L’amorale della favola – Racconti al balcone

di Ida de Giorgio per il7 Magazine

C’era una volta una principessa che viveva in un reame lontano lontano. Troppo lontano. Fra green pass, dosi di richiamo, tamponi, mascherine e tossetta da saliva di traverso trattenuta fino all’asfissia per evitare sospetti, un povero principe avrebbe troppe difficoltà ad arrivare all’altro capo del mondo, specialmente su un destriero. Diciamo, allora, che la principessa abita in una bella villa del Casale e il principe in una masseria ristrutturata nelle vicinanze. Nessun regno, ma un B&B con spa, bagni di fieno e maneggio. Laurea in Marketing e Management e tre o quattro lingue fluentemente parlate. Al posto del cavallo, che resta a brucare tranquillo nel suo recinto, un’auto elettrica di ultima generazione. Azzurra. Per raggiungere la sua bella, il giovanotto parcheggerà su Via del mare, con tagliando orario di ampio respiro, e salirà sulla mitica motobarca per attraversare il porto. So che vi chiederete perché non ci è andato in macchina, visto che è ecologica e quindi in linea con la green economy. Ma volete mettere il romanticismo dell’arrivo via mare? Lei che lo attende sul balcone come Giulietta e lui che la saluta dalla prua. Con il sole che fa scintillare i suoi biondi capelli, il blu degli occhi e, naturalmente, il sorriso sfavillante da sbiancamento recente. Un principe deve avere queste caratteristiche, oltre al fisico palestrato. La stessa regola vale per la principessa. Avete mai sentito parlare di eroine poco avvenenti? Per fortuna, non c’è difetto che un buon parrucchiere e un’ottima estetista non riescano a moderare. E sia chiaro, parlo di difetti solo per rispettare le regole base delle fiabe, perché le donne, tutte, non hanno nessuna imperfezione. La prova è che sono state create per seconde.
Il Signore, nella sua saggezza, ha fatto prima un esperimento, una prova generale, per essere sicuro di non commettere alcun errore nella versione definitiva. Ora, chiarito il concetto, la nostra principessa la rappresentiamo con capelli lunghi e corvini, tipico tratto delle parti nostre. Ma andrebbero bene anche blu, viola o rosa, come più le aggrada per restare al passo con i tempi. Ciglia lunghe a incorniciare lo sguardo. Ce ne sono di meravigliose, finte. Ingegnere, pilota di aviazione, ricercatrice chimico-farmaceutica. Una di quelle professioni che si ritenevano inadatte alle donne fino a poco tempo fa. Se la scuola fa di tutto per invogliare le studentesse a iscriversi a facoltà tecniche e scientifiche, il potere suggestivo di una geniale mente femminile contribuirà alla grande a stimolare la voglia di intraprendere strade inusuali. Una volta creata la coppia ideale, bisogna costruire la trama. Tutte le storie hanno un unico filo conduttore: i protagonisti devono passarne di tutti i colori, affrontando una sequela di ostacoli. Di esempi ce ne sono una caterva. Penelope e Ulisse, Renzo e Lucia, Lizzy Bennet e Mr. Darcy, Tarzan e Jane, solo per nominare qualche coppia che ha avuto un lieto fine. Perché anche questo è d’obbligo, nelle fiabe. E quali traversie potrebbero affrontare i nostri, belli, affermati e senza problemi apparenti? La salute non la tocchiamo, già viviamo in un momento critico, il lock down troppo ovvio e, purtroppo, anche i problemi con il lavoro.
Sbarco di alieni, poco probabile. Terremoto, speriamo proprio di no. Restano i soliti, triti, ma sempre avvincenti problemi d’amore. Il padre di lei si oppone al matrimonio. Dubito abbia da ridire su quel poveretto con tutte le qualità al posto giusto. Perché diamo per scontato che sia anche irreprensibile, premuroso e affidabile. Lui si invaghisce di un’altra. E chi se ne frega? Quanto ci potrà mettere la nostra eroina a dimenticarlo? Non si farà suora per questo. Certo, però, se la situazione è ribaltata, ci sarebbe un minimo di originalità. Lei perde la testa per un altro, ma non belloccio e morigerato come il primo. Uno che possa incutere riprovazione o almeno disappunto. Forse un rapper? Troppo Ferragni. Un medico senza frontiere che la coinvolge in una missione in Mali. Troppo buonista. Un calciatore. Troppo velina. Un politico.
Troppo di troppo. Un diplomato al conservatorio che si adatta a fare consegne con Deliveroo con il sogno di dirigere un’orchestra al Metropolitan di New York. Umili origini, padre assente, madre oberata dai sacrifici per garantire il futuro del figlio, violino suonato per strada per raccattare due spiccioli. Insomma, il vissuto standard dei partecipanti ad Amici della De Filippi. Ci sarebbe tutto ciò che serve per una bella vicenda strappa lacrime: divario sociale ma non eccessivo, desiderio di riscatto, gratitudine per mamma sua bella, perplessità dei genitori di lei, strazio del pretendente ufficiale, dubbi della principessa. Perché, sarà anche innamorata, ma la spa rispetto all’elemosina lo suscita, un dubbio amletico.
E la fine quale dovrebbe essere? Ritorno a casa Lassie o volo verso la grande mela, magari con la nuova Alitalia a suspense soppressione, visto che la carta del Titanic con annesso naufragio è già stata giocata? E la morale quale sarebbe? Non si lascia la strada vecchia per la nuova? Meglio un uovo oggi che una gallina, forse, domani? Meglio un giorno da leone che cento anni da pecora? Perché, se la ragione ci porta inevitabilmente al confort, è l’avventura a scatenare la passione. Ma anche così, che banalità. Ci vorrebbe un colpo di scena. Un bell’abbandono sull’altare nel pieno della marcia nuziale. Lei molla lui, che sia lo spiantato musicista o l’avveduto rampante, e fugge su un cavallo bianco. Con un’altra donna. Astronauta, pittrice o amazzone in un circo. Perché l’amore non conosce ostacoli e neanche differenze di sesso. E i due derelitti? Potrebbero consolarsi a vicenda e chissà che da cosa non nasca cosa. La felicità è un diritto da vivere con chi vogliamo. Questa è la morale migliore. Con buona pace degli applausi in Parlamento.