Il poeta Virgilio, la sua morte a Brindisi e il mistero della sua casa

di Alessandro Caiulo per il7 Magazine

Si avvicina la data del 21 settembre, anniversario della morte di Publio Virgilio Marone, il poeta che cantò i fasti di Augusto imperatore attraverso la sua opera più famosa, l’Eneide, ma di cui, al netto della vena epica, non si può sottacere il suo amore per la natura, che ispirò le Bucoliche e l’ammirazione ed il rispetto per le attività contadine, tanto lodate nelle Georgiche.
Ovviamente questa data è importante e sentita in città, più che altrove, in quanto Virgilio il 21 di settembre dell’anno 19 a.C. o, come avrebbero detto i suoi contemporanei, tredecim diebus ante October Calendae anni DCCXXXIV ab Urbe condita, morì proprio a Brindisi dove era sbarcato qualche giorno prima di ritorno, già ammalato, da un viaggio in Grecia, effettuato per trovare l’ispirazione utile a dare il tocco finale al suo grande poema epico.
Sentendo vicina la morte e sconfortato dal non poter aver dato un’ultima lustratina alla sua opera, chiese ai suoi fidati collaboratori Vario Rufo e Plozio Tucca di bruciare il manoscritto. Cosa che, fortunatamente, non fecero e, anzi, riferita questa circostanza ad Augusto, che non vedeva l’ora di poter leggere la tanto agognata opera di propaganda imperiale, ordinò allo stesso Rufo, il quale era un discreto poeta, di rivederla e pubblicarla al più presto.

Non ci furono problemi, invece, ad esaudire l’altro desiderio espresso da Virgilio in punto di morte, quello, cioè, di essere seppellito nella sua amata Napoli, dove fu eretto un mausoleo in suo onore.
Certamente Virgilio non si è limitato a venire a morire a Brindisi, ma vi già era stato in precedenza, come era inevitabile a quei tempi in cui Brundisium era non solo una delle città più importanti del mondo romano, ma anche il più importante porto del Mediterraneo.
Sicuramente, e ne abbiamo prova letteraria certa, ci venne, poco più che trentenne, nella primavera del 37 a.C., in compagnia di Mecenate ed Orazio, oltre che degli inseparabili amici Vario e Plozio, dopo una lunga scarpinata di due settimane seguendo non la tradizionale via Appia che passava da Taranto ma il percorso più breve della allora non ancora esistente via Traiana.
Questo viaggio fu una vera e propria missione diplomatica voluta da Ottaviano (il futuro Augusto) nel tentativo di scongiurare una nuova sanguinosa guerra civile con Antonio, uno dei cesaricidi, e fu reso celebre dalla satira di Orazio che lo descrive con toni allegri e giocosi e termina il racconto con la celebre frase “e della lunga via Brindisi è il fine”.

L’interno della Casa di Virgilio

Probabilmente Virgilio ci sarà passato anche un altro paio di volte diretto o al ritorno dalla Grecia, meta irrinunciabile per i letterati latini, ma da qui a dire che fosse mezzo brindisino o avesse legami affettivi particolari con la città o con qualcuno dei suoi cittadini ce ne corre davvero.
Molto più brindisino di lui fu certamente Marco Tullio Cicerone, il quale non solo soggiornò per lunghi periodi della sua vita -anche per dieci mesi consecutivi- ma vi aveva amici sinceri (primo fra tutti Lenio Flacco che, ahimè, ricordiamo solo come nome di un piazzale sul lungomare) e nei suoi scritti, nelle sue lettere private e finanche nelle sue celebri orazioni non smise mai di lodare Brindisi ed i suoi abitanti a cui riconosceva il merito di avergli salvato la vita quando, caduto in disgrazia nell’Urbe, fu accolto, protetto e coccolato a rischio di un bell’impiccio diplomatico fra le due città. Per questo il grande oratore giurò gratitudine eterna a Brundisium.

