Il Centro per l’impiego? Senza capo e tanta coda

di Giancarlo Sacrestano per IL7 Magazine

Per diversi giorni l’impegno del giorno di Serena è stato quello di iscriversi al Centro per l’impiego di Brindisi. Impegni di studio le hanno fatto rimandare l’appuntamento, con l’iscrizione, al 6 di settembre, quando, per sua informazione, si è recata in via Cappuccini, ma ha trovato il Centro, assolutamente inaccessibile. Erano trascorse appena le 11 e la situazione era al limite del grottesco. Le grandi saracinesche abbassate e nessuna segnalazione, né informazione. All’interno del vasto androne, un ragazzo cercava la via di uscita e da lui, apprendeva che l’ufficio era aperto, ma bisognava arrivare molto presto al mattino, perché era possibile entrare in non più di 60, dopo di chè l’ufficio sarebbe stato letteralmente chiuso.
Per vie assai traverse, Serena viene a conoscenza del fatto che, bisogna recarsi abbastanza presto al mattino, per segnare il proprio nome ed attendere fiduciosi di non essere già oltre il fatidico n. 60.
All’orario di apertura, quasi tutti i firmatari di un foglio assai precario, sono presenti e vengono ammessi nell’androne e si guardano tutti bene dall’allontanarsi, avendo paura di perdere la priorità acquisita.
Su un piccolo pezzo di carta, un messaggio laconico: “Si comunica che a far data 05.09.2018, previa autorizzazione della Regione Puglia il Centro per l’impiego di Brindisi in orario mattutino, potrà ricevere per motivazioni organizzative e di Ordine Pubblico potrà accogliere e soddisfare per le attività d’ufficio un massimo di 60 utenti”.
Il piccolo messaggio è firmato dalla dirigente del Coordinamento del Marcato del Lavoro Alessandra Pannaria. (La punteggiatura e il nome della dirigente sul foglio sono approssimativi)
Dopo mezz’ora, le grandi saracinesche che affacciano su via Cappuccini vengono abbassate e la scena che si realizza, ha il sapore macabro ed inguardabile in pieno XXI secolo. Una vera e propria frontiera invalicabile si frappone tra chi è dentro e chi fuori. I primi segnali di dissenso si smorzano, perché nessuno è lì per vacanza, ma per necessità. L’aria calda fa sentire il suo asfissiante torpore, ma questo è niente rispetto a quello che accade da lì a qualche minuto, quando i sessanta “fortunati” della giornata, sono invitati all’interno degli uffici e la pesante serranda di metallo, chiude persino la vista di quel che avviene nell’androne. 60 utenti più il personale, costretti in un luogo a dir poco insalubre e per chi ci lavora e per chi dovrebbe ricevere un servizio.
L’aria è più condizionata dalla tensione emotiva che dai motori, col risultato che la temperatura sale e il respiro diventa faticoso. Capire che la situazione ha oltrepassato i limiti di sicurezza sanitaria, fa a pugni col bisogno di sottoscrivere il Patto di Servizio Personalizzato, tra l’Ufficio per l’Impiego e il disoccupato. Sulla ricevuta, non è chiaro in cosa consista il Patto, è chiarissimo invece che di lavoro non se ne parla, se non a voce e a voce l’utente riferisce che forse e se ha capito bene, sarebbe cura del Centro per l’Impiego promuovere e provvedere a metterlo in contatto con i datori di lavoro. Sarà pure che l’utente abbia compreso bene, quello che la brava impiegata gli ha spiegato, ma pare assai difficile che un ufficio che si mostra impotente nel gestire una situazione di semplice ospitalità e di voler rappresentare per l’utente, il primo approccio col mondo del lavoro, abbia la consapevolezza di non essere più facilitatore ma improvvida barriera, tra domanda ed offerta di lavoro.
Nei giorni successivi, la faccenda è andata sempre più peggiorando, ma ad oggi, martedì 18, nessuna soluzione per le migliaia di utenti dell’Ufficio per l’Impiego a cui manca certezza di una collaborazione fattiva. C’è chi reclama riaperture degli uffici periferici, ma a guardar bene a lavorarci ci dovrebbero andare dei volontari, che soldi la Provincia, non ne ha.
Sul sito della provincia infatti è apparso, nelle ore scorse, un comunicato relativo agli utenti disabili per i quali sarà attivo un ufficio presso la sede dell’Amministrazione, con entrata da Piazza Santa Teresa.
Dietro tutto questo caos certamente la estrema precarietà dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi, che andrà alla elezione del nuovo presidente il prossimo mese di ottobre, ma che ha visto proprio un anno fa, la dirigente al coordinamento del Centro per l’Impiego, Alessandra Pannaria, con altri, ottenere il nulla osta per passare ad altro Ente.
Se la dirigente, legittimamente, si è andata a cercare altro lavoro, bene ha fatto, come bene non sanno fare, quanti si sono andati a cacciare nella brutta storia, di trattare il tema del lavoro nella sua più estrema vulnerabilità, la ricerca e la informazione corretta, e ridurre gli utenti abili o disabili che siano, a veri martiri. Ognuno, applicando una regola che sta diventando troppo consueta: con la nave che va alla deriva, si sente legittimato a regolarsi solo e soltanto per i fatti e tornaconti propri.