di Marina Poci per il7 Magazine
Si trovava a bordo di un camion con rimorchio del Regio Esercito Italiano che trasportava derrate alimentari nel piccolo comune di Villafrati, in provincia di Palermo. Scese, insieme ad un altro militare, per dare indicazioni all’autista che stava effettuando una manovra nella piazza principale, ma il rimorchio, che evidentemente non era stato ben assicurato con la corda che doveva tenerlo legato al mezzo, si staccò, travolgendolo: mentre il collega ebbe la prontezza di spostarsi ed evitare l’impatto, lui restò schiacciato tra il pesante carrello, carico forse di grano, e la parete dell’edificio alle sue spalle. Morì così, a soli ventisei anni, il soldato Giuseppe Saponaro, carovignese di stanza in Sicilia, sepolto a Villafrati da ben settantotto anni senza che ne siano mai state riportate le spoglie nel paese natale.
La sua tomba, dal 6 luglio 1943, si trova all’ingresso del cimitero siciliano, passaggio obbligato per chiunque debba raggiungere i propri cari seppelliti lì, e per questo è diventata quasi una meta di pellegrinaggio: “È stato il figlio di una intera comunità, non sono mai mancati fiori sulla sua tomba”, ha scritto la signora Marina Guarino, che, sperando in un riconoscimento da parte di qualche parente o di qualche abitante di Carovigno che conoscesse la famiglia, ha segnalato il caso sul gruppo Facebook “Ti Cerco. Appelli di persone che cercano le loro origini e i propri cari”. La comunità di Villafrati ha dunque, in un certo qual modo, “adottato” il soldato di Carovigno e in questi anni lo ha considerato a tutti gli effetti un proprio concittadino, omaggiando di fiori la sua tomba, purtroppo sfornita anche di fotografia, e curandone la manutenzione. Pare persino che una delle precedenti amministrazioni comunali, prendendo a cuore la sfortunata sorte del soldato carovignese, abbia reso più presentabile la vecchia sepoltura interrata, apponendo una lapide in marmo (sulla quale sono stati riportati i dati di nascita e morte di Giuseppe Saponaro) e provvedendo persino all’illuminazione attraverso una piccola lanterna in ferro.
La Guarino, che attualmente risiede a Taurisano, in provincia di Lecce (dove ha formato la sua famiglia sposando un salentino), è nata e cresciuta a Villafrati, in cui ancora vive parte della sua famiglia. Tutte le volte che si reca in Sicilia, la sua prima tappa è il cimitero: “Sento il richiamo dei miei cari defunti e non posso che andare a trovarli”, spiega. Durante una delle sue ultime visite, il signor Gino Verciglio, custode del camposanto di Villafrati, sapendo che la Guarino è ormai pugliese di adozione, le ha fatto notare la sepoltura di Giuseppe Saponaro, nato a Carovigno il 23 marzo 1943 e morto a Villafrati il 5 luglio 1943. Nei vecchi archivi del cimitero, il custode ha ritrovato il permesso di seppellimento firmato dall’ufficiale di Stato Civile del tempo, il quale attesta che la denuncia di morte è pervenuta negli uffici comunali il 6 luglio 1943 (quindi il giorno successivo alla morte) e autorizza la sepoltura in Villafrati, nella fossa comune (come si legge in cima al foglio). Ad ogni modo, né il documento che autorizza il seppellimento, né la copia autentica dell’atto di morte sono stati inoltrati al comune di residenza (o dell’ultimo domicilio noto) del defunto, di modo che fosse effettuata la trascrizione dell’avvenuto decesso sui registri di Stato Civile.
