Mesagne cammina lungo l’Appia: un itinerario volàno sociale ed economico

Nel mentre sto per avviarmi alla tappa che mi porta a percorrere a piedi il tratto della via Appia che attraversa il comune di Mesagne, leggo la buona notizia che fa sintesi con uno dei primari obiettivi di questo cammino: accompagnare un tempo di riflessione a lato del percorso che i comuni della provincia interessati all’APPIA PROJECT si stanno offrendo per definire un possibile protocollo d’intesa.
Leggo che qualche giorno addietro, il Comune di Mesagne ha approvato in Consiglio comunale la convenzione per la gestione associata dell’area archeologica messapica di Muro Tenente, col comune di Latiano. Un comitato scientifico si occupa della tutela del Parco archeologico e della programmazione delle attività intercomunali, dopo intese sottoscritte dalla Soprintendenza archeologica, dalle due amministrazioni, dal dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento e dalla facoltà di Scienze umanistiche della Libera Università di Amsterdam, che ha contribuito agli scavi.
L’ atto – approvato all’unanimità continuo a leggere – in continuità col lungo percorso compiuto è una svolta attesa verso l’obiettivo di “piena fruibilità del Parco”, per il quale serve “un piano gestionale congiunto e ulteriori e più importanti investimenti finanziari. La convenzione è un atto necessario per accedere alle misure regionali disponibili e alle opportunità di finanziamento”. Il sindaco di Mesagne ha aggiunto di aver discusso del documento approvato “sin dallo scorso ottobre col sindaco di Latiano, Mino. Un percorso intrapreso più di 25 anni fa, quando l’équipe olandese guidata dall’ormai concittadino mesagnese, il professor Gert-Jan Burgers, ha trovato interesse ad indagare con scavi sistematici.
Nel mentre cammino lentamente verso la prima meta che mi aspetta alla periferia orientale di Mesagne, mi ritornano alla mente le parole incise nell’inchiostro da Cesare Teofilato, il francavillese cultore di storia, intellettuale delicato, nonché sindaco dal 1944 al 1946 della città degli Imperiali.
Egli scrive: “Io dico che se ne le tue vene non circola l’eredità dei millenni, che se nel tuo cuore non canta il poema de le lontane memorie, tu non sei un uomo, non rappresenti un popolo, né puoi vantarti d’essere membro d’una nobile città”.
È lungo circa 5.000 i passi il tratto di strada, tutta agevole ed asfaltata, che mi separano dal confine dal comune di Brindisi, sino al tempietto di San Lorenzo Martire, posto alla periferia orientale di Mesagne, e già evidenti e marcate si mostrano le differenze con il percorso accidentato, frastagliato a tratti inesistente, che ha coperto il tratto della Via Appia nelle campagne del comune di Brindisi.
Mi pare d’aver percorso molti chilometri, proprio tanti ed invece, sono pochissimi e la differenza è evidente e denuncia chiaramente un deficit di potenzialità da spendere nell’immediato per la fruizione di di un bene che se ben interpretato è capace di determinare una accelerata verso l’economia di sistema sostenibile di cui forse non tutti hanno percepito limiti e costi.
Dispiace guardare indietro, ma la difficoltà vissuta nel tratto brindisino.
Mi accompagno in questo cammino laico, a figure del passato e a loro lascio qualche riga per presentare Mesagne.
Il Marchese Carlo Ulisse De Salis Marschlins nel suo viaggio nel Regno di Napoli scrive:
A mezza strada tra Oria e Brindisi, a circa un miglio dalla via carrozzabile, rimane Micania, un feudo che rammento solo perché l’ultima proprietaria, la marchesa Micania, che ho avuto l’onore di conoscere a Napoli è forse la più bella donna che vanti l’Italia. Io credo che sia ben difficile trovare la taglia di una persona così perfetta unita ad una carnagione così bella e ad occhi così splendidi: ai tempi dell’antica Grecia sarebbe stata degna della distruzione di Troia; ed in tempi più moderni molte lance si sarebbero spezzate in suo onore, da avventurosi e galanti cavalieri.
Giuseppe Geva Grimaldi nel suo “Itinerario da Napoli a Lecce” scrive:
I campi di Mesagne sono piacevolmente terminati da siepi di agave, volgarmente sempreviva. Il maestoso stelo di questa pianta che s’innalza fino a dodici piedi; è la forma ed il colore delle sue foglie le dà un non so che di straniero che piace e trasporta l’immaginazione ai paesi dell’oriente. Questa pianta è utilissima: le api ne traggono un miele delizioso; la decozione de’ suoi fiori è giovevole in alcune malattie; dalle sue foglie lunghe talvolta sino a sei palmi si trae per mezzo della macerazione un filo che serve a molti usi.
“Mesagne ha lugubre menzione nella storia patria per la vendetta di Manfredi, che la saccheggiò e la distrusse.”
I signori citati scrivevano al fine del XVIII secolo, mentre a me sale agli occhi la immagine di città dalla forte propensione a crescere. Giungo con queste riflessioni alla prima ed essenziale tappa che pone i viaggiatore nelle condizioni di volgere lo sguardo alla notevole mole di memoria che in questa città si conserva e che, da qualche anno si fregia della nobile titolazione di “Civitas Mariae”.
Correva l’anno 1743 ed era il giorno 20 del mese di febbraio, quando l’intero Salento fu scosso da un violento terremoto. I mesagnesi, ritenutisi graziati dalla Madonna per lo scampato pericolo, vollero titolarla patrona della città e la data ancora resta incastonata nella ricorrenza che vede la Madonna del Carmine, devotamente invocata.
