di Lucia Portolano per il7 Magazine
È al confine tra il quartiere Perrino e il villaggio San Paolo. Una grande struttura comunale divisa in due zone: da una parte si svolgono le attività frequentate dai bambini delle famiglie residenti in questi quartieri, dall’altra ci sono le stanze che ospitano 8 ragazzini stranieri non accompagnati. Si chiama Punto luce, qui risiede la sede dell’associazione Save the children. In tanti in città non ne conoscono neanche l’esistenza, ma per gli abitanti di questa periferia è davvero un “punto luce”. I bambini fanno dopo scuola, attività ricreative e in estate funge anche da campo scuola. Intorno alle 11 di una mattina di metà settembre un pullman riaccompagna a casa un gruppetto di bambini che gli educatori hanno portato in campagna per la vendemmia. Dal 19 luglio in questo edificio vengono ospitati anche 8 minorenni non accompagnati arrivati sui balconi della speranza dopo estenuanti e terribili viaggi. Vengono gestiti dalla cooperativa Alveando che ha sede a Francavilla Fontana, sono in carico al Comune di Brindisi. Ma da queste parti, in due mesi, la gente non li ha quasi mai visti. Mentre in città è acceso il dibattito sulla nascita di un nuovo centro per minori nell’ex delegazione comunale del Casale, che ha spaccato il fronte tra contrari e favorevoli, qui i residenti convivono tranquillamente con questa comunità di accoglienza.
E’ mattina, per strada non si vede quasi nessuno, il silenzio del quartiere è rotto solo dalla musica ad alto volume proveniente da un’abitazione. Lo stabile sembra disabitato, ma all’interno ci sono i ragazzi. C’è solo qualche copertone nel giardino: sono dipinti con delle tempera. Gli abitanti del posto dicono che a volte i ragazzi ci giocano. “Non si vedono quasi mai – spiega la signora Giovanna, che abita in via Adige, a due passi dal centro di accoglienza – sono anche silenziosi, mai disordini. Solo questa estate qualche sera li sentivamo ridere mentre giocavano con i copertoni. Io più che di questi ragazzi, mi preoccupo di alcuni abitanti e di quello che lasciano nel quartiere”. Proprio di fronte al palazzo della signora Giovanna, su una delle strade principale, c’è un discarica abusiva. Tra le case e le aiuole qualcuno ha abbandonato divani vecchi e pezzi di arredamento. Poco più avanti è parcheggiata da tempo una carcassa di barca. E abbandonata sul marciapiede vicino ai cancelletti delle case. Tutti segnalano che i problemi di questa zona sono ben altri e non i ragazzini stranieri dei quali “non si vede e non si sente nulla”.
“Le nostre stanze si affacciano proprio sul centro – spiega Alessia – ma mai nessuno ha dato fastidio. Noi abbiamo anche le nostre bambine che frequentano le attività di Punto luce ma quei ragazzini non si sentono proprio. Non comprendiamo perché tante polemiche in città. E poi anche qui non abbiamo una delegazione comunale”.
Questa zona è occupata per la maggior parte da palazzine popolari, l’intonaco dei balconi cade a pezzi, la facciata vorrebbe ritinteggiata, i marciapiedi sono rotti e l’erba è cresciuta a dismisura. La signora Concetta abita in via Adda, di fronte alla sua casa l’erba ha superato il metro e mezzo. “La sera ho paura a rientrare da casa – dice – temo che qualcuno si possa nascondere dietro l’erba. Ma certamente non per quei ragazzini del centro di accoglienza. Non danno proprio fastidio, io non li mai visti girare nel quartiere, ogni tanto si vede qualcuno che aspetta l’autobus. Ma qui dovremmo preoccuparci per altro”.
Una residente mostra come l’intonaci si scollano dai palazzi e ogni tanto cade qualche calcinaccio dai cornicioni. “In questo quartiere manca tutto – afferma Angela, 44 anni – non ci sono servizi, siamo dimenticati. A tutto questo si aggiunge l’inciviltà di qualche cittadino basta guardarsi intorno tra sporcizia e degrado. Dei ragazzini non ne conoscevo neanche l’esistenza, me lo ha detto qualche giorno fa una mia vicina di casa”.
Questi ragazzi fanno parte dei 101 minori non accompagnati in carico al Comune di Brindisi, tutti sparsi in altri paesi della provincia e molti di questi fuori regione. Sino a luglio erano in una struttura a San Vito dei Normanni gestiti dalla cooperativa Giocartacli poi chiusa dal Comune per inefficienze. L’intento dell’amministrazione comunale è quella di riportare in città anche altri minori per i quali paga alle strutture esterne 75 euro a testa a fronte di 45 euro dati al Comune dal ministero per l’Interno. Gli uffici comunale il 15 settembre prossimo presenteranno infatti la candidatura dell’ex delegazione Casale per ospitare altri 12 minori stranieri non accompagnati. Si tratta di un bando del ministero di 500mila euro per il recupero di una struttura comunale da destinare all’accoglienza. L’ordine del giorno presentato dall’opposizione di centrodestra contro la nascita del centro di accoglienza all’ex delegazione è stato bocciato il 10 settembre scorso in consiglio comunale. L’opposizione ha raccolto circa 2700 firme, di cui 700 cartacee le altre online per convincere il Comune a desistere, ma solo il quartiere Casale conta circa 6800 votanti.