Tutela e sviluppo sostenibile grazie ad una governace basata sull’interazione intelligente tra l’ente parco e i privati che popolano e produco in Riserva.
Questa è sempre stata l’arma vincente del Consorzio di Torre Guaceto sul campo della protezione e della promozione dell’area.
E i risultati ottenuti negli anni ai quali vanno continuamente ad aggiungersene di nuovi sono i motivi per i quali Legambiente Puglia ha identificato la Riserva quale modello virtuoso di gestione di area protetta.
Negli scorsi giorni, infatti, su input del circolo Legambiente Trani, Torre Guaceto ha ospitato una delegazione formata da rappresentanti di associazioni per la tutela dell’ambiente e la promozione del territorio e del turismo sostenibile provenienti da Israele, Palestina, Tunisia, Grecia e Olanda.
Il progetto realizzato da Legambiente all’interno del programma “Erasmus +” è uno study visit chiamato “Human Landscapes” finalizzato alla conoscenza del territorio pugliese attraverso la scoperta di aree protette virtuose e realtà integrative di collaborazione tra cooperative di migranti e salvaguardia della natura.
Arrivati a Torre Guaceto, i delegati hanno potuto apprezzare il Centro Recupero Tartarughe Marine “Luigi Cantoro” una delle sole 5 cliniche pugliesi autorizzate al recupero e alla cura di questi animali, e visitare la innovata torre aragonese ed il suo allestimento museale, grazie al quale hanno scoperto la storia della Riserva.
Successivamente c’è stato l’importante incontro con i pescatori professionisti autorizzati. Evento prioritario per la conoscenza della Riserva.
Qui, infatti, come in pochissime altre realtà italiane, gli artigiani non combattono contro l’area protetta ed i limiti imposti dalla tutela dell’ambiente e dei suoi animali, anzi, sono attori nella gestione del patrimonio naturalistico e sostengono la necessità di ampliamento dei limiti dell’Area Marina Protetta. Un rapporto di interscambio e collaborazione tra il Consorzio ed i pescatori nato sotto una cattiva luna, ma sviluppato proficuamente negli anni perché gli artigiani hanno compreso quanto sia più vantaggioso proteggere il mare, ché svuotarlo.
Testimonianza ne è anche il protocollo sottoscritto tra le parti pochi mesi addietro per un’ulteriore riduzione dello sforzo ittico pari al 40%. Collaborazione di fondamentale importanza se si tiene conto del fatto che non esiste alcuna legge nazionale che disciplini la pratica della pesca. Tanto è che oggi, all’interno del progetto Cap Salento illustrato alla platea da Marcello Longo consigliere Slow Food, il modello ideato a Torre Guaceto è in via di replica in altre aree protette pugliesi come quelle di Porto Cesareo e Ugento.
Successivamente, la delegazione ha incontrato alcuni dei produttori di vino, pomodoro fiaschetto e olio della Riserva, Agricole Vallone e Pietrasanta. Tutti produttori bio e in conversione. Anche in questo caso, persone molto intelligenti ed amanti del territorio. Grazie ai loro sforzi e all’impegno in tema di sensibilizzazione in tema di sostenibilità ambientale e al sistema premiante adottato dal Consorzio, negli ultimi 10 anni i terreni agricoli della Riserva sono passati da una percentuale di coltivazione bio pari a zero, al 30 attuale.
E non solo, oggi Torre Guaceto porta in alto il proprio nome nel mondo anche grazie ai prodotti di qualità delle aziende che qui operano che non solo fanno parte della comunità del presidio Slow Food del pomodoro fiaschetto, ma godono anche dell’assegnazione del marchio “Oro del Parco” che certifica l’olio prodotto in Riserva.
A seguire, c’è stato l’incontro con gli operatori turistici della cooperativa Thalassia che opera a Torre Guaceto, coloro che accompagnano gli utenti alla scoperta della Riserva e grazie ai quali si insegna alla gente quanto sia più bello abbracciare un albero piuttosto che sradicarlo, quanto sia più gratificante camminare a piedi in natura, piuttosto che in auto.
La giornata di “Human Landscapes” è stata un’ottima occasione grazie alla quale Torre Guaceto ha potuto farsi conoscere e dare spunti di riflessione a gente proveniente in alcuni casi da molto lontano e soprattutto un fruttuoso momento di interscambio perché quando c’è l’amore per l’ambiente non esistono confini e culture diverse che tengano. La natura unisce, spinge tutti noi a cercare l’armonia nel caos imperante.