Tommaseo: raccolta di idee per renderlo polo di innovazione, ma per ora resta un rudere

Di Alessandro Caiulo per il numero 372 de Il7 Magazine
È recente la notizia dell’aggiudicazione, attraverso una procedura telematica negoziata, in favore di una società di Torino dall’iperbolico nome di “Stratosferica” (per cui riporto alla lettera ciò che è scritto nella determinazione comunale del 12 settembre scorso, per non correre il rischio di distorcerne il già poco comprensibile senso), del servizio di progettazione e realizzazione di progetti partecipativi, di place branding – chiedo scusa a padre Dante per questa allocuzione anglofona, il cui significato letterale è “posizionare il marchio” inserita in atti ufficiali di un comune italiano – comunicazione e definizione di business model (vedi sopra) gestionale per l’attuazione del progetto “intervento riqualificazione ex Collegio Tommaseo”, per un importo di ben ottantamila euro; in altra parte della stessa delibera prendono la via di Torino anche altri quarantamila euro per un analogo lavoro che riguarda una prima porzione dell’isola di Sant’Andrea.
A spulciare meglio la determina si intuisce che il compito affidato a tale azienda consiste, grosso modo, nell’interloquire con le realtà anche associative locali che “aggratis” dovrebbero fornire a Stratosferica, nel corso di vere e proprie audizioni, idee utili a decidere cosa fare, in concreto, in questi due luoghi una volta effettuati i lavori per cui il Comune di Brindisi sta beneficiando di grossi fondi per rimetterli a nuovo ed utilizzarli per finalità di pubblico interesse.
In particolare il progetto relativo alla riqualificazione del Tommaseo è destinatario di ben 30 milioni di euro da parte dello Stato per la realizzazione di un “polo di innovazione del mare” frase che vuol dire tutto, ma anche niente se non ci si mette d’accordo su cosa farne in concreto una volta che lo si è rimesso a nuovo e, giustamente, cosa farne bisogna stabilirlo e metterlo nero su bianco ancor prima di mettere mano alle cazzuole ed al portafogli.
Questo rinnovato interesse ci spinge a ritornare, a qualche anno di distanza dall’ultima volta e con le giuste cautele, fra le rovine del Collegio Navale e a riassumerne brevemente la storia, sulla base anche di vecchi ricordi.
A partire dalla seconda metà degli anni settanta e fin quasi alle soglie del Terzo Millennio, è stata la casbah brindisina, un luogo da cui i nostri genitori ci imponevano di non passare ma di cui i nostri nonni ci raccontavano, con malcelato orgoglio, i momenti di gloria, quelli di Brindisi Capitale d’Italia, sede del Governo Provvisorio e rifugio del re fuggitivo. I suoi spazi ampi ed accoglienti fra il 1943 e il 1946 ospitarono addirittura l’Accademia Navale di Livorno e lo stesso avvenne per l’Accademia Aereonautica Militare.
Il Collegio Navale fu intitolato a Niccolò Tommaseo, uno scrittore e patriota risorgimentale di origini dalmate, fautore dell’Unità d’Italia, la denominazione originaria completa che, forse per non correre il rischio di passare per nostalgici o, magari, perché se ne è persa la memoria storica, nessuno più pronuncia, era Collegio Navale della Gioventù Italiana del Littorio.
Fu una delle tante opere pubbliche/monumentali edificate a Brindisi nel corso del ventennio fascista, come anche il Monumento al Marinaio d’Italia, la Fontana dell’Impero, il Campo Sportivo del Littorio, oggi intitolato a Franco Fanuzzi, la Stazione Marittima, oggi sede dell’Autorità Portuale, ma anche i palazzi della Provincia e della Prefettura oltre vari edifici scolastici.
Non dobbiamo dimenticare, a questo proposito, le parole pronunciate da Benito Mussolini – ben prima della degenerazione del regime conseguente all’abbraccio mortale di Hitler, con le conseguenti obbrobriose leggi razziali e la follia suicida della entrata in guerra – a proposito della nostra città, riportate con vivo orgoglio e commossa emozione da Pasquale Camassa nel libro “La romanità di Brindisi attraverso la sua storia e i suoi avanzi monumentali”, 1934: “La Provincia di Brindisi l’ho voluta per vari motivi: per meriti acquisiti dalla Città durante la Guerra Mondiale, per cui ho deciso che debba sorgere in Brindisi il Monumento al Marinaio italiano; perché il suo porto, conosciuto da tutti i navigatori del Mondo, è ritenuto il più sicuro di tutti i mari e di tutti gli oceani; perché Brindisi è destinata ad un’alta missione per la nostra espansione; ed infine perché Brindisi, potente al tempo dell’Impero Romano dovrà ritornare al suo antico splendore. Epperò non è senza significato che oggi la Città riprenda il posto che le compete nella storia d’Italia”.
