
Giovanni Vantaggiato era capace di intendere e di volere quando azionò il telecomando che fece esplodere la boimba davanti al Morvillo Falcone di Brindisi: la Corte d’Assise d’appello di Lecce ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica formulata dalla difesa “condividendo l’itinerario tracciato dal primo giudice» che porta a ritenere che l’imputato avesse «piena capacità di intendere e volere».
E una parte della sentenza di secondo grado è già scritta qui, probabilmente. Non è infatti un processo in cui si deve stabilire se l’imputato è colpevole o innocente, ma se fosse o meno in sé quando premette il pulsante del telecomando: la partita dell’Appello contro Giovanni Vantaggiato si giocava in parte qui, ossia sulla ammissione della perizia psichiatrica invocata dalla difesa e che rappresentava probabilmente l’unica via d’uscita per evitare l’ergastolo all’assassino di Melissa Bassi.
Lo sapeva bene il procuratore generale Antonio Maruccia che questa mattina ha discusso sulla richiesta avanzata dalla difesa con la stessa passione e il medesimo impeto che si usano nelle requisitorie. Giovanni Vantaggiato era capace di intendere e volere perfettamente, ha sostenuto il pg, “perché la realizzazione dell’attentato è stata lucidamente pensata e portata a termine”.
Lui, il killer, ascoltava in silenzio da dietro le sbarre. Vantaggiato questa mattina ha dato il “via libera” all’udienza impedendo al suo legale, Franco Orlando, di aderire ancora all’infinito sciopero proclamato dagli avvocati leccesi.
Sull’altro lato dell’aula-bunker del carcere di Lecce c’erano i genitori di Melissa. La mamma, Rita, poco più di uno scricciolo ormai, consumata dal dolore e dalla voglia di giustizia: “Ha letto ogni pagina della sentenza di primo grado e ora attende che l’assassino della figlia sia giudicato per quello che ha fatto”, ha sottolineato l’avvocato Fernando Orsini che rappresenta la parte civile e che, ovviamente, ha chiesto il rigetto della perizia.
Una richiesta «inconsistente, al limite dell’ammissibilità per la sua genericità e per l’astrattezza del contenuto», ha chiosato ancora il pg Maruccia che ha qualificato la strage del Morvillo-Falcone come il fatto più grave della storia criminale salentina: “È il fatto più grave – ha ribadito – per il numero delle persone colpite, per l’età e per la loro qualità, per l’intimidazione collettiva, per il terrore che quella vicenda ha creato nella popolazione di Brindisi, del Salento e dell’intera Italia. Per la prima volta è stata portata la morte in un luogo che è sacro per ogni comunità, nell’immaginario collettivo e di ognuno di noi, la scuola, lì dove accompagniamo i figli certi che saranno al riparo della malvagità degli uomini”.
«Vantaggiato – ha aggiunto Maruccia – ha punito tutti e ha offeso un Paese». Il pg ha citato le dichiarazioni di Rita, la mamma di Melissa Bassi, affidate il 17 marzo scorso agli organi di stampa: «Qui la perizia dovrebbero farla a noi», aveva detto facendo riferimento alla prostrazione che vive la famiglia da quel giorno. Il pg ha interpretato le sue parole come «necessità forte di una giustizia sostanziale».
La sentenza prevista il prossimo 23 giugno.
(foto TRNews)