
“Sono stanca dei soprusi dell’assessore Raffaele Iaia. Dei suoi continui dispetti. Lo so che vi ha mandati lui. Mi manda da giorni finanzieri, carabinieri e polizia. E’ la sua ripicca. Ha detto ai miei dipendenti che se avessero lavorato per me non avrebbero più lavorato per lui. E al Comune un impiegato mi disse che aveva paura che lo avrebbe licenziato se mi avesse fatto compilare i moduli”. Racconta tutto tra le lacrime F. G., 23 anni, di Brindisi. Lei, giovanissima, è l’organizzatrice dell’evento “Vetrine espositive Capitale ’43”, allestito sul piazzale del centro commerciale “Le Colonne”. Si sfoga tra i singhiozzi, stanca, sfibrata, parlando a due agenti della polizia municipale di Brindisi che sabato scorso, durante un controllo, le hanno fatto visita. Non sono stati i primi a bussare al suo ufficio per verificare che fosse tutto in regola. Uno zelo di cui, in poche ore, avevano dato prova già altri rappresentanti delle forze dell’ordine.
C’è chi non riceve visite per anni. Lei di continuo, in appena due giorni. Ha tutto in regola, tutto. Ma alla vista dei due vigili urbani, qualcosa dentro cede, e scoppia in un pianto disperato. Non ce la fa più. E’ esausta. Gli agenti le chiedono il perché di quelle lacrime. E lei comincia a raccontare. Ogni parola è un colpo di pennello su una tela bianca, che dipinge un quadro inquietante, a tinte sempre più fosche, al centro del quale spicca la figura di un amministratore comunale, dell’assessore Raffaele Iaia. Lo stesso che da alcune ore risulta indagato per porto illegale d’arma da fuoco e mediazione illecita.
A suo dire Iaia la ostacolava da giorni perché lei, nell’organizzare il suo evento, si sarebbe rifiutata di concedere uno stand anche alla sua agenzia, la “Ipi”: “Mi diceva che la zona dell’Ipercoop era sotto il suo controllo”.
Gli agenti ascoltano il suo racconto, e registrano tutto. Ogni parola, ogni singola parola, viene messa a verbale. Anche le lacrime. E l’impressione che hanno di quella situazione: “Dimostrava fin da subito un evidente stato di profondo malessere sfociante in crisi di pianto – si legge nel verbale – a causa, a suo dire, dei numerosi atti ispettivi subiti negli ultimi due giorni da appartenenti alle forze dell’ordine quali Guardia di finanza, polizia, carabinieri e polizia municipale”.
L’evento avrebbe preso il via poche ore più tardi, alle 16 del 14 dicembre, con la partecipazione di circa 80 espositori, tutti regolarmente registati.
La donna, “con atteggiamento sempre sommesso e con le lacrime agli occhi” inizia il suo racconto: “Io – sbotta davanti agli agenti – so che vi ha mandato l’assessore Iaia come ripicca. Sono stanca dei suoi continui soprusi e dispetti sol perché non ho voluto coinvolgere la sua agenzia di sicurezza e sorveglianza perché mi aveva detto che la zona dell’Ipercoop è sotto il proprio controllo”.
“Già all’atto della compilazione dei moduli consegnati presso l’ufficio Attività produttive – prosegue – dove sono andata, l’impiegato responsabile del procedimento non presente in servizio perché guarda caso malato, interpellato da un altro dipendente comunale negava di voler comunicare la password di accesso al servizio: quest’ultimo intimorito da possibili ripercussioni da parte dell’assessore Iaia. Lo stesso mi diceva che non poteva far nulla perché altrimenti l’assessore Iaia lo avrebbe licenziato”.
E stando alle sue parole, non sarebbe stato l’unico ad aver manifestato certi timori: “I miei dipendenti – ha continato la donna – sono spaventati poiché sono stati avvertiti che lavorando per questa manifestazione non avrebbero più lavorato per lui. Mi hanno inoltre palesato la possibilità di subire furti durante lo svolgimento”.
E infine un amaro sfogo: “In questa città non è possibile far nulla. Ho lavorato cinque anni a Fasano e non ho mai avuto problemi di sorta, qui mi hanno anche chiesto il pizzo”. Terminato il racconto, la giovane è stata invitata dagli agenti a non chiudere lì la faccenda. Ma a denunciare. Scelta che la donna rivela di aver già ponderato. E di voler attuare appena possibile.
Emilio Mola