Il pentito scagiona il suocero: “L’arma nascosta in casa era mia”

“Quella pistola era mia. Lui non ne sapeva niente”. Il collaboratore di giustizia mesagnese Cosimo Giovanni Guarini, alias Maradona, scagiona così, assumendosi la responsabilità penale dell’accaduto, il suocero Antonio Talliente, arrestato l’11 aprile del 2012 dopo il ritrovamento nella sua abitazione in via Torre Santa Susanna di una pistola calibro 7 e 65.

Guarini è stato ascoltato questa mattina in video conferenza dal luogo segreto in cui vive dopo il pentimento, seguito all’arresto per l’omicidio di Giancarlo Salati, durante l’udienza del processo a carico di Talliente. Rispondendo alle domande poste dall’avvocato Raffaele Missere, difensore del 57enne, dal pm e dal giudice Vittorio Testi, Guarini ha rivelato di aver nascosto l’arma in casa del suocero senza che questi ne fosse a conoscenza.

“La pistola – ha raccontato Guarini – era in casa di mia madre, l’avevo nascosta lì. Il 12 agosto del 2011 fummo arrestati io e Vito Stano per possesso di armi. Dopo il carcere fui messo ai domiciliari. E una volta a casa decisi di spostare la pistola per evitare che fosse trovata in un’eventuale altra perquisizione. Così presi un lettore dvd, lo smontai, nascosi pistola e munizioni al suo interno e chiusi tutto in una scatola di cartone, che consegnai a mia moglie, chiedendole di portare tutto a casa del padre. Ma senza che lui sapesse cosa veramente ci fosse all’interno del lettore”. E così fu.

Tempo dopo gli investigatori del commissariato di polizia di Mesagne, vennero a sapere che in casa di Talliente poteva nascondersi un’arma. All’alba dell’11 aprile di un anno fa una decina di agenti entrarono nell’abitazione di via Torre, cercando la pistola segnalata in ogni angolo dell’appartamento. Talliente presenziò alla perquisizione di ogni stanza, di ogni mobile, di ogni cassetto, sereno perché certo del fatto suo. Fu quindi il primo a sorprendersi del ritrovamento della calibro 7 e 65 nella veranda della sua abitazione quando gli agenti scoperchiarono il lettore dvd.

“L’arma – ha raccontato uno degli agenti che eseguì la perquisizione – la trovammo in un cartone, sotto un tavolo della veranda. Era nascosta nel registratore. Ci accorgemmo che aveva qualcosa di anomalo perché mancavano le viti che fissavano la parte superiore al resto del supporto. Quando l’aprimmo trovammo all’interno una calzino di spugna, e dentro la pistola con una dozzina di munizioni imballate in un sacchetto di cellophane”.

Talliente, già noto alle forze dell’ordine per vecchi reati, fu arrestato, quindi rinviato a giudizio. Il 56enne ha da sempre, fin da subito, professato la sua innocenza, sostenendo di non essere a conoscenza della presenza di quell’arma in casa sua. Oggi Guarini prova a scagionarlo, assumendosi la responsabilità del possesso e dell’occultamento della pistola. Una svolta nel processo a carico di Talliente che, forte delle rivelazioni del genero, può sperare in una piena assoluzione. La prossima udienza è stata fissata per il 3 dicembre. In quell’occasione sarà ascoltato Danilo Calò, uomo di Guarini, a conoscenza della vicenda.