Di Marina Poci per il numero 413 de Il7 Magazine
“Ben vengano eventi come il Torneo della Legalità “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Il campo di calcio, come quello di ogni altra disciplina sportiva, può diventare terreno fertile per fare germogliare il seme del rispetto verso il prossimo e verso la collettività e per combattere contro la mafia ed ogni forma di sopraffazione e illegalità. Le istituzioni pubbliche tutte e le associazioni si devono impegnare a coltivare e diffondere questi valori. Il mio auspicio, come presidente della sottosezione brindisina dell’Associazione Nazionale Magistrati, è che la legalità non sia soltanto un vessillo, ma venga agita e tutelata nelle sedi opportune e dedicate, a partire da quella giudiziaria”: con queste parole il dottor Pierpaolo Montinaro, sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi commenta l’imminente iniziativa in programma il 25 luglio a San Vito dei Normanni, una partita di calcio nella quale si sfideranno la squadra composta da magistrati di Tribunale e Procura, insieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine, e quella composta da impiegati del Comune di San Vito e politici dell’amministrazione guidata dalla sindaca Silvana Errico.
Con l’occasione, durante la serata, nata per volontà del delegato allo Sport, Luciano Cavaliere, e giunta alla sua quarta edizione, sarà presentata in anteprima la nuova collezione di maglie del torneo giovanile di calcio a tre, che si svolgerà nel mese di settembre. Ogni squadra avrà il nome di una delle vittime delle stragi di Capaci e via D’Amelio, riportandolo sulle proprie divise da gioco: un gesto altamente simbolico, volto a trasformare lo sport in strumento di memoria e consapevolezza. A rendere ancora più speciale l’evento sarà la partecipazione di due noti e amati protagonisti del calcio italiano: Antonio Benarrivo, brindisino, ex difensore della Nazionale italiana e del Parma, e Guillermo Giacomazzi, ex centrocampista e capitano del Lecce e della Nazionale uruguaiana.
Molti i volti noti dell’impegno per la legalità che militeranno nella squadra di magistrati e forze dell’ordine: ci saranno il vicequestore Giuseppe Massaro, dirigente del Commissariato di Mesagne, insieme ai poliziotti Vincenzo Marino e Mirko Musardo, il capitano Vito Sacchi, comandante della Compagnia Carabinieri di San Vito, Lorenzo Palumbo, agente della Polizia Locale di Brindisi, William Zullo, funzionario della Procura della Repubblica, e il mesagnese Aleandro Mirilli, dottore in Giurisprudenza in tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari ex articolo 73 del decreto legge 69/2013.
A proposito dell’iniziativa, la sindaca ha parlato di iniziativa che “rappresenta il volto migliore della nostra città” e di evento che “da gesto simbolico” è divenuto “integrante della nostra identità”.
Va detto, a onor del vero, che sull’amministrazione Errico pesa come un macigno la mancata costituzione di parte civile in uno dei procedimenti penali che più hanno caratterizzato l’azione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ovvero quello contro il clan Lamendola-Cantanna, la cui base operativa era proprio una masseria in territorio sanvitese. Sempre a onor del vero, va detto che nell’occasione San Vito non è stato l’unico comune a fare la scelta di restare fuori dal processo: nessuna delle amministrazioni delle città interessate dall’azione criminale del clan è comparsa per portare le ragioni della propria comunità all’attenzione del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Lecce Alcide Maritati, che in primo grado, con rito abbreviato, ha irrogato quasi duecentosettanta anni di reclusione nei confronti dei trentuno imputati presunti appartenenti alla consorteria mafiosa di derivazione mesagnese della Sacra Corona Unita, a capo della quale vi sarebbe Gianluca Lamendola, nipote del boss Carlo Cantanna. L’unica parte civile presente nel processo è stata l’associazione “Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie)”, fondata e presieduta da don Luigi Ciotti, alla quale il magistrato, nella sentenza emessa lo scorso 11 marzo, ha riconosciuto un risarcimento di centomila euro. Ecco, forse, qualche rappresentante di Libera un posto in una delle due squadre, il prossimo 25 luglio, se lo sarebbe meritato di diritto…