Aldo Moro e Brindisi: un legame profondo e mai dimenticato

Desideravo da tempo di dare a Brindisi un segno di attenzione e di attaccamento”. È probabilmente questa una delle parti più intense e significative del discorso pronunciato da Aldo Moro nel corso di una delle due visite istituzionali nella nostra città in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri. Un sentimento verso la nostra città consolidato nel tempo anche grazie al grande rapporto di amicizia stretto con l’on. Carlo Scarascia Mugnozza, un legame forte e sincero tra persone di grande spessore morale e ideologico. Si conoscevano sin dall’infanzia trascorsa a Bari e si ritrovarono al Parlamento, entrambi esponenti di spicco della Democrazia Cristiana e convinti europeisti, collaborando in più occasioni e nei vari ruoli istituzionali soprattutto nell’ambito della politica comunitaria. “La stima e l’affetto che legava questi due uomini politici è evidente dalle lettere di Moro a Scarascia donate nel settembre 2003 da quest’ultimo alla Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi” scrive Katiuscia Di Rocco in un saggio pubblicato nel 2009.
Aldo Moro è stato uno dei più onesti ed illuminati uomini politici italiani di ogni tempo, un cattolico praticante e pieno di sentimenti, ma prima di tutto un professore attento e competente, innamorato del suo lavoro e sempre vicino a suoi allievi: non ha mai smesso di insegnare, conosceva tutti i loro nomi e i singoli aspetti caratteriali, a loro dava sempre la precedenza, tanto da fissare le riunioni politiche solo dopo aver completato le lezioni universitarie di diritto penale. È emblematica l’immagine delle tesi di laurea dei suoi studenti insanguinate dopo l’assalto dei terroristi delle Brigate Rosse il giorno del rapimento, quel maledetto 16 marzo 1978. Era definito da tutti come “un uomo libero e scomodo”, anche per questo fu rapito e assassinato, divenendo il “martire laico” della democrazia.
La sua prima visita ufficiale a Brindisi risale al 10 giugno del 1966 in occasione della giornata di epopea della Marina Militare, una celebrazione istituita nel ’39 per ricordare la grande impresa di Permuda (costa della Dalmazia), l’azione militare compiuta dai MAS al comando dell’ammiraglio Luigi Rizzo, che provocò l’affondamento della corazzata nemica “Santo Stefano” durante il primo conflitto mondiale. Al suo arrivo all’aeroporto, il Presidente del Consiglio fu accolto dalle massime cariche locali e dal Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio Alessandro Michelagnoli, il gruppo raggiunse la tribuna d’onore allestita sul piazzale inferiore del Monumento al Marinaio d’Italia, dove erano schierati circa duecento militari tra ufficiali, sottufficiali e marinai, tra loro una folta rappresentanza del battaglione “San Marco”, ricostituito negli ultimi anni. Il Presidente Moro prese posto affianco al sindaco della città, prof. Giuseppe Sasso, all’on. Caiati e ai sottosegretari alla Difesa on. Guadalupi e Cossiga, al senatore Perrino e al prefetto dott. Conte. Dopo la “messa in campo”, officiata sull’altare approntato davanti all’Ara votiva, i discorsi di rito: l’on. Aldo Moro volle ringraziare la città di Brindisi per l’impegno dimostrato, in continuità con la Marina, durante le due guerre mondiali, la liberazione ma anche per “la sua esemplare dedizione […] nelle fervide attività di pace”. “A Brindisi invio un riconoscente e cordiale saluto – aggiunse – ne auspico un pieno sviluppo realizzato anche con la solidarietà dello Stato in armonia con le sue tradizioni e la intelligente operosità della sua gente”. Il Capo del Governo volle ricordare che proprio dalle acque del nostro porto partirono il 7 giugno 1918 gli “intrepidi marinai sui sottili mezzi d’assalto” dei due Mas per riuscire, tre giorni dopo, nella leggendaria impresa contro la potente flotta austriaca, un duro colpo inferto al nemico che significò “il primo segno della riscossa e il preludio alla vittoria finale”. Il discorso venne salutato dalle ventuno salve sparate dall’incrociatore lanciamissili “Garibaldi”, ormeggiato nella vicina banchina insieme a numerose altre unità navali. Subito dopo, a bordo della motocannoniera “Freccia”, il Presidente con i vertici militari e il ministro della Difesa Tremelloni, sostarono a circa tre miglia dal porto di Brindisi dove fu lanciata in mare una corona d’alloro in ricordo dei Caduti del mare di tutte le guerre.
