentava. E’ il 12 giugno e il primo a rendersi conto che non si tratta di un banale colpo di caldo è il pediatra convenzionato, Antonio Gargasole, che consiglia ai genitori di portare subito la bimba in ospedale.
Nel reparto di Pediatria di Ostuni, tocca al medico Giovanni Colucci visitare la bimba e rendersi conto di un accelerazione non regolare del battito cardiaco. Così viene disposto il trasferimento al Perrino di Brindisi dove, nel reparto di Cardiologia, il dottore Raffaele Rollo si rende conto della gravità della situazione. E’ necessaria la presenza di uno specialista di bambini e così chiama al telefono Enrico Rosati, cardiologo pediatra e responsabile dell’Unità operativa di cardiologia fetale e neonatale del “Perrino”. Il medico, fuori servizio, corre in ospedale e dopo pochi minuti è a monitorare Giulia. Poco dopo la drammatica diagnosi: miocardite acuta. Il cuore della bimba rischiava di arrestarsi da un momento all’altro.
Viene disposto il trasferimento immediato in ambulanza all’ospedale “Giovanni XXIII” di Bari. Rosati rimane accanto alla bimba per tutto il viaggio per monitorarla e intervenire in caso di crisi cardiaca.
Il viaggio va bene e Giulia viene presa in cura dai sanitari baresi. Trascorrono 25 giorni di terapia intensiva, di cure, di lenti miglioramenti. Finalmente la prognosi viene sciolta, la bimba è fuori pericolo. La sanità a volte è scrupolo, competenza e abnegazione: è quella che salva la vita in situazioni disperate. E Giulia vivrà grazie a questi medici.
(Nella foto il dottor Enrico Rosati)