Il braccio gli poteva essere salvato e invece per l’incapacità dei chirurghi vascolari dell’ospedale Perrino di Brindisi gli venne amputato: la Asl di Brindisi è stata condannata a pagare oltre mezzo milione di euro al proprietario di una falegnameria che, dieci anni fa, perse un braccio. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Brindisi Pietro Lisi.
L’incidente avvenne poco più di dieci anni fa, nel febbraio 2004, all’interno della falegnameria di Francavilla Fontana di proprietà dell’uomo e che produce e vende mobili realizzati artigianalmente. Il falegname-imprenditore – che all’epoca aveva 41 anni – rimase gravemente ferito al braccio sinistro mentre tagliava un’asse di legno con la sega circolare. Venne ricoverato prima presso l’ospedale di Francavilla e poi in quello di Brindisi dove fu sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza: le diagnosi furono identiche. Il braccio doveva essere amputato.
Il paziente firmò le dimissioni volontarie e si trasferì a Bari presso il Policlinico. Qui tentarono di salvargli il braccio con quattro diversi interventi: le consulenze sanitarie disposte dal Tribunale di Brindisi hanno appurato che il braccio poteva essere salvato e invece fu necessario amputarlo nel quarto intervento, nel marzo dello scorso anno.
Secondo il consulente nominato dal giudice, sbagliarono i chirurghi vascolari del Perrino che decisero di intervenire (in disaccordo con gli ortopedici dello stesso nosocomio brindisino) prima che le fratture fossero ridotte e stabilizzate e soprattutto riattaccando subito il braccio. Secondo il consulente, invece, l’arto staccato andava congelato e la ferita del paziente suturata con una protesi momentanea. Invece il braccio fu ricucito subito e questo provocò una cancrena all’avambraccio e alla mano sinistri che rese necessaria l’amputazione.
Il paziente ha richiesto un congruo risarcimento del danno alla Asl di Brindisi: il consulente nominato dal Tribunale gli ha riconosciuto una invalidità permanente del 40% che è stata quantificata in 300 mila euro, altri 110 mila euro sono stati attribuiti per la diminuzione della capacità lavorativa, 75 mila euro destinati alla moglie e 35 mila a ciascuno dei figli.