![](https://www.senzacolonnenews.it/wp-content/2022/09/Schermata-2022-09-20-alle-10.15.25-644x367.png)
di Gianfranco Perri
Le cronache giornalistiche brindisine degli ultimi sessant’anni si sono occupate con regolare periodicità – e continuano a farlo tuttora – di Serafino Giannelli, sindaco di Brindisi per un intero decennio, a cavallo tra gli anni Venti e i Trenta. E lo hanno fatto sempre e solo a proposito della sua “eredità”: un cospicuo patrimonio immobiliare e agrario che quel nostro generoso concittadino d’altri tempi volle lasciare a beneficio dei brindisini, in particolare di quelli più deboli e indifesi, gli anziani. Ebbene, quell’importante lascito patrimoniale – che comprendeva anche la cinquecentesca tenuta “Pigna di San Martino” con dentro la meravigliosa “Villa Pignicedda” in stile liberty – è stato dilapidato, abbandonato e quindi distrutto, dall’incuria, dalla burocrazia e dall’incapacità degli amministratori succedutisi, quelli privati e quelli pubblici della città e della regione, i quali, invece, avrebbero dovuto diligentemente custodirlo e amministrarlo mettendolo a frutto per dare compimento ai desideri chiaramente espressi da quel benefattore: imperdonabile!
Mettendo ora da parte questo “triste” capitolo della cronaca cittadina recente, di fatto solamente una semplice appendice alla vita e all’opera di Serafino Giannelli, è forse più giusto – perlomeno per questa volta – ricordarlo per quello che fu in vita e, soprattutto, per quello che fece in vita: un brindisino al quale, riconoscendone comunque l’indubbia benemerenza, dopo vari anni dalla morte la sua città ha voluto intitolare una strada del centro storico: già via Anime, uno stretto corridoio che con i suoi due trami contigui ad angolo retto, fa da raccordo tra piazza Anime e Corso Roma.
Serafino Giannelli era nato a Brindisi il 3 gennaio del 1874, figlio di Damiano e di Rosaria Pinto. Nipote del facoltoso proprietario terriero, lo zio Serafino, sposò Concetta Tanzarella rimanendo senza discendenti diretti e morì ottantottenne, a Brindisi il 14 settembre del 1962. Fin da giovane, e con ancor più impegno dopo la morte dello zio omonimo dal quale nel 1897 aveva ricevuto in eredità importanti aziende agrarie, si era dedicato alla cura delle attività agricole. Poi, in procinto di compiere cinquant’anni, fu eletto consigliere comunale e fu nominato sindaco di Brindisi.
Fin da prima che terminasse la Grande guerra, e precisamente dal 29 luglio 1917, l’amministrazione comunale di Brindisi era entrata sotto gestione commissariale, dopo che la maggior parte dei consiglieri comunali si era dimessa per contrasti interni. Quel commissariamento era terminato con le elezioni del 24 ottobre 1920 e con la nomina dell’amministrazione del sindaco Giovanni Mazari, il quale però, dopo meno di cinque mesi, si dimise ed assunse l’incarico Giuseppe Giorgino, come sindaco facente funzioni. Poi, verso la fine del 1922 le attività della Giunta amministrativa si andarono paralizzando a causa di nuovi contrasti interni e il 2 marzo 1923 tutti i componenti rassegnarono le dimissioni, aprendosi per la città un nuovo periodo di gestione straordinaria commissariale che durò fino alle elezioni del 21 ottobre di quello stesso anno 1923. I quaranta consiglieri comunali eletti si riunirono la domenica seguente, 28 ottobre, ed all’unanimità elessero sindaco, con 37 voti su 38 presenti, Serafino Giannelli.