In effetti negli anni trenta del secolo scorso chi ci ha preceduto ha vissuto in una Brindisi in gran spolvero e al centro dei riflettori nazionali, sicchè parve del tutto normale ai nostri concittadini dell’epoca che il Governo Italiano decidesse di costruire le due sedi dei collegi navali a Venezia, dove il “Morosini” è tuttora non solo attivo ma non ha mai perso l’antico prestigio, ed a Brindisi, dove tutto, al contrario, è andato in malora.
A differenza delle attuali opere pubbliche, furono sufficienti appena tre anni per terminarlo: la prima pietra fu posta l’8 settembre del 1934 personalmente da Mussolini, mentre l’inaugurazione ufficiale avvenne, per mano del gerarca Achille Starace, salentino di nascita ed amico personale del podestà e filantropo Serafino Giannelli, nel dicembre del 1937.
Contrariamente a quanto il suo nome può far pensare all’interno del Collegio Navale non si perseguiva solamente lo scopo di indirizzare l’educazione dei giovani verso un percorso marinaro ma oltre all’Istituto Nautico, che faceva comunque la parte del leone, vi erano anche il Liceo Scientifico e le scuole medie, inoltre anche convitto di studenti che si recavano a frequentare altre scuole come la Ragioneria, il Magistrale, il Classico e il Geometra, e dal Tommaseo son venuti fuori non solo comandanti di nave e direttori di macchina, ma anche medici, generali, ambasciatori, magistrati e persino un paio di scienziati della NASA.
Nel dopoguerra la struttura fu messa a disposizione dei giovani profughi giuliani e dalmati che, fuggiti dall’Istria passata alla Jugoslavia, potettero proseguire e terminare i loro studi in Italia. Fra questi vi era anche il futuro cantautore Sergio Endrico, il quale, ahimè, dopo un annetto fu cacciato via per insubordinazione.
Fino alla metà degli anni settanta il Tommaseo, seppure in declino per la assoluta mancanza di manutenzione, ha continuato a funzionare a scappamento ridotto rispetto all’enorme potenziale, solamente come Istituto Nautico, ma le sue strutture sportive: campi di calcio, pallacanestro e pallavolo e un’attrezzatissima palestra ginnica attiravano i ragazzi di tutte le scuole di Brindisi.
Non appena la Regione Puglia ne diventò proprietaria, anziché provvedere, come ci si aspettava, alle necessarie manutenzioni di almeno una parte della struttura, ne decretò la chiusura nel corso dell’anno scolastico 1976/77. Eppure ben avrebbe potuto, se adeguatamente ristrutturato, riprendere a numerose scuole, ma, invece, si preferì costruire edifici autonomi fra il Casale e il Paradiso.
Il vero colpo di grazia per il Tommaseo fu assestato nel giugno del 1979 quando la Giunta Regionale lo concesse in comodato gratuito al Comune per ospitarvi una ventina di famiglie rimaste prive di abitazione: in realtà a quei pochi legittimi assegnatari si aggiunsero, nel giro di pochi mesi oltre un centinaio di altri nuclei famigliari che occuparono tutti gli spazi possibili ed immaginabili, sfondando pareti ed innalzando muri, inglobando spazi comuni e servizi per creare dei veri e propri appartamenti in una sorta di supercondominio dove regnava la legge del più forte. Questa situazione di incredibile degrado andò avanti per oltre vent’anni ed all’interno di quello che un tempo era il vanto della marineria italiana, si consumarono anche terribili delitti e rese dei conti fra bande rivali. Secondo una stima del 1994 al suo interno vi abitavano, bambini compresi, circa seicento persone, senza acqua potabile in quanto il Comune non era più in grado di pagare le esose bollette dell’acquedotto e con pericolosi allacci abusivi di fortuna alla rete elettrica.
Da quando venticinque anni fa, con l’intervento della Forza Pubblica in tenuta antisommossa, si procedette allo sgombero coatto del Collegio Navale, nulla è stato compiuto, non dico per risanarlo o ripulirlo, ma neanche per evitare che cadesse definitivamente in rovina.
A seguito di un accordo raggiunto nel 2010, ma formalizzato solamente nel 2017, la Regione Puglia ha acconsentito a che il vecchio Tommaseo venga gestito per 99 anni dal Comune di Brindisi.
Qualcosa, nei limiti che le asfittiche casse comunali ed i finanziamenti intercettati hanno permesso, è stato già fatto nella primavera del 2021, sia pure limitato ad una sistemata al parco che degrada verso il mare, denominato con fin troppa enfasi “bosco urbano”, operando una vera e propria contraddizione in termini dal momento che essendo in città non può essere un bosco, ma solo un parco. Comunque meglio chiamarlo bosco urbano, piuttosto che, seguendo la moda anglofona, “Urban Forest” o, peggio ancora, “BrindiSea’s Forest”. Fu un vero peccato che, nell’occasione della sistemazione del verde già esistente, per di più agendo in primavera, quando erano già in corso le nidificazioni di numerose specie selvatiche, molti alberi secolari, stupendi, maestosi ed in buona salute, furono segati senza criterio, per la gioia di chi ha potuto bruciare nei propri caminetti quella preziosa legna che era stata accatastata e lasciata per settimane sul posto. In quei giorni, erano davvero tante le persone che ne riempivano i bagagliai delle proprie auto, agendo con la circospezione di chi è consapevole di non compiere un’azione del tutto lecita.
