Bari: fa pagare il caffè al figlio del boss, il clan gli incendia il bar

Hanno dato fuoco ad un bar di viale Japigia, a Bari, a pochi giorni dell’inaugurazione, perché il titolare aveva osato far pagare il caffè a Giovanni Palermiti, figlio del capoclan di Japigia, Eugenio: è quanto emerge a margine dell’inchiesta “Codice interno”, con la quale all’alba del 26 febbraio scorso nel capoluogo di Regione sono state eseguite 135 misure cautelari personali (custodia cautelare in carcere e ai domiciliari) e reali (diversi sequestri preventivi finalizzati alla confisca) a seguito della documentata ingerenza elettorale politico – mafiosa, in particolare di consorterie criminali di stampo mafioso, nelle consultazioni amministrative per le elezione comunali di Bari, del 26 maggio 2019.
Dell’incendio, per cui risultano indagati lo stesso Giovanni Palermiti, in qualità di mandante, e Francesco Vessio, ritenuto esecutore materiale, hanno riferito tre diversi collaboratori di giustizia, uno dei quali ha definito “una malazione”, giacché la presenza del malavitoso all’inaugurazione dell’esercizio avrebbe dovuto essere considerata un onore e non oltraggiata con il pagamento di un euro, somma dovuta per il consumo del caffè.
Tra gli arrestati nell’operazione “Codice interno” ci sono Giacomo Olivieri, avvocato ed ex consigliere della Regione Puglia, in custodia cautelare in carcere, e la moglie Maria Carmen (Mary) Lorusso, consigliera comunale di maggioranza di Bari, attualmente sospesa, ai domiciliari. Si tratta della figlia dell’oncologo Vito Lorusso, anch’egli ai domiciliari, già arrestato lo scorso 12 luglio nell’ambito dell’indagine in cui era stato denunciato da alcuni pazienti e loro familiari perché avrebbe intascato ingenti somme di denaro per abbreviare o bypassare liste d’attesa per prestazioni sanitarie all’Istituto Tumori di Bari.
Secondo la tesi della DDA, Olivieri « organizzava e sosteneva la campagna elettorale della moglie facendo ricorso a consensi ottenuti da soggetti appartenenti o comunque contigui ad associazioni mafiose», facendo «accordi con soggetti mafiosi o comunque intranei alle organizzazioni di stampo associativo mafioso egemoni nelle varie aree cittadine – promettendo loro denaro e/o altre utilità». Vito Lorusso, dal canto suo, «al fine di ottenere voti per la figlia» avrebbe preso accordi con Massimo Parisi, fratello di Savinuccio, «offrendo in cambio il proprio interessamento» per curare il nipote del boss, poi morto.
Coinvolto anche il cantante neomelodico Tommy Parisi, figlio di Savinuccio, già coinvolto in precedenti inchieste di mafia.
Senza Colonne è su Whatsapp. E’ sufficiente cliccare qui  per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati
Ed è anche su Telegram: per iscriverti al nostro canale clicca qui