L’ordinaria odissea di una paziente

Dall’ospedale Giannuzzi di Manduria al Melli di San Pietro Vernotico è stato come passare dal giorno alla notte – in senso metaforico – per una donna che nel week end aveva accusato una crisi respiratoria: per i medici tarantini niente di grave, per quelli brindisini ricovero d’urgenza in Pneumologia. Tra una visita e l’altra è trascorsa appena mezza giornata e i sintomi sono rimasti gli stessi. Secondo la paziente, che adesso sta meglio, qualcuno al pronto soccorso di Manduria potrebbe aver sbagliato. E di grosso anche.
Tutto comincia venerdì sera tardi, quando prima di andare a dormire, C.P. – queste le iniziali della signora – accusa difficoltà nel respirare, tachicardia, mal di testa, vomito. Difficoltà che aumentano una volta a letto, tanto da rendere necessaria al mattino una corsa al Giannuzzi, dove – a dire della malcapitata – la situazione viene sottovalutata fin da subito: ci mettono un bel po’ a visitarla, nonostante gli evidenti problemi perfino nello stare seduta in sala d’attesa e non, come sarebbe stato più consono, su una barella. Ma le preoccupazioni maggiori provengono dalla diagnosi.
«Ho aspettato oltre un’ora – racconta – prima che mi visitassero, come fossi un normale “codice bianco”: quando poi mi hanno visitato, si sono limitati a un generico prelievo del sangue e a consigliarmi una radiografia toracica e una visita specialistica dal cardiologo». Cosa più grave, però, il medico di turno le assicura che le sue vie respiratorie erano libere, nessun problema rilevato a seguito dell’auscultazione.
La signora, in serata, si sottopone effettivamente alla visita cardiologica e già dal cardiologo si sente riferire tutt’altra diagnosi: «I bronchi sono intasati e ha il polmone che sibila, tutti gli altri sintomi sono consequenziali: si deve ricoverare subito». Detto, fatto.
Un’altra corsa in ospedale, questa volta al Melli di San Pietro Vernotico, che in zona è quello meglio attrezzato per quanto concerne le patologie respiratorie. Qui la visita è immediata, l’urgenza massima. In piena notte, tutti i controlli del caso: dalla radiografia toracica, all’emogas (per controllare il livello di ossigenazione nel sangue) alla visita del pneumologo. La serietà delle condizioni è confermata dal tempestivo ricovero in reparto, con tanto d’intubazione e uno specifico protocollo di cura a causa di una sospetta infezione polmonare, con conseguente insufficienza respiratoria.
Due referti all’opposto, nel breve volgere di poche ore, tra Manduria e San Pietro.
La paziente ora sta meglio, anche se se l’è vista davvero brutta: «Non riuscivo proprio a respirare – dice, mentre è aiutata ancora dall’ossigeno artificiale – e mi sembra quantomeno strano che a Manduria non se ne siano accorti: per il momento il mio unico obiettivo è stare meglio e tornare a casa, dai miei cari. Se denuncerò? Non lo so, ma credo di no, non sono quel tipo di persona che approfitta di ogni pretesto per fare causa. Semplicemente, non metterò mai più piede al Giannuzzi e metterò in guardia dal farlo anche le persone con cui mi troverò a parlare di sanità: sono per il mantenimento degli ospedali, per piccoli che siano, ma se non funzionano e anzi danneggiano gli ammalati, andrebbero chiusi a prescindere dalle dimensioni».
Eliseo Zanzarelli