Appia Project, primo passo verso il cammino: tra passato e futuro

Il panorama è quello di sempre, la scalinata virgiliana, là dove la via Appia trova approdo o come direbbe Paolo Rumiz “dove si sente già il profumo di un oltremare da leggenda”. Il momento è suggestivo ed emozionante, carico di attesa, come si addice a chi traguarda l’orizzonte. Un orizzonte percepito e realisticamente raggiungibile.
Venerdì 29 gennaio, il barbuto e diretto ospite (Gianmarco Di Napoli) del primo webinar (neologismo a cui abbiamo fatica ad abituarci) introduce il tema dell’incontro a cui, via etere sono chiamati a partecipare i protagonisti di un progetto che definire storico non è inopportuno.
Il cielo sopra Brindisi è buio e le giallastre luci della scalinata, ritornano una immagine aderente al fascino evocativo degli argomenti e come fosse dialogo che viene da lontano al “moderatore” viene spontaneo dire: “Ed esattamente da questo luogo di arrivi e partenze, sul percorso della “Regina Viarum” che prende il via ufficialmente “Appia Project Brindisi”.
Non bisogna essere storici, per leggere in questa iniziativa, che vede attorno ad un tavolo (virtuale per ora) i Sindaci di Brindisi, Mesagne, Latiano, Oria e Francavilla Fontana, i leaders della storia e della cultura, unirsi per sostenere la fattibilità di un’idea che ha il sapore epico dell’intrapresa, di un viaggio nei concetti, nei luoghi, nella storia e nella cultura, per ritrovare il senso di un futuro smarrito.
Pare lontano il tempo, 23 secoli fa, quando il Console Appio Claudio, cieco, volle la Via Appia, quella che sarebbe passata alla storia come la “Regina Viarum”.
Sono trascorsi 20 secoli da quando, sul tratto iniziale della Appia, appena fuori le mura di Roma, la tradizione colloca l’incontro tra l’Apostolo Pietro, col Cristo e gli abbia chiesto “Domine, quo vadis?”. E Brindisi c’era e come ricorda Orazio al termine del suo “iter brundisinum”: “Brindisi è la fine di lunghi racconti e viaggi”.
Queste ed altre notevoli memorie, costruiscono il selciato su cui può camminare il futuro di una comunità, quella che si plasma sul tracciato della Regina delle Vie e che fa dire al sindaco di Brindisi, comune capofila di “Appia Project”: “Io spero che tutti quanti insieme possiamo essere con i sindaci di Mesagne Francavilla Oria e Latiano possiamo essere insieme e costruire insieme questo percorso che come diceva lei guardi sia nel passato nella valorizzazione ma guardi anche al futuro dei nostri territori partendo appunto dall’archeologia dal percorso completo valorizzare tutte le storie che in questi duemila anni hanno segnato i nostri territori lungo questo tracciato ed hanno e possono mettere a disposizione culture paesaggi naturalistici ma anche la possibilità di realizzare quel turismo diffuso e quei cammini e questa via, la nostra via Appia, non ha nulla da invidiare al cammino di Santiago.
insieme con la Regione e la sovrintendenza e con i Comuni e gli Enti Locali, attraversati, possiamo veramente costruire un percorso che questa volta ci traghetta verso un’economia sostenibile in cui la cultura è un aspetto fondamentale.”.
A dare conforto e sostanza al progetto che accomuna Enti Pubblici ed istituzioni culturali su una medesimo “cammino” è l’Assessore alla Cultura della Regione Puglia, Massimo Bray, già Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo del Governo Letta, sostituito nel da Dario Franceschini che nel marzo del 2020 ha dato il via al progetto per la realizzazione del “Cammino della Via Appia” il più esteso e lungo cammino laico e per cui ha affermato: “non deve essere quello mordi e fuggi, che va solo nelle grandi città, già troppo affollate. Deve essere un turismo che viene qui per apprezzare il paesaggio, la bellezza, rispettarli e valorizzarli e andarsene con la voglia di tornare”.
Nel suo intervento l’Assessore Bray ha anche detto: “La via Appia è un luogo di grandissimo valore storico archeologico ma anche un luogo delle memorie che nella via Appia, appunto, rintracciamo non solo quelle che sono state definite dal MIBACT le memorie di un epoca storica ben precisa, ma sono andate avanti per tutto il corso della storia in questi secoli, che hanno accompagnato il significato della via Appia, Quanti viaggiatori del Gran Tour hanno sottolineato la bellezza e la valenza storica della Via e si sono recati a riscoprire il valore della Via Appia.
Vedo alcuni segni e simboli che 20 anni fa abbiamo portato alla luce, penso solo al valore al mausoleo di Cecilia Metella e spero e mi auguro che gli studenti lo possano scoprire quello che era un simbolo della Via Appia, così come la colonna che abbiamo visto alle spalle del nostro ospite (Gianmarco Di Napoli) sono simboli che rappresentano tante storie. Il volerle tenere insieme in questo progetto, il volerle proiettare in un simbolico modo di tutelarle per sempre, pensando di presentare una candidatura UNESCO, mi sembra anche questo un momento importante, ecco credo che siano stati tutti colti in questo progetto del Comune di Brindisi”.
