Latitanza del detenuto attore: tre in carcere, un quarto ricercato

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Brindisi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 4 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver favorito in concorso la latitanza di Gennaro Solito, esponente della Sacra corona unita brindisina, condannato a pena definitiva 14 anni di reclusione. Il latitante era stato arrestato in Germania a gennaio di quest’anno.

Nel medesimo contesto, una quinta persona è stata deferita in stato di libertà per lo stesso reato.
L’Autorità Giudiziaria, concordando con le risultanze investigative prodotte dal personale operante, ha emesso il provvedimento custodiale a carico degli odierni indagati: Nicola Barletta, 36 anni, Francesco Barletta, 48 e Roberto Valente, 58 anni. Ricercato Gino Martina, cugino di Solito. Indagato a piede libero un altro componente della famiglia Barletta, Angelo.
Sono ritenuti responsabili di avere, in concorso tra loro, aiutato Gennaro Solito, condannato dal Tribunale di Brindisi alla pena di 14 anni di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio di droga, e perciò destinatario di misura cautelare della custodia in carcere, ad eludere le investigazioni dell’Autorità e a sottrarsi alle ricerche di questa.
In particolare i tre Barletta e Martinae  provvedevano a mantenere i contatti tra Solito e i familiari allo scopo di eludere le attività di ricerca e di intercettazione svolte dai carabinieri nei confronti del Solito, procurandogli documenti di identità e documentazione necessaria alla latitanza.
li indagati hanno anche mantenuto i contatti tra Solito e altri associati, ai quali trasmettevano le istruzioni del latitante e lo informavano delle ricerche e degli accertamenti che i Carabinieri stavano svolgendo per la sua cattura. Valente, anche a mezzo di una falsa denuncia di smarrimento, ha fornito a Solito tre suoi documenti di identità da lui utilizzati per sottrarsi alle ricerche.
L’autorità Giudiziaria ha anche contestato agli indagati l’aggravante del metodo mafioso, cioè aver commesso il delitto allo scopo di favorire e agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso nota con la denominazione di Sacra Corona Unita, favorendo la latitanza di uno dei suoi esponenti di vertice, referente per la città di Ceglie Messapica.
I tre arrestati sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Lecce.