A distanza di cinque anni dall’ultima volta che lo abbiamo visitato, lanciando sulla carta stampata un vero e proprio grido dall’allarme ed invogliati dalla notizia che qualcosa si sta, almeno ipoteticamente, cominciando lentamente a muovere, tant’è che nelle prossime settimane comincerà la raccolta di idee su come riutilizzare il Tommaseo, siamo tornati al suo interno per poter descrivere, più con le immagini fotografiche che con le parole, lo stato di penoso degrado ed assoluta rovina in cui si trova attualmente.
Nonostante le pareti sfondate, gli infissi asportati, i pavimenti divelti e arbusti e alberi che crescono disordinatamente ovunque, finanche sulle balconate, perforando il cemento e la presenza di scritte e murales, alcuni vecchi di vent’anni, altri datati 2024, che segnano ogni suo centimetro quadrato, la forza e l’imponenza di quest’opera resiste alla grande.
Dal tetto degli edifici più alti si può godere di una vista mozzafiato: dal porto interno, col Castello Svevo che fa capolino fra le fronde degli alberi a Santa Maria del Casale, fino al mare aperto, al Castello Alfonsino e la Zona Industriale.
Ma se anziché spaziare con lo sguardo e perderci nell’infinta bellezza di Brindisi, ci guardiamo intorno e sotto i piedi, ci accorgiamo che il livello di degrado che regna al suo interno è inimmaginabile e la ricerca di singole responsabilità in un marasma di strafottenza ed incuria protrattesi per oltre mezzo secolo rischia di essere vana perché sono troppi quelli che avrebbero potuto fare qualcosa a sua tutela e non hanno mosso un dito.
Ora la palla, anzi la sfera, passa a Stratosferica, che nel giro di pochi mesi, dovrà raccogliere, interloquendo con i cittadini e le associazioni, sufficienti idee da convogliare in un progetto coerente con il futuro uso della struttura come “polo di innovazione del mare”.
Per concludere, cerchiamo di conoscere qualcosa in più di questa società riportando, senza tradurre, ciò che dice di se stessa nel sito internet: “Stratosferica è un’organizzazione che produce e divulga cultura urbana. I nostri progetti spaziano dalla ricerca allo storytelling, dall’educazione al placemaking. Lavoriamo sulle città e sui territori al fianco di imprese, pubbliche amministrazioni e comunità per ridefinire il posizionamento dei luoghi a partire dalle idee di chi li abita”. E, ancora: “negli anni abbiamo elaborato un nostro metodo di lavoro: dal 2014 usiamo il city imaging come leva per creare racconti capaci di incidere sulla percezione collettiva, innescare processi di trasformazione e creare scenari innovativi. Coinvolgiamo i protagonisti di un luogo per farne emergere il potenziale e da lì proporre idee e soluzioni concrete”.
Tale società ha già intessuto rapporti di collaborazione con il Comune di Brindisi negli anni scorsi, ad esempio, durante la precedente amministrazione, con l’assessore al turismo, marketing territoriale e creatività Emma Taveri, che prese parte all’Utopian Hours, il festival annuale di Statosferica, come team member, definita “una destination change maker, esperta in valorizzazione dei territori più complessi e promozione delle destinazioni attraverso il marketing creativo. Fondatrice di Destination Makers, società benefit impegnata su questi temi, Emma coordina inoltre il tema ‘destinazioni’ nel Comitato Scientifico della BTO di Firenze, l’evento sull’innovazione nel turismo in Italia, ed è ideatrice di due note campagne di marketing territoriale: Recharge in Nature e Sea Working Brindisi”. Tra gennaio e luglio 2022 Stratosferica ha collaborato con il Comune di Brindisi nel progetto Appia 2030, programma di sviluppo territoriale per il tratto brindisino della via Appia Antica, orientata al turismo lento, alla cultura e alla tutela ambientale.
Nella speranza che ci sia un po’ di sostanza dietro le tante parole che si stanno sprecando sul futuro utilizzo del Collegio Navale e confidando che presto possano partire i lavori di risanamento e riqualificazione di questo complesso monumentale, non ci resta che continuare a seguire con attenzione l’evolversi della situazione o, per dirla in altre parole, restiamo in vigile attesa.
Senza Colonne è su Whatsapp. E’ sufficiente cliccare qui  per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Ed è anche su Telegram: per iscriverti al nostro canale clicca qui</a