Molestava la rivale via Facebook: rinviata a giudizio per stalking

In attesa che il cybersesso venga equiparato all’adulterio, il giudice di Brindisi riconosce che la persecuzione portata attraverso Facebook ha la stessa valenza dello stalking: rinviata a giudizio una donna che perseguitava la rivale inviandole continui messaggi attraverso il social network, “invitandola” a stare lontana dal suo fidanzato.
I fatti risalgono al 2013 e vedono protagonista una donna brindisina di 37 anni che avrebbe tempestato di messaggi la rivale, costringendola a eliminare il proprio profilo Facebook nella speranza di mettere fine alla persecuzione. La vittima si è presentata ai carabinieri con le stampate delle centinaia di messaggi, riferiti a un ragazzo che per altro dichiara di non conoscere, così come la molestatrice.
La storia sarebbe andata avanti per mesi, provocando – come attestato in un certificato medico – uno stato d’ansia per la continua ricezione di messaggi con toni intimidatori, costretta a “modificare le proprie abitudini di vita”.
Dall’altra parte una donna che evidentemente non si rendeva conto della gravità delle sue azioni, al punto che i messaggi venivano inviati dalla sua pagina Facebook. Secondo la Procura di Brindisi si tratta invece di atti persecutori a tutti gli effetti. E il giudice preliminare ha accolto la tesi rinviando a giudizio la web-persecutrice: il processo si svolgerà in un aula reale.