Risale al V-VI secolo il tempietto protocristiano che, come scrive Rosario Urlaro: “Nel 1575 la chiesa, già di rito greco e in possesso della diocesi almeno dal 1260, venne ceduta dall’arcivescovo Bernardino de Figueroa al capitolo della collegiata di Mesagne. L’abbandono dell’edificio nel corso del XVI secolo e il suo riuso nel successivo, può legarsi al rapporto fra città e territorio, al progressivo espandersi dell’abitato nella fascia suburbana dei giardini.” Nella seconda metà del XIX secolo la basilichetta fu adattata a deposito comunale. Dopo i restauri avviati nel 1986 la chiesa è stata riconsacrata e riaperta al culto nel 1998”.
L’antico tracciato della via Appia prosegue nell’area urbana proseguendo su via San Lorenzo Martire, per proseguire sulla medesima direttrice su via Francesco Vita per un totale di 450 passi. Qui una fontana pubblica ed una colonna di epoca romana in marmo peperino, posti sul lato sinistro della via disegnano il punto di congiunzione con l’attuale percorso titolato alla SS Statale .7 Appia che in questo tratto urbano è denominato Via Brindisi. Una sosta dinanzi a questo luogo è necessario poichè vi insiste il complesso parrocchiale dell’Annunziata, la chiesa ed il convento che fu dei padri Domenicani nella quale, fra gli altri pregevoli lavori si conservano: una tela, datata 1617 e firmata dal mesagnese Gian Pietro Zullo, che ritrae la Vergine col bambino che appare a San Giacinto; un crocifisso ligneo attribuito a padre Angelo da Pietrafitta; una tela con il beato Lorenzo da Brindisi attribuita ad Oronzo Tiso.
L’ingresso sulla principale via della città prosegue per circa 280 passi per arrestarsi nella piazza grande, compresa tra la chiesa dell’Immacolata a sinistra da cui prende avvio la via per San Vito dei Normanni, la Porta Grande, ovvero il principale accesso al centro storico, per le cui vie si dipana il rinato percorso sociale che rende oggi, Mesagne, epicentro e motore effervescente noto ben oltre i confini provinciali.
Oltre al castello che è divenuto luogo di promozione e conservazione col suo museo, il ritrovato sito archeologico su una piccola area privata. Nell’estate del 1997, in via Castello, la Soprintendenza Archeologica per la Puglia ha portato in evidenza sei tombe del tipo a semicamera, protette, cioè, da muri e coperte da lastroni, databili al III – II secolo a.C. Già note alla letteratura archeologica e, purtroppo, anche agli scavatori clandestini, le tombe, parzialmente sconvolte e manomesse, risultavano dipinte e con iscrizioni messapiche.
La coincidenza temporale con i lavori ed i progetti di recupero del centro storico alla sua migliore fruizione, come luogo dell’incontro e della memoria, ne ha favorito l’integrazione e la maggiore percezione sociale del bene culturale, quale volano di sviluppo territoriale.
Seguendo le indicazioni fornite dalla mappa di Mesagne ricavata dall’atlante del Regno di Napoli e che ne disegna la planimetria alla prima metè dell’800, la via Appia attraversava l’attuale porta Grande per accarezzare l’entrata del castello per immettersi nella grande piazza Orsini ed uscirne ad ovest dal lato destro della Chiesa di Sant’Anna che, che traversata l’attuale via Manfredi Svevo si introduce in Via Paduano, che fatta nettezza delle sovra strutture urbanizzate, corrisponde nel suo prolungamento con la via vecchia per Latiano.
La mappa del MIBACT indica invece che l’attuale itinerario prosegue lungo la rettilinea via Guglielmo Marconi per un totale di 2600 passi allorquando sopraggiunge ad un rondò che dissuade il traffico e smista la viabilità per le direzioni di circonvallazione. Neppure 50 passi e affrontato il rondò a sinistra, sulla destra si apre l’itinerario rurale della via Appia che come tutti i precedenti passi in territorio di Mesagne, sono comodi e resi agevoli da una via di modeste dimensioni, tutta asfaltata, con rare presenze di sterrato appena accennato. Sinuoso e agevole, il tracciato attraversa una campagna destinata ad oliveto e frequenti piante orticole stagionali. Scorrono facili i 6000 passi che conducono il viaggiatore all’incrocio con la via vecchia per Latiano, proprio dove le indicazioni dell’initerario turistico dell’Appia indica la direzione sinistra per raggiungere a pochi metri l’ingresso del sito archeologico di Muro Tenente e a destra la direzione per il vicino comune di Latiano.
Muro Tenente è un parco archeologico posto al confine fra i territori comunali di Mesagne e di Latiano. Le sue mura monumentali racchiudono un insediamento messapico abbandonato ampio circa 50 ettari.
Recentemente l’area ha visto il potenziamento della sentieristica, il restauro integrativo di una casa messapica e l’ampliamento di alcuni settori di scavo utili a comprendere il rapporto fra l’abitato, le necropoli, la viabilità interna e le due fortificazioni concentriche che racchiudono rispettivamente il centro e la periferia dell’antico insediamento messapico.
l sito archeologico presenta testimonianze relative ai Messapi, antica popolazione che abitò il Salento tra il VII e gli inizi del III secolo a. C..
A Muro Tenente, al suo valore archeologico e alle sue ricerche, dedicheremo un speciale apposito.
(Prossima tappa, Latiano)