Due infermieri sono stati aggrediti nel pomeriggio di ieri, 25 aprile, al Pronto Soccorso dell’Ospedale Di Venere di Bari dalla madre di un paziente in attesa delle dimissioni: stando a quanto ricostruito, il figlio della donna era in procinto di essere dimesso, quando il contemporaneo arrivo di più pazienti in codice rosso ha impegnato gli operatori sanitari, ritardando l’uscita del giovane.
ASL Bari, nell’esprimere “totale vicinanza e solidarietà agli operatori sanitari vittime dell’aggressione” condannando fermamente “l’ennesimo gesto perpetrato contro il personale nell’esercizio delle sue funzioni e in danno della comunità, poiché causa l’interruzione di un pubblico servizio”, ha reso noto che, “come già in precedenti episodi, metterà a disposizione dei dipendenti il proprio ufficio legale” e ha stigmatizzato “un certo malcostume secondo il quale l’attesa in pronto soccorso, sovente all’origine di incresciosi episodi, sarebbe una semplice perdita di tempo invece che il necessario adempimento clinico connesso alla generale priorità dei casi”.
Non è superfluo ricordare che dal 4 aprile scorso è entrato in vigore il d. lgs. n. 31/2024 in forza del quale si può procedere d’ufficio anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, indipendentemente dalla gravità della lesione, lieve, grave o gravissima e dalla volontà della vittima di sporgere denuncia”. Inoltre, ricorda ancora la Asl, “è già vigente da un anno la norma che ha rafforzato il contrasto agli episodi di violenza per le lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio: questo tipo di aggressione, infatti, può comportare la reclusione da due a cinque anni, aumentabili a dieci se le lesioni sono gravi e fino a sedici se gravissime”.
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