Un adolescente in condizioni gravissime dopo aver rischiato di annegare non può essere considerato un incidente né un semplice gesto di incoscienza compiuto da un gruppo di ragazzini. Perché è avvenuto in un tratto di spiaggia libera, notoriamente frequentatissima da bagnanti ma soprattutto ad altissimo rischio visto che solo il 15 agosto dello scorso anno decine di persone furono salvate con un’autentica catena umana. Eppure quel tratto di mare, di competenza comunale, resta non solo completamente privo di qualsiasi presidio di salvataggio ma anche dei sistemi minimi – previsti dalla legge – per far sì che i bagnanti siano consapevoli del rischio che corrono.
L’articolo numero 8 dell’Ordinanza balneare 2015 emessa dalla Regione Puglia recita: “Nelle spiagge libere destinate alla balneazione, qualora i Comuni non provvedano a garantire il servizio di salvamento, gli stessi devono predisporre adeguata segnaletica, da posizionare sulle relative spiagge in luoghi ben visibili, redatta anche in lingua inglese, francese e tedesca, con la seguente dicitura: “Attenzione, balneazione non sicura per mancanza di servizio di salvataggio”.
Il Comune, che pure è impegnato in queste settimane in una severa battaglia contro gli stabilimenti balneari privi di autorizzazione all’apertura, non ha provveduto in alcun modo a cercare di rendere più sicure le spiagge pubbliche sulle quali pure invita i brindisini a recarsi numerosi. Non esiste alcun presidio di salvamento e naturalmente non è stato collocato neanche uno dei cartelli di avviso previsti per legge.
Insomma se oggi non fossero stati aperti lido Risorgimento e lido Granchio Rosso, che hanno ottenuto in extremis l’autorizzazione, e i cui bagnini sono stati decisivi nelle operazioni di salvataggio nell’attigua zona libera, oggi staremmo forse a parlare di una tragedia annunciata.
E lo specchio di mare antistante all’ex Lido Poste, reso vorticoso durante per le mareggiate per un particolare incrocio di correnti, non è l’unico ad altissimo rischio.
Le spiagge libere sono completamente abbandonate da quello stesso Comune che invece pretende dai privati il rispetto delle norme. La citata Ordinanza balneare della Regione prevede infatti altre prescrizioni che non sono assolutamente prese in considerazione. Il Comune dovrebbe infatti provvedere a installare sufficienti e idonei servizi igienici e di primo soccorso e rendere fruibili le spiagge libere ai disabili dotandole di percorsi perpendicolari alla battigia e sino al mare con pedane amovili. Qualcuno li ha visti?
La Protezione civile aveva proposto al Comune un progetto a costi bassissimi per garantire la sicurezza ai bagnanti sulle spiagge libere ma dal Comune è stato completamente ignorato. I soldi vengono impiegati per altro.
Il risultato è che al prossimo maestrale c’è la concreta possibilità che qualcun altro rischi di annegare. E a Palazzo di Città nessuno potrà permettersi di dire che si sia trattato di un incidente.
Gianmarco Di Napoli