Un mese fa il brindisino S.E.R. Mons. Giuseppe Satriano si è insediato alla guida della Diocesi di Nari-Bitonto. Ha guidato con sperimentata mitezza la diocesi calabrese di Rossano-Cariati, dove in diverse occasioni, ha manifestato la denuncia alle derive che la “Ndrangheta” determina compromettendo la corretta crescita sociale del territorio.
È nato a Brindisi l’8 settembre 1960. Dopo aver conseguito la maturità scientifica entra nel seminario superiore di Molfetta e il 28 settembre 1985, Mons. Settimio Todisco, Arcivescovo di Brindisi lo ordina sacerdote. Come per pochissimi, la sua fede lo porta in Africa nella Diocesi Laisamis Marsabit, curata dalla diocesi brindisina. In quel periodo Mons. Satriano matura esperienze che lo renderanno sempre più efficace servitore degli ultimi e dei bisognosi.
Tornato a Brindisi si conferma collaboratore mite e sicuro e le sue doti lo portano a ricoprire la funzione di Vicario generale. Nel frattempo cura la propria formazione conseguendo il baccalaureato e poi nel 2012, presso il Pontificio ateneo Regina Apostolorum di Roma, la licenza in bioetica. Il 15 luglio del 2014 Sua Santità Papa Francesco lo nomina Arcovescovo della Diocesi di Rossano Cariati di cui resta a tutt’oggi amministratore apostolico dal 20 ottobre 2020, quando il Papa lo nomina Arcivescovo di Bari-Bitonto.
Nel 2016, è tornato in Africa per consacrare una chiesa realizzata col contributo della Diocesi brindisina.
Il servizio alla Vita, reso da don Giuseppe, percorre e si consolida nel “canto” della misericordia e lo fa tra i sofferenti, gli emarginati, gli esclusi, rendendoli protagonisti di un messaggio di speranza.
Il “canto della Misericordia” è diventato motto episcopale del suo stemma, che anticamente rappresentava il simbolo del potere su un territorio, oggi è per i Vescovi, messaggio che racchiude il proprio impegno spirituale.
Misericordias Domini Cantabo. Canterò le misericordie del Signore. È il motto, tratto dal versetto 2 del salmo 89, che mons. Giuseppe Satriano, ha posto nel suo stemma araldico.
Il versetto di un salmo o un passo del vangelo o della bibbia “identificano” la missione, la vocazione, il desiderio con cui il vescovo intende esercitare il suo ministero pastorale.
La descrizione dello stemma può comprendere meglio come il segno grafico possa sintetizzare una missione e a farcela capire.
L’azzurro del fondo è il colore del cielo che si confonde con quello del mare, pur segnato con onde di tinta diversa, rappresenta col cielo, il mistero di Dio, lì dove è “il tempo di Dio”. Ma anche luoghi dove risiede il mistero dell’uomo salvato dalla sua morte e resurrezione.
La stella, posizionata in alto a sinistra, rappresenta Maria Santissima, la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, invocata dal popolo cristiano in cammino come Stella matutina e Stella maris. Possiamo imparare dalla Madonna come cantare la gloria di Dio, il suo amore per noi, la sua infinita misericordia.
La Vergine ci ha lasciato un mirabile esempio nell’inno di lode Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore…”
Le otto punte della stella rappresentano la perfezione e lo splendore propri di Dio. È in Maria che rifulge la luce del Padre. Ella, divenuta Madre di Dio, per aver dato alla luce Gesù Cristo, figlio Suo nato, morto e risorto per la nostra salvezza.
Il centro dello stemma contiene la croce gemmata. Il simbolo della nostra salvezza. Il mistero della nostra fede. Una croce preziosa, piena di gemme e oro a simboleggiare il prezzo del nostro riscatto e i dodici apostoli.
La croce, pur ricoperta di gemme preziose, ci mette di fronte al paradosso di questo infame strumento di morte, riservato ai malfattori e ai ladroni. Con Gesù, diviene strumento di salvezza.
Quel mare, quella stella, quelle pietre preziose, riecheggiano la identità di figlio della terra dove il colore è calore ed ha il profumo della natura come il sapore caldo dell’accoglienza che è la marca identificativa dei figli di Brindisi, di Puglia.
Tanto Brindisi, quanto Bari sono appropriatamente luoghi dove la cultura ortodossa ha incontrato quella cristiana e dalla vicina terra d’oriente arrivano i campioni di riferimento, San Teodoro e San Nicola.
Come a Brindisi per San Teodoro, è risaputo che San Nicola, protettore della città di Bari, sia… amante dei “forestieri”.
Lo scorso 22 febbraio la Diocesi barese ha diffuso la nota secondo cui: “all’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano è stata riscontrata la positività al Coronavirus dopo un controllo antigenico. Satriano è al momento in isolamento e presenta sintomi molto lievi”
Noi non rimandiamo ad altra data, con l’augurio di guarigione, l’affettuoso accompagnamento della sua missione di Pastore. Ad multos Annos don Giuseppe!