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Barletta, cadavere carbonizzato: i genitori di Diviesti riconoscono collana e bracciale

Un braccialetto e una collanina identici a quelli indossati da Francesco Diviesti, il 26enne di Barletta scomparso lo scorso 25 aprile, sarebbero stati trovati sul corpo semicarbonizzato rinvenuto in un rudere nelle campagne tra Canosa di Puglia e Minervino Murge e riconosciuti dai genitori del giovane: ieri, 2 maggio, nell’ambito dell’attività di conferimento dell’incarico per lo svolgimento dell’autopsia, effettuata dalla dottoressa Sara Sablone dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, i due oggetti repertati dagli investigatori sono stati mostrati alla madre e al padre del 26enne parrucchiere, i quali avrebbero confermato che sono gli stessi indossati solitamente dal figlio.
La certezza che il cadavere sia di Diviesti si avrà soltanto all’esito dell’esame comparativo del dna del corpo con quello del giovane, prelevato da alcuni indumenti appartenuti al ragazzo.
Nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari per omicidio aggravato dal metodo mafioso, risultano indagate cinque persone di età compresa tra i 25 e i 57 anni. Si tratta di Francesco Sassi, un 55enne di Minervino Murge (pregiudicato, proprietario della villa non lontana dal rudere in cui è stato trovato il cadavere e finita sotto sequestro), del 25enne barlettano Antonio Lanotte, recentemente arrestato per aver aggredito con una mazza da baseball l’uomo che il giorno precedente aveva investito la sorella, di Saverio e Nicola Dibenedetto, padre e figlio sempre di Barletta, di 57 e 21 anni, con i quali Diviesti avrebbe avuto un’accesa discussione poco prima di far perdere le proprie tracce, e di un elemento di spicco della criminalità locale, Igli Kamberi, cittadino albanese, 40enne, che dopo la notifica dell’informazione di garanzia si sarebbe reso irreperibile.
Francesco Diviesti non aveva precedenti penali, ma soltanto qualche segnalazione amministrativa come consumatore abituale di sostanze stupefacenti. Ed è proprio nel mondo dello spaccio che si indaga per ricostruire la vicenda e risalire al movente dell’omicidio.
Marina Poci