Quando l’emergenza criminalità diventa teatro: una passerella di politici e autorità al “Verdi”. E intanto le forze di polizia sono ridotte all’osso

di GIANMARCO DI NAPOLI

L’unica scelta pertinente è quella della sede: il teatro. Non sembra infatti avere più senso di una bella rappresentazione scenica, con tanti primattori imbellettati, il mega summit contro la criminalità che il presidente del Consiglio comunale di Brindisi, Luciano Loiacono, ha annunciato oggi in pompa magna e che coinvolgerà – pensate un po’ – tutti gli amministratori della provincia, scomodando un paio di procuratori (quello antimafia Cataldo Motta e quello di Brindisi, Marco Dinapoli) un viceministro e una infornata d parlamentari. Presso il nuovo Teatro Verdi, si diceva, il 28 novembre.

Il tema di cotanto dispiegamento di energie è la presunta escalation che la criminalità avrebbe compiuto in questa terra già infelice negli ultimi mesi.

Ora, ammesso e non concesso che ci siano stati qualche rapina o furto in più (ma è un dato che è statisticamente in crescita ogni anno fino a  Natale) non si comprende cosa tutta questa gente possa deliberare per fornire una risposta concreta se non mettere insieme una sequenza di buoni propositi, ferme condanne e promesse che non potranno essere mai mantenute.

Masticando indegnamente storie di malavita da 25 anni, un’idea su quello che sta accadendo ce la siamo fatta, o almeno di quello che “non” sta accadendo.

Di sicuro “non” esiste un’unica matrice, una struttura criminale dalla quale dipendono gli avvenimenti che si stanno verificando, che non sono concatenati. In altri termini non c’è una “Sacra corona” che determina gli atti malavitosi, né un fenomeno come il di sigarette, che un tempo fungeva da collante, e che può essere attaccato frontalmente, come avvenne con l’Operazione Primavera del 1997.

I tanti episodi che hanno segnato le cronache delle ultime settimane non sono altro che la degenerazione di vicende a se stanti. L’attentato al sindaco Consales compiuto da un disoccupato, che non è lo stesso che ha dato fuoco all’auto del consigliere Muccio. E non sono gli stessi che incendiano vetture, per vari e diversi motivi, a politici di Carovigno o di Ceglie.

Invece di passerelle teatrali, sarebbe più concretamente il caso di studiare il modo di aumentare gli uomini delle forze dell’ordine: polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno unità sempre più decimate che spesso sono utilizzate per coprire i turni di pattugliamento. Ma la maggiore presenza in strada svuota gli uffici, indebolendo le strutture investigative che dovrebbero occuparsi di individuare gli autori degli atti criminali, seguendo piste, interrogando persone. In altre parole, non è necessario solo farsi vedere per strada perché non si possono sorvegliare contemporaneamente tutte le strade. Ma è necessario indagare per individuare le bande e arrestarne i componenti.

Ecco. Se la politica vuole davvero fornire il proprio contributo, si faccia portavoce con vigore di questa necessità impellente: si trovi il modo di adeguare numericamente le forze di polizia non al numero dei criminali ma almeno a quello della popolazione.

E, per favore, ci siano risparmiate queste passerelle che ottengono un effetto, quello sì, immediato e sicuro. Il 28 novembre decine di agenti saranno sottratti al normale servizio in strada o negli uffici per tutelare l’incolumità di personalità, personaggi e aspiranti tali che sfileranno sul palcoscenico del Verdi. Non ci meraviglieremmo se tra il pubblico ci saranno anche autori o semplici mandanti di attentati: a farsi quattro grasse risate assistendo allo spettacolo.