La spiegazione delle mancate comunicazioni al Comune di Carovigno potrebbe ricondursi alla complicata congiuntura bellica e politica della Sicilia nei primi giorni del luglio del 1943. Da qualche settimana, infatti, erano iniziati, ad opera dell’aviazione anglo-statunitense, i bombardamenti aerei su vie di comunicazione, porti e aeroporti dell’Italia meridionale e insulare. Si trattava di operazioni preliminari allo sbarco alleato che sarebbe avvenuto sull’isola nella notte tra il 9 e il 10 luglio, quindi tre giorni dopo la morte di Giuseppe Saponaro. Anche la Sicilia era stata duramente colpita dalle incursioni aeree ed è quindi ragionevole pensare che il funzionamento degli uffici pubblici non fosse esattamente regolare. In ogni caso, Giuseppe Saponaro risulta caduto in servizio, tanto è vero che sugli archivi del Ministero della Difesa ci sono i dati anagrafici del soldato, pur se manca l’indicazione del luogo di sepoltura: dunque sul foglio matricolare, che è il documento che attesta ufficialmente lo stato di servizio dei militari, inclusi il congedo e il decesso, è stato annotato il 5 luglio come giorno della morte e Villafrati come luogo in cui il decesso è avvenuto, ma nulla viene detto circa il posto in cui è stato seppellito. È possibile che la concitazione di quei giorni abbia creato disservizi anche nelle comunicazioni militari, oltre che in quelle civili. L’assenza dell’indicazione di Villafrati come luogo di sepoltura potrebbe aver precluso ai famigliari, in questi otto decenni, di reclamare il corpo di Giuseppe Saponaro (per quanto, forse, conoscendo il luogo di morte, per appurare che da Villafrati il soldato non era mai stato spostato sarebbe bastata una ricerca anagrafica presso il cimitero del comune siciliano). Secondo quanto si apprende da fonti carovignesi, il militare avrebbe almeno una nipote ancora in vita (non è chiaro se figlia di un fratello o di una sorella) e aveva un fratello, anch’egli soldato e anch’egli caduto in servizio, la cui salma i famigliari superstiti sono riusciti a riportare a Carovigno.
In verità, un Giuseppe Saponaro è menzionato, tra i morti della seconda guerra mondiale, sul Monumento ai Caduti che si trova, nella città della ‘Nzegna, in Corso Vittorio Emanuele II. Tuttavia, trattandosi di nome e di cognome piuttosto comuni nella zona, non è detto che si tratti proprio del giovane sepolto in provincia di Palermo.
Secondo quanto ricostruito, il militare carovignese era effettivo alla XII Compagnia del “Servizio di Commissariato e Amministrazione del Regio Esercito Italiano”, che aveva il compito di sovraintendere, sotto l’autorità dei comandanti di corpo d’armata, ai servizi delle sussistenze, del casermaggio, del vestiario, ed altri approvvigionamenti per l’esercito. In effetti, il fatto che fosse addetto agli approvvigionamenti spiega perfettamente le circostanze della sua morte. Del fatto a Villafrati si parlò per anni, non soltanto per la giovane età di Saponaro, ma anche perché l’incidente di cui restò vittima avvenne in pieno giorno nella piazza centrale del paese e molti vi assistettero di persona. Ne conserva ancora perfetta memoria un quasi novantenne del luogo, che preferisce restare anonimo, il quale racconta di essere stato testimone della tragedia, quando aveva circa dodici anni, perché in quel momento si trovava nella macelleria di suo nonno, che si affacciava sulla piazza teatro dell’incidente. È lui, che ha conservato un ricordo traumatico di quel giorno, a riferire l’esatta dinamica del sinistro, inclusa la circostanza che la manovra sarebbe servita a indirizzare il camion verso la casa del podestà, dove doveva essere depositato il carico.
“Penso che la cosa più giusta sia lasciarlo a Villafrati, dove è amato e custodito da quasi ottant’anni. La mia intenzione, nel diffondere le foto della tomba, era semplicemente quella di far sapere ad eventuali parenti o amici che Giuseppe è in Sicilia”, spiega la signora Marina Guarino. “Magari l’amministrazione comunale di Carovigno, avendolo finalmente rintracciato, potrebbe mettersi in contatto con quella di Villafrati e organizzare un omaggio, anche soltanto per fargli recapitare una corona di fiori. Il massimo sarebbe se in nome di Giuseppe si desse origine ad un vero e proprio gemellaggio. Carovigno gli ha dato la vita, ma Villafrati lo ha onorato una volta morto: è giusto che si uniscano nel ricordarlo”.