Brutta tegola in casa biancoazzurra. Andrea Zerini, ala della New Basket Brindisi, rimarrà fermo per dieci giorni a causa di un problema al menisco. Salterà quindi le gare con Cremona e Venezia, nella terza e quarta giornata di campionato.Lo staff medico dell’Enel Basket, sottoporrà l’atleta a delle cure specifiche e non si esclude che Zerini possa sottoporsi ad una operazione chirurgica per risolvere l’infortunio.
Intanto sul banco degli imputati sono saliti i tiratori dalla lunga distanza biancoazzurri, autori di un problematico 17 per cento al tiro da tre punti, frutto di un 3 su 17 di squadra.
La gara della scorsa serata ha avuto un punteggio molto basso per larghi tratti dell’incontro. Gara che avuto un unico padrone sin dall’inizio e cioè la difesa,sia per l’una e che per l’altra squadra. Dopo due quarti e mezzo, il punteggio era di 36 a 33 per la squadra di Dalmonte e al di là del lungo Ignersky, unico a segnare con una certa regolarità dall’arco dei 6, 75 metri, le vie del canestro per le due squadre erano fatte solo di penetrazioni e diversi rimbalzi offensivi. Per Brindisi, alla fine del match, solo due elementi hanno realizzato dalla lunga distanza e cioè Snaer, due tiri su otto tentativi e Ron Lewis, una realizzazione su tre. Il resto, buio totale.
In linea di massima il problema sembrerebbe chiaro in casa biancoazzurra, con più tiri da tre punti, il finale del match sarebbe stato probabilmente differente. Avere il classico tiratore “mortifero” è una necessità. Ma è davvero così? E sopratutto le altre squadre delle serie A, hanno un giocatore del genere? A giudicare dalle cifre complessive della seconda giornata sembrerebbe proprio di no. Il tiratore puro, sembra essere una razza in via di estinzione. E ancora, il tiro da tre punti è un arma, ma non quella decisiva. Ad esempio Milano, nel derby vinto con Varese, ha tirato dall’arco appena diciassette volte, con sole sei realizzazioni. La Cimberio, stesso numero di tiri presi dalla lunga distanza, con otto canestri realizzati. Cremona, nella gara persa con Bologna, ha fatto poco meglio di Brindisi, quattro su ventiquattro da tre, con quattro giocatori che hanno realizzato una tripla a testa. Chi ha tirato di più nella seconda giornata è stata Pesaro con ventinove tiri da tre e nove canestri davanti alla solita Sassari, ventotto tentativi con sempre nove realizzazioni. La percentuale migliore è stata ottenuta da Venezia, 50 per cento con un otto canestri su sedici tentativi.
Drake Diener e Micheal Ignersky sono stati gli atleti con la mano più calda, realizzando cinque canestri da tre, a cui segue Turner di Pesaro con quattro canestri. Per il resto quasi nessuno ha superato le tre realizzazioni in tutte le squadre della lega A. Quello che colpisce da queste cifre è che la tendenza nel tiro da dietro l’arco è in forte calo rispetto al passato, probabilmente perché il basket moderno è basato più sulle collaborazioni a due e sopratutto vede parecchi lunghi atipici, a cui piace creare spazio nell’area colorata ai compagni, giocando quindi molto sul perimetro, per poi provare a battere l’avversario in uno contro uno, togliendo così spazio alle guardie tiratrici, costrette quindi a prendere molti tiri in meno. Il tiratore vero, in seria A, lo cercano lo tutti.
Fabrizio Campagnoli
(foto di Damiano Tasco)