Il tribunale di Brindisi ha condannato al termine di una lunga camera di Consiglio l’imprenditore brindisino Beniamino Mola a 2 anni e sei mesi di reclusione per una truffa da 700mila euro consumata ai danni dello Stato, percependo indebitamente i finanziamenti per i corsi di formazione professionale nel settore dell’acquacoltura. Un raggiro al quale avrebbero preso parte cinque suoi famigliari: anch’essi condannati – seppur a pene più lievi – per aver fatto parte, con ruoli diversi, alla presunta associazione per delinquere. Nel dettaglio Emanuele Mola, figlio di Beniamino, è stato condannato a 1 anno sei mesi di reclusione; i suoi fratelli Jousha e Luigi a 1 anno, così come la sorella dell’imprenditore Carmela Mola e sua moglie Marta Agazzi. Per tutti, pena sospesa.
La sentenza giunge a tre anni di distanza dal rinvio a giudizio chiesto e ottenuto dalla Procura che ha imbastito l’accusa sui finanziamenti che la famiglia Mola avrebbe ottenuto dalla Regione Puglia, fra il 2001 e il 2007, per lo svolgimento di corsi di formazione professionale per tecnici esperti di piscicoltura e acquacoltura.
I sei, secondo la Procura, avevano dato vita a società esistenti solo sulla carta allo scopo di ottenere il riconoscimento delle somme messe a disposizione dalla Regione nell’ambito dei programmi operativi 2000-2007, attingendo al fondo sociale europeo istituito per la formazione professionale. “Le diverse società e associazioni gestite dalla famiglia – si legge nell’ordinanza che portò all’arresto di Mola – risultano in realtà riconducibili a un unico stabilimento, indirizzo che peraltro si prestava alle finalità fraudolente degli indagati, consentendo di duplicare realtà aziendali indicando l’una piuttosto che l’altra, come se si trattasse di immobili distinti”.
Nell’intera vicenda Beniamino Mola avrebbe vestito i panni del “regista”: è amministratore unico e legale rappresentante della “Apim”, associazione dei piscicoltori, pescatori e degli operatoti ittici, agroalimentari, agrituristici, turistici e degli imprenditori dell’economia sostenibile del Mezzogiorno ed è il responsabile dell’ “Api”, ossia l’associazione temporanea di scopo che risulta essere a sua volta un’associazione tra la “Apim”, la “Orovivo dell’Adriatico” (già facente parte della Apim), l’istituto tecnico industriale statale “Fermi” di Brindisi, il corso di Laurea in “Scienze Biologiche” dell’Università di Lecce (ora del Salento), l’ “Ente Pugliese della Cultura popolare e per l’Educazione professionale” di Bari.
La moglie e la sorella sono finite sotto inchiesta in quanto avrebbero assunto la qualifica di presidente dell’ “Api Puglia Brindisi”: la carica, stando agli accertamenti condotti dalla Finanza, sarebbe stata in realtà ricoperta da Beniamino Mola che, in tal modo, avrebbe evitato di apparire in prima persona poiché già c’era una richiesta di finanziamento alla Regione fatta a suo nome.
La figlia Emanuela è invece stata coinvolta nel procedimento in quanto legale rappresentante della “Orovivo dell’Adriadico srl”, società che avrebbe affittato le attrezzature, i servizi e i locali “in realtà appartenenti all’unica compagine”; mentre il figlio Luigi, anch’esso condannato, risultava titolare della “Ittiosportiva Adriatica” “che risultava fatturare fittiziamente in favore dell’Apim ed effettuare stages in favore di corsisti”.
L’altro figlio, rimasto a piede libero, fu invece iscritto sul registro del pm essendo rappresentante dell’”Agrobiomar Tecnologies snc che si impegnava all’assunzione del personale”.
Con la condanna di questa sera scatta anche la confisca per i beni sequestrati: l’opificio sito in Brindisi in via Maiorana, del valor presunto di un milione e mezzo di euro circa; tutte le quote societarie relative alla srl “Orovivo dell’Adriatico” con sede in Gioia del Colle intestate a Emanuela e Luigi Mola, nonché tutte le poste attive a qualsiasi titolo risultanti e intestate alla società; i saldi attivi dei conti in essere presso l’Istituto San Paolo-Banco di Napoli; le quote della srl “Allevamenti Ittici di qualità” con sede a Brindisi; la ditta individuale “Agroittica Fiume Piccolo di Mola Emanuela” e l’auto Daimler Chrysler del valore di 14mila euro.
I sigilli sono stati ribaditi per l’equivalente, nella misura di settecentomila euro.
I sei imputati sono assistiti dagli avvocati Ladislao Massari, Cosimo Deleonardis, Donato Musa e Daniela Faggiano.