Cascione si difende: “Mai preso tangenti e non volevo ricandidarmi”. Intanto l’Ordine degli avvocati lo sospende

Francesco Cascione non aveva nessuna intenzione di ricandidarsi e lo aveva detto anche nel corso di una telefonata che non è tra quelle allegate all’ordinanza di custodia cautelare. L’ex sindaco di Cellino San Marco lo ha fatto presente nei dieci minuti di dichiarazioni spontanee rese davanti al gip Paola Liaci nel carcere di Brindisi nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
Cascione, assistito dal suo legale di fiducia, Massimo Manfreda (foto in basso), ha rigettato tutte le accuse, negando di aver mai preteso tangenti e ha negato anche l’esistenza di “quelli delle grandi manovre”.
La strategia difensiva si articola in due direzioni. La prima è quella di contestare la necessità dell’arresto che è stata motivata con la possibilità che Cascione potesse decidere di ricandidarsi alle prossime elezioni amministrative. Per questo l’avvocato Manfreda giovedì prossimo depositerà un’istanza di revoca dell’ordinanza d’arresto.
La seconda è rappresentata dalle intercettazioni ambientali che rappresentano il cardine fondamentale dell’inchiesta e che occupano buona parte dell’ordinanza. La difesa intende verificare esse siano state effettuate in modo regolare e soprattutto se le trascrizioni riportino in maniera fedele il contenuto dei colloqui. L’avvocato Manfreda affiderà per questo motivo i file audio a un proprio consulente.
In ogni caso la difesa smentisce che siano stati contestati reati successivi allo scioglimento del Consiglio comunale di Cellino, nell’aprile 2014.
Intanto il consiglio disciplinare dell’Ordine degli avvocati, riunitosi ieri, ha deciso la sospensione di Francesco Cascione.