![](https://www.senzacolonnenews.it/wp-content/2022/09/Schermata-2022-09-20-alle-10.15.46.png)
Tra le sue prime delibere, il nuovo Consiglio comunale il 28 novembre 1923 notificò per acclamazione l’aggiunta della Croce di guerra allo stemma della città e il giorno seguente, il 29 novembre 1923, ratificò l’istituzione di un mercato settimanale da tenersi il giorno “giovedì” di ogni settimana, in piazza Cairoli, poi dal 9 settembre 1926 spostato in piazza Vittoria. In seguito, il Consiglio comunale del 14 marzo 1924 deliberò la costruzione del Parco della Rimembranza, avendone acquistato il terreno e preventivato la spesa per realizzarlo. Sarebbe stato inaugurato dallo stesso Giannelli il 6 novembre del 1927.
La Legge n. 237 del 4 febbraio 1926 istituì la figura del podestà in sostituzione del sindaco, con la durata di cinque anni, riconfermabili e a nomina mediante Decreto Reale. E con decreto del 16 dicembre 1926, il già sindaco Giannelli fu nominato podestà di Brindisi, carico che assunse ufficialmente il seguente 24 di dicembre.
« Serafino Giannelli è agricoltore e dalla sua prima giovinezza è esempio mirabile di lavoro… Nel lungo periodo in cui ha servito il suo paese, egli non ha mai conosciuto compromessi inconfessabili od incompatibili con la coscienza di galantuomo… Anima forte e generosa, egli è sempre pronto, come è sempre presente ovunque c’è da soccorrere un poverello o da consolare un afflitto o da incoraggiare allo studio un giovane senza mezzi…» [Dagli atti d’Archivio allegati alla scheda biografica relativa alla nomina del podestà Serafino Giannelli]
Nel corso di quel suo primo incarico podestarile, che durò poco più di un anno e mezzo fino a luglio del 1928, Giannelli, per conto del Comune, stipulò la cessione dalla recentemente creata provincia di Brindisi dell’ex Convento del Cristo dei Domenicani per essere destinato a sede dell’Istituto Commerciale e l’acquisto del Palazzo Nervegna dalla Banca del Piccolo Credito Cattolico in liquidazione per destinarlo a sede del Tribunale. Il Consiglio comunale deliberò l’edificazione di una nuova sede per il Liceo Ginnasio Benedetto Marzolla e Giannelli ne assegnò il progetto all’ingegnere Saverio Dioguardi e ne sollecitò ripetutamente la costruzione, che avrebbe poi inaugurato lui stesso nel gennaio 1933. La vicina Palestra Comunale Elio Galiano fu invece fatta progettare all’ingegnere Ernesto Ricci e fu poi inaugurata nel novembre del 1931.
Il 6 agosto 1928, sui muri della città i brindisini trovarono affisso un manifesto che annunciava loro le dimissioni del podestà Serafino Giannelli « Costrettovi da inderogabili e particolari bisogni personali, riprendo oggi le mie private occupazioni…»
Non ci è stato dato di conoscere le reali motivazioni di quella improvvisa, ed apparentemente inattesa, rinuncia. Ma, considerando il clima politico che a quel tempo si viveva in Italia ed in conseguenza inevitabilmente anche a Brindisi, è da supporre che probabilmente qualcosa a che vedere l’ebbe proprio quel carattere del Giannelli “che lo rendeva estraneo a compromessi inconfessabili od incompatibili con la sua coscienza di galantuomo…” Forse, quanto meno, non fu disposto a vedersi condizionata o limitata l’autonomia e la libertà decisionale. Giannelli, lo stesso giorno delle sue dimissioni, scrisse al commissario prefettizio designato, Umberto Balestrino, per informarlo di voler donare agli impiegati del Municipio tutti i mobili a suo tempo da lui acquistati con denaro proprio per l’arredo del suo ufficio di sindaco. «Essi s’intendono passati oggi in piena proprietà e disponibilità dei diciotto impiegati comunali, ai quali li ho donati per lasciare un ricordo del mio grato animo, per la pronta e affettuosa assistenza e collaborazione da loro datami nei cinque anni della mia amministrazione.»
