Dcm, lettera di diffida dopo l’avvio degli 81 licenziamenti

Dal comitato dei cassintegrati della Dcm (ex Gse) parte una lettera di diffida nei confronti dell’azienda, a seguito dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo nei confronti di tutti e 81 i dipendenti, preceduta dalla comunicazione dell’interruzione del dialogo con i sindacati e le istituzioni, finalizzato al prolungamento di un anno della cassa integrazione (in scadenza ad aprile 2022).

Preso atto delle recenti notizie diffuse dagli organi di stampa in merito alle iniziative assunte dalla DCM srl, nella persona della Liquidatrice e legale rappresentante p.t. dr.ssa Luraghi, gli scriventi 81 Cassaintegrati DCM ex GSE ritengono di esporre quanto segue anche nell’ottica del prossimo incontro convocato dalla Prefettura di Brindisi per il giorno 10.11.21 ore 10,30.
Ci si riferisce, in primis, alla nota del 28.10.21 con la quale la menzionata Liquidatrice DCM ha provocatoriamente annunciato l’interruzione di ogni dialogo e percorso di condivisione con le Parti Sociali e con le Istituzioni Nazionali e Territoriali deputate alla individuazione di possibili soluzioni volte alla salvaguardia occupazionale deli scriventi lavoratori appartenenti alla platea storica della ex Gse Industria Aeronautica srl, anche attraverso ipotesi di prolungamento della Cassa Integrazione (peraltro già prospettate nei piani parlamentari e governativi anche con l’apprezzabile supporto dei parlamentari locali Mauro D’Attis e Giovanni Luca Aresta) e di politiche attive del lavoro.
A tanto ha fatto immediatamente seguito l’ancor più grave e ritorsiva comunicazione del 3.11.21 di avvio della procedura di licenziamento collettivo per riduzione di personale ex art.4, co.2, e 24, co. 1 e 4, L. n.223/91.
D’altro canto, non va taciuto che la medesima DCM in Liquidazione, ancor prima delle menzionate iniziative, si è resa inadempiente a fondamentali obblighi contrattuali consistenti:
– nel ritardato versamento per ogni lavoratore delle quote al fondo collettivo di assistenza sanitaria MétaSalute; in proposito vi è stata carenza di copertura assicurativa sino a pochi giorni addietro esponendo in tal modo i dipendenti al rischio grave ed irreparabile di pregiudizio in caso di problematiche sanitarie individuali e familiari;
–  nella rilevante morosità di trasferimento delle quote mensili di retribuzione/tfr in favore dei Fondi di Previdenza Complementare; tali somme, trattenute dalla datrice di lavoro in qualità di delegata a destinarle alla previdenza complementare, sono state indebitamente utilizzate per scopi diversi da quelli previsti ex lege;
– nel presentare tardivamente e con grossolane irregolarità all’Inps la modulistica propedeutica alla erogazione della indennità di Cassa Integrazione in favore dei lavoratori aventi diritto; tale inadempienza ha cagionato in danno di 81 dipendenti il venir meno delle già esigue risorse economiche indispensabili al sostentamento dei rispettivi nuclei familiari.  
Ma aspetto ancor più deprecabile e sconcertante emerge dalla pretesa di DCM di condizionare la prosecuzione del dialogo all’immediato “ritiro” del contenzioso giudiziario attivato dalla quasi totalità degli scriventi dinanzi al Giudice del Lavoro di Brindisi al cui vaglio è stata sottoposta la legittimità ed efficacia di ogni fase del trasferimento aziendale susseguitasi dall’acquisto dell’intero compendio GSE in sede fallimentare alla definitiva cessione del ramo d’azienda da DCM a DAR senza includere, si ritiene in violazione dell’art.2112 c.c. oltre che di altre norme di legge, una rilevante parte dei dipendenti accantonati in DCM con lenta ed inesorabile destinazione “licenziamento”; tanto in palese contraddizione anche con “l’impegno all’assunzione” assunto da DAR srl negli accordi sindacali ed in quelli di conciliazione individuale e prospettato alle OO.SS. ed ai singoli lavoratori quale presupposto imprescindibile a tutela dei livelli occupazionali.
Ebbene, pur riuscendo a comprendere che l’aver ricevuto la notifica di un ricorso giudiziario plurisoggettivo non sia stato apprezzato da DCM, è, al contrario, ingiustificabile l’atteggiarsi in modo dispotico nel pretenderne il ritiro piuttosto che, semmai, invitare i ricorrenti a valutare ipotesi conciliative aventi ad oggetto il contemperamento dei diritti ed interessi delle varie parti rispettivamente coinvolte in giudizio.
Del resto, va anche sottolineato che la parte convenuta in via principale nel predetto contenzioso giudiziario è la DAR srl (a carico della quale si invoca la costituzione dei rapporti di lavoro sin dall’originario fitto di ramo d’azienda DCM-DAR e in subordine l’obbligo all’assunzione come da lettera d’impegno dalla stessa consegnata ad ogni lavoratore) che, stranamente, resta in assoluto silenzio affidando alla Liquidatrice della DCM il ruolo di “giustiziere dei destini occupazionali dei deducenti 81 cassaintegrati ex GSE”.        
Tanto premesso, non senza manifestare ogni più ampia apertura e disponibilità a valutare eventuali soluzioni di bonario componimento della controversia giudiziaria instaurata (unica ragionevole ipotesi che ne possa giustificare l’abbandono), con la presente si intende formulare espressa diffida nei confronti della DCM srl in Liquidazione,
– all’integrale e puntuale adempimento di ogni obbligo normativo e contrattuale posto a suo carico relativamente ai rapporti di lavoro ancora in essere con gli scriventi e volto a consentire la tempestiva erogazione di ogni emolumento ed integrazione salariale;
– alla dismissione della perpetrata condotta ritorsiva e vessatoria e, conseguentemente, revocare l’avviata procedura di licenziamento collettivo sostituendo ad essa una o più proposte, in coordinamento con DAR srl, idonee a garantire la tutela occupazionale degli scriventi.
In disparte, si esortano tutti gli altri destinatari della presente (Parti Sociali, Istituzioni comunali, regionali e ministeriali) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa che eviti, dal punto di vista formale, una grave violazione dei fondamentali diritti di incolpevoli lavoratori e, da quello sostanziale, l’ennesima condanna al baratro di 81 famiglie brindisine. A tal ultimo riguardo registriamo l’apprezzabile intervento del Sindaco del Comune di Brindisi Riccardo Rossi (nel quale gli scriventi ripongono le maggiori aspettative di tutela istituzionale-locale) che ha pubblicamente censurato il grave ed inaccettabile operato della DCM nell’aver avviato le procedure di licenziamento collettivo per tutti gli 81 lavoratori così pregiudicando ogni percorso di ripresa dell’attività aziendale (mediante l’utilizzo della proroga della CIG e la definizione di un Piano Industriale) e di conseguente tutela occupazionale.