“Bike sharing”, il Comune tiene così le sue biciclette

Da IL7 Magazine

A qualcuna manca il sellino, a molte una ruota, a quasi tutte hanno portato via il cestino e il campanello. La ruggine fa il resto del lavoro. Le settanta biciclette di proprietà dell’Amministrazione comunale e acquistate per il servizio “bike sharing” sono inutilizzate, prive di manutenzione e abbandonate per strada, alla mercé degli agenti atmosferici e dei ladri morti di fame che le utilizzano per prelevare pezzi di ricambio.
Alle porte della stagione turistica e con le tanto agognate navi da crociera che stanno per riversare nel centro cittadino decine di migliaia di vacanzieri, il Comune si presenta con questo poco piacevole biglietto da visita, con l’aggravante di mandare in malora un patrimonio della città. Ogni bicicletta ha un valore di circa 200 euro che moltiplicate per 70 fanno 14 mila euro buttate per strada, senza che nessuno si preoccupi almeno di ritirarle e custodirle, in attesa che si possa decidere come gestire il servizio e farlo ripartire.
Il servizio di “bike sharing” partì con la solita trionfale conferenza-stampa, condita di buoni propositi. Era l’autunno 2014 e il Comune di Brindisi aveva ottenuto un finanziamento del “Programma europeo di cooperazione territoriale Grecia – Italia 2007/2013“ per complessivi 176 mila euro che, dopo regolare gara d’appalto, furono affidati a una delle migliori ditte italiane nel campo, la “Bicincittà” di Torino. La società fornì al Comune una settantina di biciclette e cinque stazioni elettroniche con collegamento telematico per complessive 75 colonnine. Il sistema brevettato consentiva di prelevare la bici utilizzando una tessera digitale che registrava in tempo reale identità del fruitore e tempo di utilizzo.
Furono realizzate cinque “stazioni” per il ritiro e il deposito delle bici: parco del Cillarese, via Spalato, stazione Ferroviaria, giardinetti di piazza Vittorio Emanuele e via Filomeno Consiglio).
Il finanziamento prevedeva che per il primo anno il servizio offerto dal Comune dovesse essere gratuito. Furono così donate un migliaio di tessere elettroniche ad altrettanti brindisini che ne fecero richiesta. D’inverno si poteva utilizzare la bici dalle 7 del mattino alle 21, mentre nella bella stagione dalle 6 alle 24, per un massimo di quattro ore giornaliere.
In realtà, dopo l’interesse iniziale, solo un centinaio di quelle mille tessere gratuite furono utilizzate almeno una volta nel corso di un anno. Le altre non sono mai state registrate.
Allo scadere del primo anno, il servizio di gestione del noleggio è passato dalla “Bicincittà” alla società brindisina “Global trade” che già nel primo anno si era occupata della manutenzione dei mezzi (dopo averli montati uno per uno) per conto dell’azienda torinese. Mentre continuavano a latitare le richieste di abbonamento da parte dei brindisini, seppure per una cifra davvero quasi simbolica (20 euro all’anno), il servizio veniva gradito dai turisti, anche grazie al lavoro di sensibilizzazione della “Global Trade”. Chi restava a Brindisi anche per un sol giorno pagava volentieri 5 euro per assicurarsi l’uso della bici per andare al mare o per visitare la città. Centinaia di noleggi, soprattutto nel corso della primavera e dell’estate.
Le bici erano controllate costantemente e i furti erano davvero episodici, anche perché il sistema di sblocco delle colonnine è così complesso che per portare via una bicicletta la si distrugge. Qualcuno comunque ci riusciva, come i due marinai russi che però furono beccati poco prima di riuscire a imbarcare sulla loro nave le bici.
In molti invece, giunti a Brindisi con barche o yacht, utilizzavano volentieri il servizio, arrivando sino a Torre Guaceto o sulle spiagge del litorale nord, alcune delle quali consentivano l’accesso delle bici e la loro custodia.
All’inizio dell’estate dello scorso anno, alla scadenza dell’appalto, la “Global Trade” ha deciso di non ripresentarsi. Nel frattempo la giunta Carluccio era caduto e il servizio è stato sospeso senza che nessuno che la gestione commissariale si preoccupasse di organizzare una nuova gara d’appalto e soprattutto di tutelare il piccolo patrimonio di bici di proprietà comunale.
Sarebbe sufficiente staccarle dalle colonnine e custodirle in un deposito comunale (sarebbero sufficienti 80 metri quadrati), ma da Palazzo di Città non ne vogliono sapere.
Il servizio per altro potrebbe essere affidato alla “Multiservizi”, la società in house che sarebbe la più adatta a gestire le biciclette visto che controlla anche i parcheggi a pagamento delle vetture. Sarebbe anche la soluzione più naturale ma quando eventualmente si arriverà alla decisione non ci saranno più le bici, ma solo rottami mozzati e inutilizzabili. Ai brindisini le biciclette sono piaciute, ma non amano pedalare.