Certo è – comunque siano andate realmente le cose che portarono a quelle dimissioni – che dopo due anni e mezzo, il 31 gennaio 1931, a Serafino Giannelli fu conferita di nuovo la carica di podestà di Brindisi, incarico che conservò per altri tre anni e mezzo, fino al 2 giugno 1934. E il prefetto Ernesto Perez così giustificò al Ministro dell’Interno la sua proposta di rinominare Giannelli: “La scelta non si presenta facile perché occorre una persona competente che, di fronte ai problemi complessi della vita cittadina, possa dedicare tutta la sua attività all’amministrazione del Comune. Ed ho avuto difficoltà di trovare nell’ambito del partito persone che abbiano le qualità necessarie, di competenza, attività e serenità. E pertanto…”
Del resto, in nessun momento per Giannelli si era affievolito l’apprezzo e la stima dei suoi concittadini, tant’è che il commissario prefettizio, Umberto Balestrino, che era stato nominato in seguito alle sue dimissioni, lo aveva da subito ratificato presidente dell’importante Comitato Pro Monumento al Marinaio d’Italia, con la seguente motivazione: “Il Grande Ufficiale Serafino Giannelli, lasciando l’ufficio di podestà, è cessato dalla presidenza de Comitato… Il suo nome però, e le fatiche da lui spese in pro’ del Monumento con salda fede entusiastico fervore di propositi e di intenti e con grande sacrificio dei suoi interessi, sono intimamente legati alla buona riuscita dell’opera… Egli perciò, si è reso degno di conservare quel posto di presidente.”
L’attività di Giannelli nell’esercizio di quel suo secondo mandato podestarile fu intensa e fruttifera. Tra tanto altro, si occupò con grande impegno della realizzazione dell’Ospedale in contrada Cappuccini, poi intitolato ad Antonio Di Summa, affidandone il progetto all’ingegnere Antonio Cafiero [e proprio all’ampliamento di quell’ospedale Giannelli destinò una parte del suo lascito patrimoniale]. Per lo stesso rione Cappuccini, incaricò all’ingegnere Ugo D’Alonzo il progetto dell’asilo d’infanzia e quindi, a Telesforo Tarchioni, ingegnere capo dell’Ufficio tecnico municipale, chiese di elaborare il progetto dell’asilo infantile per i bambini poveri del rione Montecristo; entrambi gli asili aprirono i battenti nell’anno 1935. L’ingegnere D’Alonzo fu anche il progettista del Campo sportivo comunale che, costruito in tempi record da Cosimo Piccinni, fu inaugurato in ottobre 1929.
Ma certamente fu al Monumento al Marinaio d’Itala che Giannelli, in veste di podestà e di presidente dei Comitati pro’, dedicò molte delle sue energie, prodigandosi per raccogliere i fondi necessari, ricorrendo a espedienti d’ogni tipo, sottoscrizioni, francobolli celebrativi, veglioni e spettacoli vari, tra cui i celebri concerti del tenore leccese, il suo amico personale Tito Schipa, al Teatro Verdi, nonché in altri prestigiosi teatri italiani. L’inaugurazione – certamente la più emblematica che al sindaco podestà Giannelli toccò di presiedere – del Monumento, avvenne il 4 novembre 1933 alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
Allo scadere naturale del suo secondo, meglio detto terzo, mandato, Serafino Giannelli preferì lasciare, questa volta in via definitiva, la sua attività di pubblico amministratore. Era stato a lungo primo cittadino di Brindisi in tempi di grandi mutamenti per la sua città e gli era toccato affrontare e risolvere problematiche complesse, nonché presenziare circostanze, momenti ed episodi oggettivamente rilevanti, a partire dall’elevazione di Brindisi a provincia. E lo fece dimostrando capacità, sobrietà e probità, doti tutte di cui troppo spesso – per fortuna non sempre – negli anni a venire la città di Brindisi avrebbe scoperto la diffusa carenza, tra molti dei suoi amministratori.