Il presidente Avis: “Nessuna pequisizione, noi collaborativi con la Finanza”

“La nostra sede non è stata perquisita: la guardia di finanza ad aprile si è presentata da noi, ha chiesto informazioni sullo stato della convenzione con la Asl e documenti che abbiamo fornito abbondando in quello che ci avevano richiesto perché non abbiamo nulla da nascondere”: Sergio Zezza, presidente provinciale della Asl di Brindisi appare sereno e collaborativo, preoccupato solo che “queste notizie non creino danni perché la nostra è una missione che non ha nulla a che vedere con il denaro”.

L’indagine è sul tavolo del procuratore Marco Dinapoli ed è svolta dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza. E’ nata dall’esposto-denuncia presentato alla direzione della Asl dal dirigente di un’altra associazione per la raccolta del sangue della sezione di Mesagne, per altro con un lungo passato nell’Avis. Nella denuncia si ipotizzavano irregolarià nella convenzione e si preannunciava un esposto alla Corte dei Conti.

A quel punto è entrata in gioco la procura per cercare di fare luce, in prima battuta con l’acquisizione dei documenti.

“Voglio chiarire che non si tratta di un’inchiesta sull’Avis ma sulla Asl perché è lei che ha gestito la convenzione”, aggiunge Zezza.

Ma se è un problema dell’Avis perché acquisire documenti anche nella vostra sede?

“Perché noi provvediamo al pagamento dei medici, degli infermieri e dei tecnici che effettuano i prelievi fuori dalla struttura ospedaliera. Hanno acquisito quietanze del personale e pagamenti che effettuiamo noi”.

Si è parlato di tanti numeri, ma qual è il rimborso della Asl per ogni sacca di sangue prelevato fuori dall’ospedale?

“Per ogni sacca riceviamo 19 euro dalla Regione che sono finalizzati all’attità di promozione e sensibilizzazione dell’associazione. E altre 33 euro che invece utilizziamo per il pagamento del personale. Lei consideri che in questo modo chi ci guadagna è la Asl che risparmia tra i 200 e i 300 mila euro all’anno”.

Ma la convenzione con la Asl è stata interrotta o meno per questa denuncia e per la successiva inchiesta?

“Non direi. La convenzione è stata sospesa non perché considerata irregolare ma perché priva di una vera bozza che la inquadrasse. Noi stessi la ritenevamo illegittima per questo motivo e ancor prima che arrivasse la denuncia. Guardi, la convenzione per noi è molto onerosa, organizzare una donazione può costare anche duemila euro, a volte rischiamo che se non viene rispettata la previsione di sacche raccolte ci andiamo a rimettere. Ecco questo è importante che la gente lo sappia: all’Avis nessuno ruba i soldi, ma anzi ci rimette tempo che toglie al lavoro e alla famiglia.