Erano stati condannati come autori di una delle rapine più violente e spietate degli ultimi anni. E sono stati scarcerati. Clamorosa svolta nel processo d’Appello contro i cugini Nicola Chirico, oltre che omonimi accusati di aver compiuto insieme l’assalto nell’abitazione degli anziani coniugi Scialpi, alla periferia di Brindisi. Era il 29 aprile 2012.
I giudici di secondo grado hanno dichiarato nulla la condanna emessa dal Tribunale di Brindisi a 13 anni e quattro mesi di carcere in quanto deve essere rifatta la perizia regina dell’inchiesta, quella che inchiodava i due presunti banditi: la prova del Dna.
Così il Nicola Chirico di Brindisi, che ha 45 anni, è stato immediatamente rimesso in libertà. Il cugino di San Michele Salentino resta in carcere “solo” (si fa per dire) perché nel frattempo era stato raggiunto in carcere da un’altra ordinanza d’arresto, per l’omicidio dell’ostunese Cosimo Semeraro, detto “Mimmo Capellone”, avvenuto otto anni fa ma risolto solo nel 2014, proprio grazie alle tracce del Dna di Chirico che erano state trovate su un guanto di gomma usato dal killer.
La questione della necessità di una perizia super partes sul Dna era stata sollevata già in primo grado da uno degli avvocati difensori, Ladislao Massari che aveva chiesto la ripetizione, questa volta affidata a un consulente del giudice e non della procura, del test che aveva inchiodato gli imputati e che era stato effettuato prelevando il dna da una tazzina di caffè e da un rasoio e confrontandolo con quello ricavato dal sangue trovato nell’auto dei banditi.
La richiesta di una prova di un consulente non di parte fu rigettata sia dal gup che dal Tribunale. Ed è stata riproposta davanti alla Corte d’Appello che invece ha ritenuto necessario un approfondimento, annullando la sentenza di primo grado e ritrasmettendo gli atti al gip di Brindisi.
L’iter giudiziario insomma dovrà ricominciare daccapo per quello che è stato uno degli episodi più terribili avvenuti negli ultimi anni. Cosimo Scialpi e la moglie furono aggrediti nella loro abitazione tra Brindisi e Tuturano nella notte del 19 aprile 2012. L’uomo, un imprenditore agricolo, venne picchiato e ferito a colpi di pistola. E anche la moglie Maria Caterina finì in ospedale. I rapinatori pretendevano 200 mila euro. I malviventi furono messi in fuga dall’arrivo dei carabinieri, altrimenti la vicenda avrebbe potuto avere un epilogo ancora più drammatico.