Tornando al nostro poeta ed al suo legame assai più tenue con la città di Brindisi, gli storici tendono a ritenere solo una leggenda la circostanza che possa aver posseduto una casa, dal momento che è assai più probabile, stante l’importanza e la notorietà del personaggio e gli usi dell’epoca, che le famiglie più facoltose facessero a gara per poterlo eventualmente ospitare.
E la casa di Virgilio, i cui ruderi sono attualmente celati dentro una palazzina eretta un secolo fa, e che appare come una sorta di oggetto dei desideri, capace di convogliare orde di turisti allora cos’è?
Si tratta probabilmente di una costruzione risalente al tardo impero, qualche centinaio di anni dopo la morte del poeta, che alcuni secoli fa è stata indicata sia in alcuni saggi letterari che in antiche stampe, come la casa di Virgilio o, meglio, la casa dove morì Virgilio: per alcuni una semplice locanda sul porto, per altri una vera e propria abitazione, anche se appare evidente che un personaggio della sua caratura, giammai poteva essere degnamente ospitato, insieme ai suoi inseparabili amici e la servitù con cui si usava mettersi in viaggio, nelle poche stanze di quella casetta e, poi, il porto di Brindisi allora molto più che ora, era davvero il luogo più caotico che una metropoli antica, come, allora era la nostra città, potesse avere. L’esatto contrario di ciò a cui aspirava il nostro “bucolico” amico.

Non è nostra intenzione sminuire la romantica visione che vede in cima alla scalinata “virgiliana” che porta alle colonne romane l’ultima dimora in terra del cantore delle gesta di Enea, dal momento che come luogo simbolo del passaggio di Virgilio da Brindisi e del suo transito verso la vita eterna, è del tutto lecito valorizzarla, con manifestazioni di ogni genere sia culturali che meramente turistiche.
Ne abbiamo parlato con Anna Cinti, presidente dell’associazione «Le Colonne» che gestisce il Museo Faldetta nella palazzina del Belvedere ai piedi della scalinata Virgiliana, proprio di fronte alla Casa di Virgilio.

La Casa di Virgilio

Lungi da me il coinvolgerti nella disputa che periodicamente si accende, fra storiografi ed amanti delle leggende, sulla esatta identificazione della Casa di Virgilio a Brindisi, ritenuta da molti studiosi un’autentica “boutade” sorta nel XVI secolo o giù di lì, ma qualcosa va detto sul fascino che esercita la casa romana nascosta alla vista da una costruzione edificata un centinaio di anni addietro affianco alle Colonne Romane, anche perché, se non ricordo male, fosti proprio tu, con l’Associazione Le Colonne, nel maggio del 2014, a farla visitare per prima, in occasione della manifestazione “adotta un monumento”. Ce ne vuoi parlare?
“Sono tante le leggende legate alla figura di Virgilio e tra queste troviamo anche quella che definirei “brindisina”. In questi anni, tantissimi visitatori si sono recati presso la Palazzina del Belvedere, che ospita la Collezione Archeologica Faldetta, chiedendo notizie della nota “Casa di Virgilio”. Una curiosità espressa anche dal mondo scolastico: nell’ambito del progetto “Adotta un Monumento”, molte scuole, in primis l’Istituto Comprensivo “Virgilio”, hanno scelto di studiare “la Casa” e garantire la pubblica fruizione per la giornata conclusiva. Ma, oltre a questo progetto, abbiamo organizzato altre iniziative in collaborazione con il Comune di Brindisi e il Fondo Ambiente Italiano, grazie alla disponibilità dei proprietari. Si è potuto constatare, effettivamente, che c’è tanto interesse. Un interesse dettato sicuramente dal desiderio di accedere in una casa privata sulla quale aleggia questo forte legame con il sommo poeta. Al di là di questa disputa, ricorderei che, successivamente al congresso dell’ottobre del 1981, per il bimillenario della morte di Virgilio, fu innalzato un Monumento ad opera di Floriano Bodini come testimonianza del legame tra il poeta con la città di Brindisi e, da quell’anno, che si discute di un eventuale gemellaggio con Mantova o di istituire un parco letterario. Purtroppo nulla di questo è stato fatto, ancora”.
Inevitabilmente ci siamo ritrovati proiettati indietro nel tempo di un paio di millenni, in quella che era una delle più importanti città dell’intero bacino mediterraneo ed a questo punto sorge spontaneo il dubbio se sia davvero necessario andare dietro a leggende dal lontano sapore celtico, o sia decisamente meglio puntare sulla tanta storia documentata e sui beni monumentali e farli meglio conoscere ai brindisini, specialmente ai più giovani ed ai tanti visitatori provenienti da ogni dove che in estate come in altri periodo dell’anno, passeggiano per le nostre strade, un tempo calpestate da personaggi del calibro di Virgilio, Mecenate, Orazio, Cesare, Pompeo, Augusto, e molti degli imperatori romani che gli sono succeduti. Cosa ne pensi?
“Oggi i turisti sono curiosi, hanno sete di conoscenza e si muovono esclusivamente per visitare città d’arte, mostre, musei e monumenti. Ma anche gli stessi cittadini vorrebbero conoscere ogni angolo della propria città, basti pensare alla grande partecipazione ottenuta durante le Passeggiate Patrimoniali, organizzate qualche mese fa. Al di là di ogni leggenda, Brindisi ha tanto da raccontare; dispone di un patrimonio inestimabile in termini storico, artistico e culturali che, se adeguatamente valorizzato, potrebbe costituire un motore di sviluppo. Raccontare un territorio dal punto di vista storico non è un’azione facile e immediata. Occorre dunque educare e rieducarsi, in un percorso di progressiva corresponsabilizzazione personale e collettiva nei confronti di una eredità che non ha eguali nel mondo ed attorno alla quale è possibile ricostruire nuove trame identitarie e nuovi percorsi di sviluppo socio-economico, partendo ovviamente dalle nuove generazioni”.

