di Giancarlo Sacrestano
Lunedì l’arcivescovo emerito Rocco Talucci andrà a spiegare dai carabinieri cosa sapeva degli atteggiamenti morbosi di don Giampiero Peschiulli e se è vero che i genitori di due bambini violentati dal parroco gli avessero denunciato l’accaduto più di dieci anni fa senza che prendesse alcun provvedimento. Talucci è stato invitato a comparire come persona informata dei fatti nell’ambito dell’inchiesta sull’arresto dell’ex parroco della chiesa di Santa Lucia.
Dalla lettura dell’ordinanza di applicazione della misura degli arresti domiciliari, si percepisce a pelle, che siamo di fronte ad un intricato coacervo di interessi: i peggiori, i meno confessabili.
Tra preti omosessuali, pedofili, businessman della fede e quel che maggiormente conta, la presenza di vittime, troppe, che soffrono una condizione di prostrazione che andrà ben oltre ogni limite di condanna che sarà inflitta al loro aguzzino, il macello della Chiesa locale, una tra le più antiche e nobili dell’intero cristianesimo, vive un terremoto che la scuote sin dentro le ragioni fondative.
Se solo il 10% di quello che si legge nell’ordinanza dovesse essere vero, basterebbe per vanificare sforzi e sacrifici di decenni. La figura ancorchè discutibile e censurabile di un prete di 73 anni che resta intrappolato e non governa con sufficiente equilibrio le proprie pulsioni, rivela come il suo sia un comportamento noto, tollerato e forse anche colpevolmente agevolato.
Dalla sua posizione personale si rileva come sin dal 1965, esatti 50 anni fa, egli, 22enne seminarista, abbia cominciato a alimentare la propria indole sessuale, deviando quella dei suoi amici di corso.
In mezzo secolo di vita, nessuno è riuscito a ricomporre il puzzle della sua personalità affetta da un disturbo evidente del comportamento. Nei primissimi anni ’80 tutti lo ricordano a Brindisi, già avvezzo a tingersi i capelli e rapportarsi con gli altri con scarsa empatia. La vicinanza all’allora partito di maggioranza relativa, a cui con la sua famiglia garantiva, si dice, un contributo di un consistente numero di centinaia di voti, lo faceva restare sempre poco simpatico, ma utile e per certi versi necessario. Quanto fossero consistenti per certo ambiente ecclesiastico quei legami e taluni personaggi, non è necessario scoprirlo oggi.
Ciò che impressiona e che potrebbe presto portare anche a possibili sconvolgimenti nella Chiesa locale è la estrema disinvoltura con cui Peschiulli e i vari suoi interlocutori, sottoposti a intercettazione telefonica, facciano riferimento a due Arcivescovi, chiamandoli in causa e ponendo in essere una frattura epocale nella continuità della linea pastorale, tra il predecessore e l’attuale ordinario diocesano di Brindisi. Si apprende così che i due padri arcivescovi, “no no lui con Talucci non ci parla proprio” (riferendosi a Caliandro) e che il secondo “vuole dimostrare che lui non è come Rocco Talucci … è una persona integra …” sarebbero invece simbolo di una medesima medaglia: una Chiesa incapace di rappresentare con elevato distacco dalle miserie umane, il bisogno essenziale di Divino che è in ognuno. Se Sant’Agostino 1700 anni fa invitava alla riflessione per cui la chiesa era letta Santa e Puttana (Sancta Meretrix) è pur vero che oggi di Santo in essa pare restarne assai poco e troppo è il meretricio.
Come già ricordato, Caliandro primo vescovo in Italia, è stato condannato, nella qualità di ordinario diocesano a risarcire la somma di 20 mila euro alla vittima di abusi sessuali perpetrati da un sacerdote della sua diocesi di Nardò.
Ma se il tema della pedofilia o della omosessualità appare il più scabroso, non di meno è quello affaristico che si paleserebbe se le circostanze rilevate in intercettazione dovessero venire accertate. Accade allora che in barba alle più elementari norme della buona condotta di un padre spirituale, questi si faccia pagare per prestazioni di una ritualità come quella esorcistica che divide e lacera animi e spiriti.
Le cassette delle elemosine come quelle delle questue, ci fa sapere la perpetua di Peschiulli, languono e con gli esorcismi, ecco che le cinquanta euro sgorgano spontanee dalle tasche dei poveri spiriti indeboliti dal dubbio e dalle incertezze di fede.
L’esorcista che ogni 15 del mese celebra una messa speciale alla Rosa è stato spostato da Caliandro recentemente alla parrocchia Santi Apostoli, allestita temporaneamente presso il Santuario di Santa Maria del Casale. Mi si permetterà la battutaccia forse si cerca di tamponare la attrazione verso il giardino che da lì poche decine di metri ospita le visioni mensili di un presunto veggente?
A nessuno sfugge quale significato e quale importanza sociale rivesta la Chiesa Cattolica in questo territorio, La sua affidabilità si fonda sulla coerente affermazione evangelica. Nessuno impone a nessuno scelte obbligate. Ogni aderente alla Chiesa lo fa in pieno spirito di condivisione e servizio, trattare i fedeli come semplici strumenti da manovrare e far soggiacere ad una ritualità che stanca attraversa i giorni della settimana, non porta frutti. Di questo tipo di Chiesa nessuno sa cosa farsene.
Don Gianpiero Peschiulli, non avrebbe mai dovuto essere costretto a dimenarsi nel dubbio e nella inquietudine di una condizione depravata. Nessuno lo ha aiutato e nessuno lo ha sollecitato a riconvertire il proprio comportamento. Nessuno si è fatto samaritano. Tutti si sono fatti cittadini onorari di Sodoma.
Una Chiesa matura nella fede, presente per le strade e tra la gente, avrebbe saputo come preservare e promuovere ogni fiore di campo che qui fosse nato.
Ora Don Gianpiero è perso nella sua inquietudine e forse sparla, come forse invece presto, dinanzi al giudice ci conforterà di una testimonianza di verità. Siamo cattolici, capaci di capire e perdonare chi ci ha feriti. In linea strettamente teorica sappiamo pure che a chi ci presta violenza noi porgiamo l’altra guancia.
Si faccia in fretta perché fette importanti di laicato è giustamente schifato e disgustato.
Sarebbe il caso che Padre Arcivescovo venga nelle chiese, per le strade a raccontarci la verità, a dirci perché dobbiamo avere speranza.
A leggere le parole scritte e quelle dette in queste ore, , per le strade e sui social, Brindisi può fare a meno dei preti e della loro chiesa. Se sua Eccellenza Padre Arcivescovo non riuscirà nel brevissimo volgere di pochi giorni a far proprio questo grido di disperazione di un popolo, significa che quel popolo è invitato dalla sua indifferenza a cercare altrove la propria guida. Peccato.
(Foto Brindisi Oggi)