Nella ricostruzione del tracciato del “cammino”, il MIBACT ha fatto riferimento alla ricerca eseguita sul canovaccio del recente viaggio di Rumiz sull’Appia ritrovata.
Nel suo lungo percorso storico, la Regina Viarum, almeno per quanto attiene il suo tratto brindisino, ha visto perdersi i segni del suo tracciato, ma non le sue memorie e le diverse culture che l’hanno attraversata.
Nel suo atlante del Regno delle Due Sicilie del 1841, il cartografo brindisino, Benedetto Marzolla, 180 anni fa, disegna con efficace grafica, la situazione stradale e della Via Appia, ancorché non citata, se ne intravvede il tragitto da Oria a Brindisi, ma definita come “strada rotabile naturale, rispetto alla strada che collega Taranto a Lecce, definita “strada rotabile costrutta”, come quella che collega il capoluogo jonico con Bari. Strada rotabile naturale, pertanto di minore importanza è anche la strada che congiunge Brindisi a Bari. Non sfugge pertanto, la scarsa importanza di Brindisi, capoluogo di Distretto della provincia di Terra d’Otranto, che si estendeva sulla costa jonica, intercettando i territori distrettuali di Taranto e Lecce, tanto da non renderli confinanti, così com’è dal 1927, quando furono create le provincie di Brindisi e Taranto.
Sullo scopo di “Appia Project ed il suo portato culturale, si è soffermato il prof. Gert-Jan Burgers, dell’Università di Amsterdaam, brindisino d’adozione, essendogli stata conferita la cittadinanza onoraria di Mesagne, dove da un trentennio dirige e vigila sul sito archeologico di “Muro Tenente”. Tra l’altro ha detto: Questo è anche lo scopo, dell’Appia Project, sposare l’archeologia, la cultura, con la valorizzazione, sposare il passato col presente ed il futuro, per realizzare il più grande cammino nazionale, laico, lungo l’Appia, appunto. È un progetto veramente straordinario, lo credo anche io, ispirato da Paolo Rumiz. Progetto che poi si affianca anche alla candidatura della Via Appia, nelle liste del Patrimonio UNESCO. Per raggiungere questi obiettivi bisogna fare rete. Il ruolo delle università in tutto questo è quello del sostegno scientifico, Sono felicissimo di farne parte, di dare questo sostegno, dello studio dei concetti, dello studio dei metodi, delle tecnologie e qui possiamo fare riferimento al progetto europeo HERILAND che ho il piacere di coordinare e partecipano 6 Università europee, oltre a 20 partner non universitari. Il progetto mira a formare la nuova generazione di giovani professionisti capaci di ideare, di pianificare, questo tipo di progetto. Per noi, il territorio brindisino, costituisce un laboratorio, in questo senso, dove ci mettiamo a disposizione dei Comuni per realizzare l’Appia Project insieme alla Sovrintendenza.
Alla professoressa Grazia Semeraro, archeologa dell’UNISALENTO, il compito di raccordare le tracce della Via Appia, i segni di un percorso storico legato alle comunità che hanno abitato il territorio e i nuovi segni perché sul suo tracciato, cammini il futuro: “La via Appia deve rappresentare la nuova strada, la nuova via su cui dovrà muovere anche un’idea nuova di promozione. La valorizzazione delle aree si fa più delle volte con iniziative slegate tra loro. Mancano interventi organici di manutenzione delle aree anche la gestione dei servizi di custodia di visita, molto carenti. In alcuni casi, mancano. Il patrimonio archeologico, poi, è sostanzialmente invisibile, anche lì dove sono state messe in atto strategie di valorizzazione, basti pensare che spesso non esiste neanche la segnaletica stradale che indichi la presenza di un’area archeologica. La maggior parte delle persone, anche salentini, non conosce il proprio patrimonio”.
Pare discorso lontano, ma assai concreto, quanto avvenuto nei giorni successivi, l’approvazione da parte della Regione Puglia e proprio per attività di promozione del territorio, bocciati alcuni progetti studiati dal Comune di Brindisi, per la valorizzazione del proprio patrimonio.
Nello specifico, quello che prevedeva la realizzazione di un giardino sul mare, sul sito dell’ex deposito catene, in quel luogo dell’immaginario collettivo che proietta l’approdo brindisino della Via Appia, nei pressi del “pozzo di Plinio” a lato sinistro del canale Pigonati, a pochi passi dal Monumento al Marinaio d’Italia.
Paiono distanti, gli argomenti, ma il processo di coesione e di definizione di un programma di futuro sostenibile, traguarda proprio quei seni di mare che si protendono a formare le braccia accoglienti di un porto, che è elemento dialogante con l’intero “Appia Project” di cui deve ritenersi parte integrante, come ha affermato il sindaco di Brindisi, salutando il progetto, facendo riferimento a quella casa del pellegrino che potrebbe realizzarsi con i finanziamenti per il recupero dell’ex Ostello della Gioventù.
Prossimo webinar il 19 febbraio quando, virtualmente da Francavilla Fontana, insieme al Sindaco Antonello Denuzzo, proseguirà il cammino concettuale che porterà alla firma del protocollo “Appia Project”