Il Blocco operatorio dell’ospedale Perrino: caduta calcinacci, acqua dal soffitto e regole di igiene che non vengono rispettate/REPORTAGE #VIDEO

di Gianmarco Di Napoli

Il batterio della klebsiella, che potrebbe aver mietuto decine di vittime all’ospedale Perrino, è probabile anche che si annidi all’interno dei reparti. Ma di sicuro nessuno fa niente perché non venga trasportato dall’esterno, e anzi proprio il luogo che dovrebbe risultare più impenetrabile e sterile dell’intero nosocomio, quello del Blocco operatorio, è in realtà il reparto più esposto a contaminazioni e infiltrazioni. Di tutti i tipi.
Dopo le inquietanti rivelazioni fatte a “Senza Colonne” dal professor Carmelo Pisanello, ex primario del reparto di Urologia, è semplice trovare conferme sulle penose condizioni igieniche e logistiche in cui versa il Blocco operatorio al quinto piano dell’ospedale Perrino, con le sue tredici sale per gli interventi chirurgici alle quali si accede da un percorso che dovrebbe essere “pulito”, ossia utilizzato in condizioni igieniche di totale sterilità, e attiguo a un percorso “sporco”, che in realtà dovrebbe essere tale solo perché meno sterile ma che invece è soggetto a qualsiasi tipo di contaminazione.
GLI ASCENSORI. Per arrivare al quinto piano con i pazienti “barellati” si utilizzano gli ascensori centrali, quelli più lunghi, che essendo fuori uso buona parte di quelli destinati al pubblico, vengono usati abitualmente anche dai visitatori, sia per salire che per scendere. Non solo.
La raccolta dei rifiuti nei reparti, sia quelli ospedalieri che quelli depositati nei cestini, avviene svuotando tutto in grandi cassonetti che non troverebbero spazio per essere trasportati al piano terra con gli ascensori di servizio. Così i cassonetti di rifiuti vengono caricati sugli ascensori più profondi, quelli utilizzati per la sala operatoria, e portati sino al piano zero, per essere depositati all’esterno dell’ospedale in attesa della raccolta.
In quegli stessi ascensori, in salita, trovano posto i pazienti trasportati in sala operatoria e l’equipe medica che si reca a effettuare gli interventi al quinto piano.
DENTRO IL BLOCCO. Nel blocco operatorio si può entrare senza difficoltà. Le porte sono aperte, non esiste alcun badge di identificazione per registrare ingressi e uscite. Il percorso “pulito”, ossia il corridoio che conduce alle 13 sale operatorie di fatto è già contaminato da ciò che avviene negli ascensori e che abbiamo descritto prima. Ma la scarsa igiene viene aggravata da una situazione logistica raccapricciante: dal soffitto dei corridoi cadono calcinacci, mentre quando piove l’acqua viene giù, costringendo il personale a posizionare secchi e bacinelle sul pavimento per evitare allagamenti.
La situazione più pericolosa è però quella della cosiddetta zona “sporca”, ossia il percorso destinato all’eliminazione del materiale proveniente dalle sale operatorie. Dopo gli interventi chirurgici, da apposite finestrelle, vengono trasferiti nel corridoio residui sanitari e lenzuola insanguinate, trasportati poi all’esterno.
La zona “sporca” in realtà dovrebbe essere tale solo per le sue funzioni di trasferimento del materiale operatorio utilizzato e invece è zozza davvero: rifiuti, cicche di sigarette, una sorta di salottino per il caffè. Qui il personale sanitario viene a fumare e a prendere le bevande dalle macchinette. Ma il problema è che poi fa rientro in sala operatoria, in una situazione molto lontana dalla sterilità con cui vi era entrato e che dovrebbe garantire la salute dei pazienti operati.
Le finestre aperte per fumare si affacciano su balconi ricoperti da escrementi di colombi, veicoli di malattie pericolosissime anche per le persone sane. Addirittura capita che qualcuno dimentichi la finestra aperta e i piccioni si ritrovino a svolazzare liberamente nel blocco operatorio.
CADUTA MASSI. Qualcuno qui ha piazzato un tavolo per delimitare la zona nella quale cadono calcinacci dal soffito e ci ha appiccicato sopra un cartello che chiarisce bene il rischio: “Non spostare il tavolo, pericolo caduta ‘massi'”. Ci sarebbe da farsi quattro risate se non fossimo nei corridoi di una struttura nella quale ogni giorno si decide della vita o della morte di decine di persone.
Poco lontano bacinelle “antipioggia” sotto soffitti bucati e non è questo un giorno di pioggia.
Si ha la sensazione che l’inchiesta della magistratura abbia solo toccato per ora la punta dell’iceberg, che la situazione all’ospedale “Perrino” sia molto più complessa e compromessa, e per certi versi tragica, di quanto ci si potesse aspettare.
Il blocco operatorio dà l’idea di un ambiente sanitario tutt’altro che rispettato in quanto tale. Ecco perché spesso, in questi anni, le grandi professionalità mediche e infermieristiche dell’ospedale sono state vanificate da un sistema di igiene sul quale nessuno ha mai sorvegliato in maniera adeguata e su cui in tanti ci hanno marciato. Se questa sciatteria è costata la vita ha qualcuno dovrà scoprirlo la magistratura, ma nel frattempo sarebbe opportuno cominciare a cambiare registro, per cominciare a salvare qualche vita.

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