Minibus a chiamata: un milione di euro per nulla. E le paline sono lì, pagate profumatamente dal Comune

di GIANMARCO DI NAPOLI

Il mistero delle quindici paline che dovevano essere utilizzate per il trasporto pubblico a chiamata, a basso impatto ambientale e basato su tecnologie sofisticate, è rimasto sotto traccia per otto anni, così come le linee telefoniche per il cablaggio, i pulmini elettrici improvvisamente spariti e le sbandierate ambizioni di un progetto finanziato con denaro pubblico e presentato in pompa magna nel maggio 2006 da Comune di Brindisi, Stp e Cetma, il Consorzio con sede nella Cittadella della ricerca che realizzò il sistema.

L’idea era ambiziosa: migliorare il trasporto pubblico nel centro storico consentendo ai cittadini di “chiamare” il bus semplicemente toccando il video delle paline, collocate nei punti strategici della città, collegate telematicamente ai mezzi elettrici della Stp. Le paline furono collocate nei seguenti posti: motobarca monumento al Marinaio, piazza Santa Teresa, Duomo, stazione marittima, chiesa di San Paolo, chiesa di San Benedetto, Teatro Verdi, Belvedere, porta Mesagne, piazza Cairoli, corso Roma, Santa Lucia, stazione ferroviaria, bastione San Giacomo e Porta Lecce.

Il progetto, denominato Ecobach, acronimo di “bus ecologico a chiamata”, fu finanziato per un importo complessivo di oltre 836 mila euro di cui quasi 700 mila a carico della Comunità europea e 142 mila pagati dal Comune di Brindisi.

Il sistema rivoluzionario venne presentato in una affollata conferenza stampa all’inizio del mese di maggio 2006 ed entrò in funzione sperimentale sino al 31 maggio successivo. Dal primo di giugno di quell’anno doveva entrare in funzione in maniera effettiva. Ma i bus scomparvero misteriosamente senza alcuna spiegazione.

Le paline invece, per anni, hanno continuato ad essere accese e apparentemente funzionanti. E una spiegazione forse c’è: almeno sino al 2011, ossia cinque anni dopo la chiusura unilaterale dell’esperimento,  il Comune di Brindisi ha continuato a pagare fatture per decine di migliaia di euro a una società di servizi di telefonia e trasmissione dati relativa al “progetto mobilità Ecobach” prorogando il contratto che teneva in funzione le paline senza che ci fosse alcun servizio.

Tirando le somme, il progetto Ecobach, per il quale il Cetma ha partecipato anche al Premio nazionale per l’innovazione 2005, è costato oltre un milione di euro di denaro pubblico per un servizio mai partito. Ora sarebbe il caso, forse, di capire che fine abbiano fatto quei soldi, perché il servizio non è mai entrato in funzione, come mai per almeno cinque anni il Comune ha continuato a pagare per il sistema telematico delle paline pur essendo chiaro che non erano utilizzate. Non c’è mai stata alcuna indagine, neppure amministrativa.

E infine sarebbe bello scoprire cosa il Comune abbia intenzione di fare di quei quindici totem sparsi nel centro storico della città, monumento allo spreco, alla disorganizzazione. E magari anche a qualcosa di più.