
Si è aperto oggi, 3 ottobre, davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Bari, il processo nei confronti di tre delle persone accusate di aver organizzato, sfruttato e gestito un giro di prostituzione minorile nel capoluogo adriatico e in provincia.
L’udienza si è aperta con l’ammissione della costituzione di parte civile di una delle presunte vittime, che ha chiesto un risarcimento di 60mila euro, e dell’associazione che si batte contro la violenza sulle donne “Fermi con le mani“.
Imputate nel procedimento, che si celebra con rito immediato, sono tre delle “squad girls” (così si chiamavano reciprocamente sui social), cioè Marilena Lopez, Federica Devito ed Elisabetta Manzari; la quarta, Antonella Albanese, verrà giudicata con rito abbreviato insieme a Nicola Basile.
L’imprenditore Fabio Carlino, accusato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con due sedicenni nel 2022, ha patteggiato una pena a un anno e otto mesi di reclusione.
La posizione dell’avvocato leccese Stefano Chiriatti (presunto cliente) e del gestore di b&b di Bari Michele Annoscia è invece stata stralciata: l’udienza preliminare inizierà per entrambi il 18 dicembre.
Le indagini erano state avviate dal sostituto procuratore della Repubblica Matteo Soave e dall’Aggiunto Ciro Angelillis nel marzo 2022, a seguito della denuncia presentata dalla mamma di una 16enne, che aveva notato comportamenti anomali nella figlia e riscontrato la sua frequentazione con una maggiorenne, descritta come presunta escort, operativa nelle Marche.
I pedinamenti, gli appostamenti, le intercettazioni, una pluralità di audizioni, comprese quelle delle minori coinvolte nella prostituzione, eseguite con l’ausilio di psicologhe, avrebbero consentito di accertare che i fatti si sono consumati in alcune strutture ricettive, anche di lusso, delle province di Bari e BAT, a partire dal mese di ottobre del 2021.
Le minorenni, all’epoca 16enni, erano state adescate ed introdotte nel mondo della prostituzione con la promessa, riscontrata, di facili guadagni, ove si consideri che alcuni clienti avrebbero pagato anche centinaia di euro per singole prestazioni sessuali.
Il danaro guadagnato con la prostituzione veniva utilizzato dalle ragazze per acquistare abiti e borse e cenare in ristoranti costosi, adottando le cautele utili a non far scoprire ai propri parenti le cospicue disponibilità economiche e gli acquisti eseguiti.
Per la gestione dell’attività, venivano utilizzate utenze telefoniche dedicate, inserite in appositi annunci on line; vi era chi provvedeva alla prenotazione delle strutture ricettive, chi accompagnava le ragazze nelle camere e chi riceveva le telefonate dei clienti, fissando gli appuntamenti.
Le maggiorenni tratte in arresto attendevano in stanze attigue che le minorenni terminassero le loro prestazioni, per ricevere personalmente il danaro dai clienti e corrispondere alla ragazze la quota loro spettante, corrispondente al 50% della somma ricevuta.
Marina Poci
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