Brindisi non è solo l’antica Brundisium, ma è anche la medievale Brandizio, come la ricorda il padre Dante, che si accompagnava per le vie dell’Inferno e del Purgatorio proprio a Virgilio e non c’è dubbio che più che le sue opere (Georgiche, Bucoliche ed Eneide), la sua fama planetaria sia dovuta proprio dall’essere stato scelto come guida dal Sommo Poeta. Sicchè, mi vien quasi da voler tentare un paragone fra la visita guidata, ante litteram, che Virgilio fa compiere a Dante e come tu immagini che debbano essere concepite e svolte le visite turistiche guidate all’interno di una città come Brindisi –ricca di tremila anni di storia al punto da non poter essere limitata e cristallizzata al solo periodo romano – affinchè possa sublimarsi al massimo l’itinerario prescelto. E’ così?
“Dante vede in Virgilio la figura ideale come guida nel suo viaggio, sarà grazie alla sua compagnia che non sarà più spaurito o un anonimo viaggiatore, ma consapevole del suo percorso. L’esempio sarà un po’forzato, ma il turista che sceglie l’arte è alla ricerca di “esperienze culturali” che non possono essere soddisfatte soltanto dalla visita a un monumento o a un sito. Al centro di queste esperienze vi è la relazione. Per dirlo in altre parole, la guida deve farsi interprete del patrimonio. Ma partirei dal coinvolgimento dei cittadini! L’iniziativa riguardante le “Passeggiate Patrimoniali” è solo un incipit di un progetto ambizioso che partirà a breve. Credo per avviare itinerari in città è fondamentale promuovere la consapevolezza tra i cittadini delle risorse patrimoniali del territorio in cui vivono. Sarebbe auspicabile raccontare la città e il territorio su base tematica, valorizzando particolari aspetti caratteristici e distintivi. Per organizzare nuovi e coinvolgenti itinerari sarebbe interessante sviluppare un museo a cielo aperto, un museo diffuso che possa armonizzare le diverse risorse culturali come i musei, i parchi, le memorie documentali, le piazze, i personaggi illustri per fare un esempio. Tutto questo sarebbe possibile attraverso un reale e concreto dialogo tra i diversi attori del territorio”.

Per ultimo una domanda sulle iniziative in programma nei prossimi mesi e su cosa state mettendo in cantiere come Associazione Le Colonne che da sempre si occupa proprio della valorizzazione e della divulgazione della conoscenza del patrimonio culturale e monumentale del territorio: cosa bolle in pentola?
“L’estate è appena terminata, ma siamo pronti con una nuova programmazione. Si parte a breve con il programma di educazione al patrimonio culturale, rivolto alle scuole. Incontreremo gli insegnanti per confrontarci sulla nostra offerta didattica. Continueremo con le Passeggiate Patrimoniali e ad accogliervi presso il Castello Alfonsino di Brindisi, il Castello Dentice di Frasso di Carovigno, la Biblioteca Comunale Salvatore Morelli e presso la Collezione Archeologica Faldetta ai piedi della Scalinata Virgiliana”.