
Sono il parroco della chiesa San Giovanni Battista di Bari, don Antonio Ruccia, e il tecnico che si è occupato nelle scorse settimane della manutenzione della culla termica, le prime due persone iscritte nel registro degli indagati nel procedimento che punta a far luce sulla morte del neonato di circa un mese il cui corpicino è stato ritrovato la mattina del 2 gennaio scorso nella culla termica (cosiddetta “culla della vita”) adiacente alla parrocchia.
Il Procuratore aggiunto della Repubblica Ciro Angelillis e la sostituta Angela Morea, che coordinano l’inchiesta della Squadra Mobile della Questura, procedono nei loro confronti per omicidio colposo. Con la notifica dell’informazione di garanzia ai due indagati (atto dovuto per consentire loro di partecipare con propri consulenti all’esame autoptico, che sarà effettuato domani, 8 gennaio, dal professor Biagio Solarino dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico universitario di Bari), è stato dunque modificato il titolo del reato: sino a questa mattina, l’ipotesi era abbandono di minore e morte come conseguenza di altro delitto.
L’ascolto del parroco (che ha sempre dichiarato di non avere ricevuto sul proprio telefonino la chiamata di allarme utile a segnalare la presenza del neonato in culla) e del tecnico manutentore ha invece impresso all’indagine un’altra direzione, anche se – nel caso in cui l’autopsia dovesse accertare che il piccolo era già morto quando è stato adagiato nella culla – la posizione di entrambi si alleggerirebbe.
Il bimbo è stato rinvenuto poco dopo le 9.30 dal titolare di un’agenzia funebre, Roberto Savarese, 56 anni, che quella mattina era in chiesa per un funerale: l’uomo ha dichiarato all’agenzia ANSA di essere rimasto profondamente turbato dalla vicenda, tanto da accollarsi le spese del funerale e della sepoltura del piccolo.
Al momento, oltre all’autopsia, le indagini tecniche disposte sarebbero una perizia sul cellulare del parroco, per estrarre i tabulati e confermare o smentire quanto sostenuto da don Ruccia; una perizia sulla culla termica, per cercare di stabilire non soltanto per quale motivo non sia partito l’allarme, ma anche perché, al momento in cui il bimbo è stato poggiato, non si siano attivati l’impianto di riscaldamento e la telecamera collegata; una perizia, infine, sulla fornitura elettrica che alimenta il vano al cui interno si trova la culla, specie dopo il blackout riferito dal sacerdote che ha sostituto don Antonio Ruccia, don Marco Simone. L’interruzione risale al 14 dicembre scorso e ha riguardato la zona in cui si trova la culla, anche se risulta che i tecnici dell’Enel siano intervenuti nel giro di poco tempo spostando su un’altra linea l’alimentazione elettrica e risolvendo il guasto.
Intanto il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce, ha diffuso una nota in cui viene evidenziato che, contrariamente a quanto scritto sul sito della parrocchia San Giovanni Battista, la culla non è in alcun modo collegata con il Policlinico di Bari (“non c’è mai stato un allarme collegato con il reparto, ma solo con il cellulare del parroco”, ha precisato il dg).
Marina Poci