Ecco perché al “Perrino” spesso non c’erano medicine e materassi: li rubavano loro. E ora vanno tutti licenziati

Continue sparizioni di farmaci. Ma anche di pannolini, amuchina, guanti e rotoli di carta. È dal 2014, secondo quanto accertato dai carabinieri del Nas di Taranto, che nei depositi dell’ospedale ‘Perrinò di Brindisi, si registravano continui ammanchi di materiale sanitario.
La denuncia è stata formalizzata dalla Asl lo scorso febbraio e nel corso delle indagini sono anche spuntati fuori i «furbetti» del cartellino, personale ausiliario che si assentava dal lavoro quasi sempre immediatamente dopo i furti. Molto probabilmente, ritiene quindi l’accusa, per occuparsi delle consegne del materiale rubato.
L’inchiesta del pm Valeria Farina Valaori ha portato all’esecuzione nei confronti di 10 persone, molte delle quali dipendenti Sanitaservice, società in house della Asl di Brindisi, di un’ordinanza di custodia cautelare per reati di furto, peculato, ricettazione e truffa aggravata, contestati a vario titolo. Ci sono anche 36 indagati in stato di libertà, presunti acquirenti di medicinali, per lo più antibiotici e pomate, a prezzi ridotti. O di presidi sanitari smistati illecitamente.
Gli arrestati sono: Oliver Cannalire e Michelangelo Lombardi (entrambi in carcere), Massimiliano Bataccia, Damiano Bissante, Ignazio Menga, Antonio Pozzessere, Concetta Pozzessere e Patrizia Rammazzo: tutti di Brindisi e Cosimo De Tommasi di Novoli e Attilio Ferulli di San Pietro Vernotico ai domiciliari. A Cosimo De Tommasi è stato notificato l’obbligo di dimora.
Nel corso delle perquisizioni eseguite all’alba dai Nas sono saltati fuori altri prodotti, tutti sottoposti a sequestro. Il provvedimento cautelare invece dispone per sette persone gli arresti domiciliari, per due in carcere e per uno l’obbligo di dimora. Otto sono uomini, due donne. Quasi tutti lavoratori della società in house in cui sono transitati tempo addietro i dipendenti di una appaltatrice con ruolo di portantini e incarico di trasportare farmaci e presidi nei reparti.
L’inchiesta è stata eseguita tramite microcamere nascoste all’interno del nosocomio e intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno documentato il sistematico approvvigionamento di prodotti farmaceutici poi consegnati a domicilio da un ambulante di frutta e verdura e dai suoi famigliari.
A quanto stimato il danno provocato alla Asl, il cui direttore generale Giuseppe Pasqualone ha formulato denuncia, sarebbe quantificabile in circa 100.000 euro nel periodo d’inchiesta, 40.000 soltanto negli ultimi tre mesi. «La collaborazione tra Regione Puglia, Asl di Brindisi e la Procura della Repubblica di Brindisi è stata determinante in questa operazione», ha detto il presidente della Regione, Michele Emiliano, che per incoraggiare i cittadini pugliesi a denunciare comportamenti sospetti o fatti illeciti in ambito sanitario invita a contattare i suoi uffici all’indirizzo email ‘segreteria.presidente regione.puglia.it’, «fosse anche – avvisa – con segnalazione anonima di fatti precisi». «Ho condiviso personalmente – ha aggiunto Emiliano, che ha ringraziato il procuratore Marco Dinapoli – la necessità di segnalare alla magistratura ogni fatto utile alla individuazione di illeciti». La direzione generale dell’azienda sanitaria di Brindisi ha annunciato che «adotterà immediatamente le più severe misure disciplinari previste dalle norme e dal contratto di lavoro». Ansa)

(Nelle foto in alto da sinistra Patrizia Ramazzo, Ignazio Menga, Antonio Pozzessere, Concetta Pozzessere. In basso da sinistra Attilio Ferullo, Michelangelo Lombardi, Massimiliano Bataccia, Damiano Bissante, Oliver Cannabine)