di Giancarlo Sacrestano
Col cognome che mi ritrovo non potevo ambire a scalare la carriera ecclesiastica e neppure mi ci sono provato. In quanto astemio non avrei neppure potuto beneficiare dei fiaschi di vino di cui molta aneddotica investe i sacristi più avvezzi, pare, alla frequentazione dello spirito di vino anziché di quello Divino, invece frequento maldestramente il pensiero laico e vivo con un certo disagio ogni tipo di eccesso.
Dal 2009 seguo con attenzione e sofferenza interiore le vicende di un mio giovane conterraneo con cui non ho mai scambiato una parola ma che mi sta molto caro a causa della sua sofferta e mirabile esperienza.
Dice, sconfessato, da chi per professione se ne intende, di avere delle visioni della Vergine Maria che per la circostanza è pure denominata Vergine della Riconciliazione, ma stiamo attenti a non confonderla con la Madonna della Riconciliazione che appare sin dal 1993 ad Ostina nei pressi di Firenze. Quanti ritengono di pregare la prima rischiano di confondersi con la seconda!
Gli eventi prodigiosi che avverrebbero in un giardino privato di contrada Santa Teresa, a Brindisi, sono accolti e sostenuti da un nutrito gruppo di preghiera.
Il cenacolo guidato Mario, nome per cui provo particolarissima emozione, si nutrirebbe di preghiera condivisa. Tanti rosari, qualche Salve Regina, scambi di abbracci ed emozioni, qualche mazzo di fiori e statue che raffigurano gli elementi della religione cristiana e nulla più.
Parrebbe che non ci sia nulla di male. E’ beato chi Crede!
Nella video intervista rilasciata al nostro giornale, schizza all’occhio la copiosissima sovrabbondanza di macchie similmente ematiche che sgorgano dai simulacri di madonne, bambini gesù e crocifissi, tanto che mi sono domandato se il filmato non avesse dovuto avere una “intro” in cui si annunciava che la visione avrebbe potuto turbare gli animi più sensibili.
Poi, riflettendo che nelle nostre case arrivano le avventure quotidiane di Grattacheccha e Fichetto, ho tralasciato.
Sperando però di riuscire nell’intento, devo ammettere che un elemento mi ha notevolmente inquietato: lo scontro evidente e apparentemente senza possibilità di ricomposizione apertosi tra il presunto veggente detto anche “piccolo della quercia” e l’Ordinario Diocesano che si riconosce nel motto episcopale “Sicut oliva in sicuritate Domini” (Come un ulivo nella fedeltà del Signore).
Sorvolo e chiedo scusa se una facile allusione botanica vedrebbe gli ulivi della nostra terra affetti da xylella per cui soggetti a ineluttabile sradicamento, mentre in salute le rare querce che sporadiche punteggiano questo estremo sud est d’Italia.
Il 30 aprile del 2010 ero a Molfetta in occasione dell’apertura della fase pubblica del processo di Canonizzazione di Don Tonino Bello, di cui amo ricordare lo sforzo di rendere Maria nella sua immagina di donna del quotidiano. Egli la stacca dalla fissità liturgica in cui era rimasta cristallizzata e che già Papa Paolo VI, nell’enciclica Marialis cultus, suggeriva che “occorre abbandonare quelle immagini – soggette all’usura del tempo, bisognose di un rinnovamento (Mc, 24). – .”
Don Tonino rinnova l’immagine di Maria, per farcela conoscere immersa negli affanni di donna che stenta, ma tenacemente riafferma negli affanni quotidiani, il suo accordo in SI, sancito nel giorno dell’annunciazione e sempre rinnovato col suo Signore. (ad Mariam per Jesum).
Si comprende Maria partendo da Cristo e non viceversa.
Il rischio che le rivelazioni private di Maria, legittime, se rese pubbliche in maniera non appropriata, possano distorcere il fine per cui sono nate, ci stà tutto e perdere il contatto con la realtà della Chiesa Cattolica nell’obbedienza di un percorso bimillenario che testimonia quel legame profondo che chi come Mario ha studiato, chiama “comunione dei Santi” e che lega quelli che incontrano Dio sia che stiano qui sulla terra o che siano vivi in Lui. Questa frattura procura danni e squilibri difficili da ricomporre. Il decreto dell’Ordinario diocesano poggia su un solido percorso tecnico-giuridico che in più circostanze il presunto veggente avrebbe potuto intercettare. Noi ne scrivemmo in diverse circostanze, oggi il bene per una comunità pretende ascolto e riflessione che non passa dall’annuncio di verità nascoste, né accuse più o meno velate. La Chiesa è attraversata e lacerata da tanti mali, non ultimo il personalismo episcopale, di cui ha parlato il Santo Padre ma non conferisce a me né a nessuno il diritto di perdere il dovere del rispetto. La lotta contro il relativismo etico aperta dal Papa Emerito Sua Santità Benedetto XVI reclama riflessione attenta e sensibilissima. Tutti ne siamo investiti.
La rabbia è un sentimento umano e ritenendosi offesi abbiamo il diritto di gridare la nostra disapprovazione, ma deve seguire un tempo di riflessione che occorre per rasserenare gli animi.
Se mi sbaglio mi correggerete, ma non sta scritto che sono beati coloro che pur non avendo visto, crederanno?
Io non ho bisogno di apparizioni di Maria, ho bisogno di lavorare, come Maria in qualità di “cooperatore della verità” nella vigna del Signore.