Addio Carlo, amato figlio di Mesagne

di Riccardo Celli per il7 Magazine

“Mi è difficile dire su due piedi cosa sto provando in questo momento, così com’è difficile per voi. Carlo è cresciuto qui, in mezzo a tutti noi, che lo conoscevamo per la sua gioia di vivere e la sua amichevolezza. Questo, oltre che essere l’ultimo saluto che daremo a Carlo è anche un omaggio alla sua persona, perché ora che la nostra comunità si trova davanti ad un difficile dolore deve riscoprirsi ancora più unita, per rendere giustizia alla persona che era”.
Queste sono solo alcune delle parole che don Pietro de Punzio, all’interno della parrocchia Mater Domini di Mesagne, ha voluto dedicare a Carlo Giannini, pizzaiolo mesagnese trentaquattrenne ucciso in un parco in Gran Bretagna, a Sheffield, il dodici maggio scorso, durante l’ultimo saluto al giovane. Nella chiesa c’erano tutti: mamma Rosalba e papà Antimo, i fratelli Marco e Stefano e la sorella Valentina, oltre che gli amici di sempre. La cittadinanza, pur limitata dalle condizioni meteo, ha risposto con una massiccia presenza e con tanta commozione, ad un saluto troppo prematuro per essere metabolizzato. Perché Carlo a Mesagne è diventato “Figlio di tutta la città”, che si è stretta intorno alla famiglia con il loro stesso senso di impotenza, chiedendosi le loro stesse domande, che per ora non trovano risposte, perché il caso sul suo brutale omicidio ancora non è stato risolto.

Anche don Pietro fa fatica a trattenere la commozione e il dolore, così come tutti i presenti, perché Carlo come detto dallo stesso parroco: “Ha per anni fatto il ministrante su questo altare, ai cui piedi adesso giace la sua bara”. Proprio la stessa bara che è stata adornata da fiori e da una foto di Carlo, per far in modo che la sua presenza continuasse a sentirsi e che chi andasse a salutare il feretro, con una carezza o un bacio allo stesso, potesse per l’ultima volta guardare i suoi occhi, ancora pieni di speranza e di vita. Perché il giovane mesagnese, prima del suo sfortunato epilogo, come tutti affermano: “Era pieno di sogni ed ambizioni, non a caso non smetteva mai di raccontare la sua esperienza lavorativa in Inghilterra e di quanto lo facesse sentire appagato”.

A concludere poi l’esequie ci ha pensato mamma Rosalba, che con un fazzoletto stretto in mano per poter asciugare eventuali lacrime e con l’anima straziata dal dolore, ha espresso la sua gratitudine ai presenti, oltre che i sentimenti che hanno accompagnato l’attesa della salma del figlio e la volontà di ricordarlo. “In primis grazie a tutti per la vostra presenza. Non avevo preparato nulla da dire, ma mi sento dal profondo del cuore di dire qualcosa. Questo mese è stato composto da un’attesa atroce e straziante e così come una madre aspetta il proprio figlio per nove mesi, così ho aspettato io la salma di Carlo. Voglio che tutti voi lo ricordiate per la sua vivacità ed allegria. Per me Carlo non è morto e non morirà mai, pur essendo deceduto fisicamente. Grazie, oltre alla mia famiglia e a i miei amici, a questa splendida comunità che non mi fa sentire mai sola. Mesagne per me è casa, esattamente come lo era per Carlo”.

All’uscita dalla chiesa Mater Domini, la salma è stata posizionata al centro del piazzale antistante alla chiesa, dove un amico, con la chitarra, ha suonato la canzone preferita di Carlo. Canzone che parla di gioia, vita e amore, le stesse cose di cui qualcuno senza ancora un volto si è voluto appropriare, spezzando la giovane vita tutta da scrivere di un ragazzo che è stato in un certo qual modo adottato spiritualmente da una comunità intera. Cosa che rende Carlo, oltre che un figlio di tutti, ancora in vita e in mezzo a noi.