Il 18 ottobre del 1975, sempre in qualità di Presidente del Consiglio del suo quarto governo, e su esplicito invito di Carlo Scarascia Mugnozza, all’epoca Vicepresidente della Commissione Europea, Aldo Moro tornò a Brindisi in occasione dell’inaugurazione di un corso di aggiornamento per insegnanti degli Istituti di istruzione secondaria, che si tenne in sette sessioni di due giorni, ogni fine settimana. All’evento organizzato nel grande auditorium dell’Istituto Magistrale parteciparono oltre cinquecento persone, furono in tanti a chiedersi come mai una carica politica di quel livello avesse accettato di presenziare ad un appuntamento non particolarmente rilevante, fu lo stesso statista di origini pugliesi a precisare nel suo discorso di essere “venuto intenzionalmente a Brindisi. Ho scelto di essere in questa città, seppure per un brevissimo tempo, per indicare come io mi senta legato a tutta intera questa terra di Puglia […] desideravo da tempo di dare a Brindisi un segno di attenzione e di attaccamento”. Inoltre, il suo impegno nei confronti del mondo della formazione e dell’educazione è sempre stato molto propositivo: “ai fini della costituzione di una società democratica, pacifica, un compito fondamentale spetta alle generazioni che si affacciano alla vita e quindi alla scuola – sottolineò nel suo intervento – proprio come momento educativo civile”, un organismo essenziale non soltanto “alla preparazione scientifica, tecnica e professionale, ma anche come mezzo di educazione civica”, materia questa istituita nelle scuole proprio per volere di Aldo Moro, quando era Ministro dell’Istruzione. Nel suo discorso di prolusione al corso SIOI, il leader della DC volle allargare lo sguardo alla visione europea, osservando quanto fosse determinante l’impegno dei giovani per raggiungere l’obiettivo che puntava alla dimensione internazionale della nostra nazione.
La grande sintonia e l’amicizia fraterna che lo legava all’on. Carlo Scarascia, di cui era stato più volte ospite presso l’abitazione privata brindisina, “emerse ancora più chiaramente la sera quando fummo ospiti dell’allora prefetto di Brindisi Leopoldo Carneglia”, ricorda Silvano Marseglia, all’epoca direttore del CICES e organizzatore del corso al quale parteciparono circa trecento insegnanti di vari istituti pugliesi. L’incontro fu molto cordiale e positivo, all’iniziativa parteciparono oltre al sindaco prof. Franco Loparco, anche il presidente della Provincia Ubaldo Rini e i parlamentari Guadalupi, Zurlo e Perrino. Guardando con attenzione le foto conservate nell’archivio della Biblioteca “De Leo”, si può notare la consueta disponibilità dell’on. Moro a fermarsi e dialogare con le persone, ad ascoltare le loro proposte, è un aspetto evidente della dimensione semplice e umana dell’illustre politico. Tra i tanti brindisini che anche in questa occasione accolsero l’on. Moro con grande entusiasmo e folta partecipazione, si può riconoscere Enrico Malvarosa, un illustre rappresentante del mondo agricolo e della DC locale dell’epoca.
“Lo stretto rapporto tra Moro e la città di Brindisi – spiega Katiuscia Di Rocco – è evidente anche dalla realizzazione, ultima tra le opere di Marcello Avenali, del primo monumento eretto in Italia in ricordo dello statista pugliese inaugurato il primo giugno del 1980 alla presenza del ministro di Grazia e Giustizia, Tommaso Morlino”, una grande scultura “antiretorica” collocata al centro della rotatoria di via Provinciale San Vito, che ricorda il sacrificio di uno dei pilastri della democrazia e dei cinque uomini della sua scorta.