di Giancarlo Sacrestano per IL7 Magazine
Tra qualche settimana, ritornerà al culto, ma anche alla cura dei cittadini, la bellissima chiesa titolata a San Paolo Eremita. Esempio raro e maestoso di stile gotico e testimonianza pregevole e intensa della storia brindisina.
Ripercorrere la sua storia, la sua fabbrica, il suo ruolo nel lungo trascorrere dei suoi quasi sette secoli, è un atto di amore, in cui intendiamo coinvolgere il lettore, accompagnandolo nella “ristrutturazione” di una consapevole identità.
La chiesa di San Paolo Eremita, la città intera, rivestono un valore essenziale, non solo perché patrimonio comune dei brindisini, ma perché producono, in ognuno, benessere individuale.
Per estrema sintesi, è giusto collocare la edificazione della chiesa di San Paolo Eremita, in un contesto urbano che proprio in quegli anni cominciava a riprendere vigore dopo le devastazioni a cui la città era andata incontro.
A partire dal 1089, furono edificate in città, la nuova cattedrale e la chiesa di San San Benedetto, con l’annesso convento. A Brindisi, riparte l’attività edilizia, potremmo dire che la città ritorna ad essere luogo di residenza e di sviluppo dopo tre secoli di declino ed abbandono. Con l’avvento dei Normanni, si consolida l’idea di luogo degli scambi e della produzione. Brindisi era ancora un nucleo abitato che si concentrava sul seno di ponente del porto in quell’area che prendeva il nome di Santo Stefano, per la preesistente chiesa titolata al Santo, nei pressi delle Sciabiche.
L’idea di Federico II, di fare di Brindisi un centro commerciale e darle un assetto urbano più consono ed ancora più attivo, fu però fermata, qualche anno dopo da un’epidemia di peste, che ridusse drasticamente la popolazione e sostanzialmente lasciò la città in uno stato di declino, sino all’arrivo di Carlo I d’Angiò.
La cronaca storica dice che era il 1284, quando il re Carlo I d’Angiò, donò ai frati francescani una vasta area posta all’apice della collina nella zona di Santo Stefano, già abitata al tempo dei messapi e ampiamente sviluppata al tempo della Roma imperiale.
La collina rappresentava per Brindisi, quello che il Campidoglio poteva essere per Roma. La collina nota anche con la denominazione di “arx romana” ritornò a rifiorire allorquando vi fu edificata la “domus Margariti” casa dell’ammiraglio Margarito da Brindisi, proprio sulle vestigia di una villa romana.
La fine della dominazione normanna e l’avvento di quella angioina, ripropose, cn maggiore emergenza, la centralità di Brindisi nel contesto militare, che impose il potenziamento del preesistente castello Svevo ed il rilancio della città in ordine alla sua posizione strategica. Su Brindisi, allora, come tante altre volte nella storia, furono eseguiti importanti investimenti “pubblici”.
Morto improvvisamente Carlo I d’Angiò nel 1285, Carlo II d’Angiò si trovò a fronteggiare e vivere per tutta la durata del suo regno (1309) una difficile attività di recupero di Brindisi dal degrado.
Dopo la peste di qualche decennio prima, era sopravvenuta la carestia dovuta alla prolungata guerra contro gli aragonesi in Sicilia e della lunga sosta nel porto, di tutta la flotta militare, inclusa anche quella di base a Napoli. Nel 1298 la guerra era giunta anche a Brindisi quando la città difesa dal capitano francese Goffredo Granvilla resistette all’assedio del capitano aragonese Ruggero Di Loira che aveva già preso Otranto e Lecce. Nel 1305 Carlo D’Angiò fece costruire a Brindisi la chiesa di Santa Maria Maddalena che donò hai padri predicatori del convento di San Domenico. La chiesa era sorta nei pressi dell’attuale Via Carmine, poco distante da Porta Mesagne.
Il cantiere relativo alla costruzione della Chiesa di San Paolo, subiva anche lui la difficile congiuntura cittadina e durerà infatti ben 28 anni, tutti difficili, non solo per la società civile, ma anche per quella religiosa che proprio a Brindisi nel 1310 trova il culmine nel processo ai cavalieri templari del regno di Napoli. Circostanza, certamente, che ha molto influito sulle sorti dell’armonico dialogo tra potere politico-militare e quello religioso.
Alla morte di Carlo II, salì al trono di Napoli, il figlio Roberto, durante il cui regno Brindisi confermò la sua identità di luogo strategico. Nonostante il delicato equilibrio tra i poteri, nel 1315 il re decretò che le unità di pesi e misure adottate a Brindisi, dovevano adeguarsi le unità di misura di Terra d’Otranto, dichiarando “che la città di Brindisi è più famosa che le altre città e terre di tutta la provincia”.
Nel 1320, sempre in città, i cavalieri Ospitalieri edificavano in onore di San Giovanni una chiesa con annesso un loro albergo, nello stesso periodo si edificava anche la chiesa di Santa Maria del Casale mentre nel 1322 terminava la costruzione della chiesa di San Paolo Eremita.
Brindisi, si apprestava ad una stagione di consolidamento della propria identità urbana, assetto, che ancora oggi è possibile leggere tra le tante sovrapposizioni urbane che si sono aggiunte.
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